L’abisso tra Musk e Korolëv, mente del programma spaziale di Mosca rinnegato per decenni

Il paragone fatto da Putin non tiene conto del contesto storico e personale completamente diverso dei due. Il padron di Tesla è un simbolo pubblico del capitalismo tecnologico, mentre l’altro operò nell’ombra sotto il regime staliniano

Davvero Elon Musk è un clone americano del padre del programma spaziale sovietico Sergej Pavlovic Korolëv, come ha voluto suggerire Putin? “Sapete, c’è una persona, vive negli Stati Uniti, Musk, che farnetica di Marte. E’ il tipo di persona che non compare spesso fra gli umani, fissato su una certa idea. Sembra incredibile anche oggi, queste idee danno i loro frutti dopo tempo. Proprio come le idee di Korolëv, dei nostri pionieri, sono state realizzate nel tempo”, ha detto il presidente russo in un discorso pronunciato davanti agli studenti del Politecnico Bauman di Mosca. Corteggiamento a parte del magnate che starebbe influenzando Trump in chiave anti Zelensky e anti Ue, nella battuta c’è anche il risvolto del fatto che Korolëv, le cui ceneri riposano presso la necropoli delle Mura del Cremlino, era nato a Zhytomyr, e da padre russo e madre con avi cosacchi ucraini, greci e polacchi.



In realtà, nel sistema sovietico Korolëv ebbe effettivamente potere e benessere, ma nel contesto di saliscendi terribili. Nato nel 1907, a 13 anni si trovò costretto a studiare in casa, perché i bolscevichi avevano chiuso tutte le scuole. A 18 iniziò a essere ammesso a corsi di studio sempre più prestigiosi. A 26 fu messo alla testa di un importante istituto. A 31 fu arrestato nelle purghe staliniane, per accuse paranoiche che confermò sotto tortura. Mandato nella terribile colonia penale siberiana di Kolyma, dove perse i denti a lavorare in miniera, a 32 fu però spedito in una šaraška: quel tipo di carcere privilegiato per tecnici su cui Solženicyn scrisse il romanzo “Il primo cerchio”, paragonandolo al Limbo dantesco. A 37 fu rilasciato, e addirittura a 38 nominato colonnello dell’Armata Rossa, per andare a studiare i missili tedeschi. E a 47 iniziò la progettazione del primo missile balistico intercontinentale, cui poi fece seguire gli exploit dello Sputnik, della cagnetta Laika e di Gagarin.

Il suo nome, però, non si conosceva. Lo indicavano solo come “Capo progettista”, e quando a Stoccolma dissero che volevano dargli il Nobel Chrusčcëv rispose: “Non possiamo indicare una singola persona, è l’intero popolo che sta costruendo la nuova tecnologia”. Chi era venne rivelato solo dopo la morte, a 59 anni per un cancro. Se vogliamo, ciò chiarisce l’immensa differenza rispetto a un personaggio come Musk che, cresciuto in una società aperta, è invece noto a tutti, ed è diventato l’uomo più ricco del mondo.

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