Il piano di Ozgur Ozel, il nuovo volto dell’opposizione turca in piazza

Dopo l’arresto di Imamoglu, il Chp ha guidato le più ampie proteste contro il governo degli ultimi dieci anni, catalizzando il malcontento popolare. La mobilitazione punta a trasformarsi in una campagna politica diffusa, tra piazze, boicottaggi e sfide alla deriva autoritaria

E’ passato un mese dall’arresto di Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul dal 2019 e principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Dal 19 marzo, il Partito repubblicano del popolo (Chp) guida la più grande ondata di contestazioni in Turchia contro il governo da oltre dieci anni a questa parte. In prima fila, a tenere viva la mobilitazione e la pressione sul governo, c’è Ozgur Ozel, leader del Chp, recentemente riconfermato ai vertici del partito. Oscurato dalla stella di Imamoglu e dell’altrettanto popolare sindaco di Ankara, Mansour Yavas, Ozel – farmacista di professione, in Parlamento dal 2011 e a capo del Chp dal 2023 – è salito alla ribalta a partire dalla prima notte di contestazioni. Da leader dell’opposizione ha sfidato per primo le restrizioni governative, chiamando i turchi a scendere in piazza nonostante il divieto imposto dal prefetto di Istanbul. Sul palco di Sarachane, teatro delle proteste, Ozel si è trasformato in un tribuno del popolo, adottando un approccio aggressivo e ostinato che ha intercettato le richieste di un elettorato stanco della cronica incapacità di agire del partito. Per Ozel, che ha accusato Erdogan di guidare una “giunta”, l’arresto di Imamoglu “è un colpo di stato contro la volontà nazionale”.

Ora la sfida per l’opposizione è trasformare l’arresto del suo leader in un’azione politica che dia voce alla domanda di democrazia e maggiori diritti emersa nelle ultime settimane, capitalizzando sul diffuso sentimento di opposizione al governo. “Tale rivendicazione è alimentata dalla rabbia di una generazione di giovani colpita dagli interventi del governo nel loro stile di vita. Questi sono più istruiti, secolarizzati e urbanizzati rispetto alle generazioni precedenti e, a causa della fragilità dell’economia, non riescono davvero a immaginare il proprio futuro in questo Paese”, dice al Foglio Berk Esen, professore di Scienze politiche dell’Università Sabanci di Istanbul.

Paradossalmente, l’arresto di Imamoglu ha permesso al Chp di tornare al centro della scena politica turca, dopo che per mesi i successi in politica estera del governo avevano eclissato l’opposizione a un ruolo da spettatore. Le manifestazioni di piazza, i quindici milioni di cittadini che hanno votato alle primarie del partito e lo sdegno suscitato dalla campagna di arresti che, oltre a politici, ha coinvolto anche giornalisti e attivisti della società civile, hanno ridefinito il ruolo del Chp come ultimo argine di fronte alla deriva autoritaria e incontrastata del governo. “Il Chp ha, a mio avviso, la capacità di incanalare questa indignazione in azioni politiche concrete – sottolinea Esen – anche perché al momento non sembra esserci nessun altro in grado di farlo”. A tal proposito, Ozel ha rivelato la strategia per i prossimi mesi: le manifestazioni continueranno e verranno decentralizzate, toccando ogni angolo del paese. I raduni, uno in un quartiere di Istanbul ogni mercoledì e un altro in una grande città della Turchia ogni fine settimana, lanceranno di fatto la campagna elettorale per le prossime elezioni. “Potremmo quindi trovarci di fronte a una guerra di logoramento: boicottaggi economici, mobilitazioni studentesche e grandi manifestazioni popolari organizzate dal Chp potrebbero andare avanti per mesi, mentre l’economia turca si indebolisce progressivamente”, dice Esen.

Tuttavia, per l’opposizione il percorso non è privo di difficoltà. Le prossime elezioni presidenziali sono previste per il 2028. Erdogan a questo punto potrebbe avere un incentivo ad anticiparle solo qualora fallisse il suo tentativo di modificare la Costituzione, al fine di sfuggire al vincolo dei due mandati. Tenere alto il morale e la partecipazione fino a quel momento richiederà sforzi significativi. Inoltre, per il Chp, la forza di Imamoglu è quella di essere una figura di rottura, capace però di mantenere un legame con i valori fondanti del partito. Nato sul Mar Nero, da una famiglia di orientamento conservatore, la sua biografia riflette gli sfaccettati equilibri della società turca. Una madre che porta il velo, una moglie moderna, uno stile politico che riesce a parlare sia all’elettorato laico sia a quello più tradizionale, un candidato capace di superare l’ortodossia kemalista grazie a una combinazione di religiosità personale e apertura politica. Sotto questi punti di vista, a oggi manca nel partito una figura in grado di sostituire il sindaco incarcerato. La caratura politica di Ozel – e di Yavas – è più conforme alla tradizione del kemalismo duro e puro e, sebbene questo elemento abbia ritrovato vigore nelle piazze, la sua diffusione rimane confinata a un determinato segmento di elettorato. “Imamoglu sa esprimere molto bene un mix di valori culturali appartenenti a diversi gruppi elettorali della popolazione. Il fatto che sia stato colpito in modo così brutale dal governo non farà che rafforzare ulteriormente la sua centralità nello scenario politico turco, e non penso che questo cambierà. Nel caso in cui lui non possa candidarsi – conclude Esen – i suoi compagni di partito potranno solo farsi portabandiera”.

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