Per Trump, Zelensky si è invaso da solo

Da questa parte del mondo, in Europa, il prossimo cancelliere tedesco Merz dice che a Sumy c’è stato “un crimine di guerra” e apre all’invio dei sospirati Taurus. Così Medvedev gli dice: hai il senso di colpa perché tuo padre collaborava con Hitler, “pensaci due volte, nazista”

“Mi hanno detto che è stato un errore”, ha dichiarato il presidente americano, Donald Trump, commentando i missili balistici con munizioni a grappolo lanciati dai russi su Sumy domenica. Ieri un giornalista ha chiesto al presidente americano che cosa intendesse per “errore” e lui ha risposto che “l’errore è stato lasciare che la guerra iniziasse”, gli incompetenti sono Joe Biden e Volodymyr Zelensky, “nessuno è un angelo”, Vladimir Putin non avrebbe dovuto iniziarla, la guerra, ma gli altri due non l’hanno fermata, e anzi: il suo predecessore ha rubato le elezioni, il presidente ucraino continua “a chiedere cose”.

Le forze di Vladimir Putin colpiscono l’Ucraina ininterrottamente dal febbraio del 2022, centrando scuole, ospedali, case con cadenza quasi giornaliera, ma a Sumy si sono sbagliate. Così come si devono essere sbagliate a Kryvyi Rih una settimana fa, quando hanno lanciato bombe su un parco giochi. Negli ultimi sette giorni pure devono essere stati degli errori gli attacchi russi a Kherson, a Zhytomyr, a Dnipro, a Kyiv. Dall’11 marzo, quando il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha accettato un cessate il fuoco di 30 giorni e Putin ha detto che ci avrebbe pensato, sono state colpite anche Kharkiv, Odessa e Zaporizhzhia. Il 18 marzo, il presidente russo ha detto di accettare un cessate il fuoco circoscritto alle infrastrutture energetiche e da quel momento ha colpito centri residenziali ucraini.

Mi hanno detto che è stato un errore, ha detto Trump, senza specificare chi gli ha fornito questa accurata ricostruzione dei fatti, e poi ha aggiunto: “Penso che sia una cosa orribile, penso che l’intera guerra sia una cosa orribile, questa guerra è partita da un abuso di potere, questo paese non avrebbe mai permesso l’inizio di questa guerra se io fossi stato presidente, questa guerra è una vergogna, milioni di persone sono morte e dovrebbero essere vive, le città vengono distrutte in tutta l’Ucraina, la cultura ucraina è andata, siamo seriamente attoniti, le chiese, le cappelle, le volte dell’Ucraina erano tra le più belle del mondo, e la maggior parte di esse è stata distrutta in milioni di pezzi, ma soprattutto ci sono milioni di persone morte che non dovrebbero essere morte”. Quindi: a Sumy i russi – che di mestiere da tre anni colpiscono i civili mentre dormono, mentre mangiano, mentre vanno al lavoro o a scuola, in chiesa o al cimitero o dal medico – si sono sbagliati; il resto dell’Ucraina, le sue città, i suoi cittadini e la sua cultura, sono in mille pezzi ma il regista criminale, Vladimir Putin, “non è un angelo”, ma “le colpe sono di tutti”; “l’abuso di potere” è quello di Joe Biden, il predecessore di Trump, più che quello del presidente russo. Criticando la trasmissione “60 minutes” in onda sulla Cbs, Trump ha ribadito: “Io dico che è una guerra che non sarebbe mai avvenuta se le elezioni del 2020 non fossero state truccate, in altre parole, se fossi stato io presidente”. Alla trasmissione ha partecipato Zelensky, che ha detto: “La narrazione russa sta prevalendo negli Stati Uniti”. Trump ha di nuovo detto poi, in un post sul suo social Truth, che “Zelensky e Biden hanno fatto un lavoro orribile” e in diretta dallo Studio ovale, assieme al presidente del Salvador Nayib Bukele, ha detto che “l’errore è stato lasciar scoppiare la guerra”, non si inizia un conflitto “con qualcuno che è 20 volte più grande”. Nel giro di poche ore, Zelensky oltre a mendicare aiuti è diventato anche quello che si è messo in testa di fare guerra a uno molto più potente, come se fosse stato lui ad aggredire un paese, il suo peraltro.

In tutti gli incontri pubblici che il presidente americano ha avuto da quando è alla Casa Bianca, le cose su cui ha insistito sono state: ci fossi stato io, la guerra non ci sarebbe stata; ci sono stati troppi morti e troppa distruzione; gli europei sono rientrati dal loro investimento a sostegno dell’Ucraina, l’America no, ma lo farà; la guerra deve finire. Si è sentito gratificato dalle telefonate con Putin, non esclude di partecipare alla parata del 9 maggio con cui il presidente russo vuole dire al mondo che la Russia le vince tutte, le sue guerre, ha illuso il mondo che basta parlare di cessate il fuoco perché questo si realizzi, si è spazientito una volta sola con Putin e ha minacciato sanzioni ma poi l’ha esentata dai dazi “reciproci”, ha lasciato che il suo inviato tuttofare, Steve Witkoff, si facesse abbindolare dalla nota diplomazia russa e tornasse da Mosca con una fiducia tanto granitica quanto fondata sul nulla, ha smesso di parlare degli attacchi russi attribuendoli, appunto, ai russi e si è messo a credere a tal punto alla propaganda russa che un attacco deliberato contro i civili come a Sumy, che arriva dopo centinaia di attacchi ugualmente deliberati e mortali, lo definisce un errore. Intanto a Washington si ammonticchiano proposte per andare incontro a Putin, dall’assenza di garanzie per la tutela di un cessate il fuoco che non c’è e che Mosca non vuole, alla revisione continua di un accordo con Kyiv sullo sfruttamento delle terre rare che va sempre più a detrimento degli ucraini alla spartizione dell’Ucraina “come Berlino”, proposta e poi rivista dal demansionato inviato in Ucraina, Keith Kellogg, che considera territorio russo le quattro regioni ucraine che i russi non hanno nemmeno occupato completamente.

Poco prima dei commenti di Trump, i leader europei avevano condannato l’ennesimo attacco russo. Il prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, era ospite di una trasmissione televisiva sull’emittente pubblica Ard, durante la quale ha detto che l’attacco russo a Sumy “è un grave crimine di guerra”, che è disposto a inviare all’Ucraina i tanto sospirati sistemi Taurus “con un accordo congiunto” con gli altri alleati che potrebbero colpire obiettivi come il ponte di Kerch in Crimea, che Putin “non risponde in modo favorevole alla debolezza delle offerte di pace” e che l’attacco a Sumy “è ciò che Putin fa a chi gli parla di cessate il fuoco”. Merz deve ancora prendere il potere (lo farà all’inizio di maggio), il programma di governo con i socialdemocratici dell’Spd è fatto di 144 pagine in cui la determinazione sulla difesa del popolo ucraino mostrata durante la campagna elettorale è appena accennata, ma il fatto che sia percepito come l’opposto di Trump è mostrato dal post su X che gli ha dedicato ieri l’ex presidente russo Dmitri Medvedev: “Il candidato cancelliere Fritz Merz è perseguitato dal ricordo di suo padre, che ha servito nella Wehrmacht di Hitler. Ora Merz ipotizza uno strike contro il ponte della Crimea. Pensaci due volte, nazista!”.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d’amore – corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d’amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l’Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell’Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi

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