Perché a Trump piacciono tanto i dazi

Hanno gettato Trump nella prima vera crisi del suo secondo mandato e hanno fatto sì che gli elettori americani si chiedessero se il presidente sia adatto alla carica, scrive Walter Russell Mead sul Wall Street Journal

“Il piano di dazi elaborato in fretta e furia dal presidente Donald Trump ha fatto vacillare i mercati finanziari globali”, scrive Walter Russell Mead sul Wall Street Journal. “Il suo piano ha ottenuto due risultati che i Democratici, ancora confusi, non sono riusciti a raggiungere: i dazi hanno gettato Trump nella prima vera crisi del suo secondo mandato e hanno fatto sì che gli elettori americani si chiedessero se il presidente sia adatto alla carica. E’ troppo presto, tuttavia, per scrivere necrologi per la presidenza Trump o per il movimento MAGA.

Se c’è una lezione da imparare da quando il presidente è sceso dalla scala mobile della Trump Tower nel 2015, è quella di non dare per spacciato quest’uomo. Chi riesce a trasformare una foto segnaletica in un ritratto presidenziale non dovrebbe mai essere sottovalutato, e i disastri che rovinerebbero talenti minori lo lasciano indifferente. Quello che stiamo vedendo è il classico Trump. Il presidente crede in se stesso e nelle sue intuizioni e convinzioni fondamentali. Crede che gli analisti e i politici che non sono d’accordo con lui siano sciocchi e deboli. Quando incontra resistenza, il suo istinto non è quello di scendere a compromessi, ma di raddoppiare le sue scommesse, amplificare la drammaticità e intimidire i suoi avversari con colpi audaci e minacce dure. Mostrategli un nodo gordiano e lui sguaina la spada. Mentre le sue politiche in patria e all’estero incontrano resistenza – una resistenza a volte fondata meno sull’ostinazione dei suoi nemici che sulla natura inflessibile dei fatti – Trump diventa più determinato. Questo metodo ha funzionato per lui in passato e crede che funzionerà anche ora.

L’obiettivo costante di Trump sembra essere quello di massimizzare il suo potere personale, non quello di vincere le discussioni con gli economisti del commercio o di far salire i prezzi delle azioni. A livello nazionale, crede che la forza politica che ottiene dall’affermazione del controllo totale sulla politica tariffaria americana intimidirà le imprese a sostenerlo. Crede che i legami con i suoi sostenitori sopravviveranno a un periodo economico difficile. A livello internazionale, il presidente spera che le sue tattiche tariffarie ‘shock and awe’ aumenteranno il suo potere e il suo prestigio, e quelli dell’America.

L’accesso al mercato americano, a suo avviso, è l’arma più potente al di là di una bomba nucleare. Trump sa che il commercio con gli Stati Uniti è vitale per la prosperità e persino per la stabilità di decine di paesi. E’ consapevole che le garanzie americane garantiscono la sicurezza di gran parte del mondo. Trump avrà bisogno di tutto il potere possibile. Putin non ha intrapreso alcuna azione verso un compromesso in Ucraina e, semmai, si è ingraziato la Cina. Anche Xi Jinping è fermo, rispondendo ai dazi statunitensi con dazi di ritorsione, intensificando i preparativi militari su Taiwan.

La domanda, come sempre con Trump, è come intende usare il potere accumulato. Vuole un sistema commerciale globale più equo o i suoi istinti sono mercantilisti? Cerca di rendere la Nato più efficace o il suo vero obiettivo è distruggerla? Lo stesso Trump potrebbe non conoscere le risposte. Ma in un modo o nell’altro, i passi che intraprenderà nei prossimi mesi stabiliranno il suo posto nella storia. Nel bene o nel male, sarà enorme”.

(Traduzione di Giulio Meotti)

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.