“Spese militari? Si arriverà al 2 per cento già nel 2025”, dice Fazzolari alla presentazione del libro di Sallusti

“Lo snello dossier” del sottosegretario per i parlamentari, la gioventù da underdog alla Sapienza, la storia che “presenta il conto”, l’Ucraina. Fazzolari show, con doppia intervista Sallusti-Porro, alla vigilia del viaggio della premier in America, “ricco di insidie”. “Se governeremo dieci anni? L’Importante è non avere rimorsi, non governare tanto per governare”

La sera non è ancora scesa mentre si presenta, in pieno centro, dietro Palazzo Chigi, nell’imprevedibile simil cripta dei Cappuccini del Teatro de Servi, paradiso della stand-up comedy romana, il libro dell’“eretico liberale” e direttore del Giornale Alessandro Sallusti (titolo del volume, appunto, “L’eresia liberale”, edizioni Rizzoli, colori della copertina giallo e blu Ucraina, anche se, pare, non per strategia a monte). Presenti, oltre all’autore e al giornalista Nicola Porro, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e plenipotenziario meloniano Giovanbattista Fazzolari, nel giorno del vertice a Palazzo Chigi sulla missione della premier negli Usa, e nel bel mezzo della crisi dei dazi. “Viaggio ricco di insidie”, dice infatti Fazzolari, seduto con postura (forse inconsapevole) da uomo di potere ormai insediato, uno che si piazza sulla poltrona senza tensione, un piede di qua e uno di là, e lui al centro. E in effetti si presenta, sì, il libro di Sallusti, ma sotto forma di duplice intervista al sottosegretario Fazzolari – una domanda per uno dell’autore e del moderatore a lui, l’uomo che parla di dazi ma anche di quando gli ex ragazzi che oggi sono establishment in Fratelli d’Italia erano una schiera di underdog alla Sapienza (lui, Arianna Meloni, Francesco Lollobrigida). In platea siedono il presidente del Senato Ignazio La Russa e l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, l’ex ministro per le Riforme nel governo Letta Gaetano Quagliariello, il deputato di FdI Francesco Filini. Poi, a un certo punto, proprio mentre si parla di giustizia, compare, in perfetto tempismo casuale, l’ex magistrato Luca Palamara. Si scherza sulla fantomatica “velina criptata” e sull’ufficio studi di FdI dietro ai quali sta sempre lui, Fazzolari, deus ex machina della “narrazione” che poi i parlamentari di FdI ributtano a nastro nel mondo (in trasmissioni tv e interviste).

Fazzolari dice che Fratelli d’Italia è un partito tradizionale e che quello è soltanto un servizio offerto a deputati e senatori sui fatti del giorno, uno “snello dossier” a uso dei fratelli, ché non tutti possono sapere tutto. Ma perché non va con Meloni negli Usa, il sottosegretario? “Non reggo i suoi ritmi”. Nessuno ci crede, fatto sta che il viaggio denso di insidie sta per cominciare. Insidie, intanto, perché “una politica protezionistica danneggerebbe molto l’Italia”. Meloni non ha mandato europeo, per quello che sarà “un incontro bilaterale Italia-Usa”, come lo definisce Fazzolari, ma i “rapporti personali contano”, come ha insegnato Silvio Berlusconi. Si sottolinea che l’Italia non cambierà posizione sull’Ucraina (“il cigno nero della resistenza ucraina” segna la strada per l’Europa, dice il sottosegretario). E le spese militari? “Si arriverà al 2 per cento del Pil in tempi brevissimi, magari nell’arco del 2025. L’Italia vuole farsi carico di realizzare la colonna europea della Nato, di pari forza a quella statunitense. Se non arriveremo a questo saranno sempre gli Usa a dettare le regole”.

La storia presenta il conto, è la visione di Fazzolari, “il fatto che gli Usa dicano che l’Europa debba farsi carico della propria difesa era una cosa prevedibile. Non c’è libertà se qualcuno si fa carico della tua difesa, quella nazione avrà possibilità di ingerenza, anche su chi governa e chi no. Devi farti carico della tua difesa, come scritto nel programma del centrodestra, sottoscritto anche dagli alleati”. Sarà, fatto sta che aleggia la recente tensione con i medesimi (vedi Lega), tanto che quando si fa notare a Fazzolari che sia Giorgia Meloni sia Tony Blair hanno detto che per lasciare il segno bisogna governare dieci anni, lui pare ridimensionare la gittata delle ambizioni: l’importante è non avere rimorsi, dice, e Meloni non pensa “a governare tanto per governare se non ce ne sarà modo”. C’è appena il tempo per sospirare sulle fatiche della vita da eretico liberale di Sallusti, e per narrare le peripezie di Fazzolari laureato in Economia con un prof marxista, prima di risalire ordinatamente dalla cripta: fuori, tra turisti in giro per lo shopping e funzionari pronti per l’aperitivo, il vertice sul viaggio in Usa attende.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

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