Una replica del Meccanismo europeo di stabilità, che si finanzia sui mercati emettendo debito grazie al capitale fornito dai paesi che ne fanno parte, ma con funzioni molto più ampie e utili all’integrazione degli eserciti nazionali. Il tutto, includendo anche il Regno Unito
Bruxelles. L’Europa della difesa potrebbe nascere al di fuori dell’Unione europea e con il paese che ha deciso di lasciare l’Ue: il Regno Unito. La coalizione dei volenterosi che il presidente francese, Emmanuel Macron, e il premier britannico, Keir Starmer, stanno mettendo in piedi per l’Ucraina rappresenta il suo embrione sul piano politico-militare. All’Ecofin informale di venerdì a Varsavia i ministri delle Finanze dell’Ue discuteranno di quello che potrebbe diventare il suo nucleo finanziario: il Meccanismo europeo di difesa, una replica del Meccanismo europeo di stabilità creato durante la crisi del debito sovrano della zona euro, ma con funzioni molto più ampie e utili all’integrazione degli eserciti nazionali. La proposta del Meccanismo europeo di difesa (Med) è stata avanzata dal think tank Bruegel, uno dei più ascoltati nelle istituzioni europee, e coincide a grandi linee con un “non paper” redatto da funzionari del Tesoro britannico per creare uno strumento finanziario di debito comune per la coalizione dei volenterosi con il compito di fornire prestiti ai paesi partecipanti e comprare armi con stock comuni. Il ministro delle Finanze polacco, Andrzej Domański, che ha la presidenza di turno dell’Ecofin, ha messo il Med all’ordine del giorno della riunione di venerdì. “Dato che la spesa per la difesa rimane una prerogativa nazionale, questo modello intergovernativo potrebbe offrire una risposta più efficace” rispetto ad altre soluzioni proposte per finanziare la difesa europea. Domański ha invitato il cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves, all’Ecofin, l’organismo a cui i ministri di David Cameron partecipavano controvoglia prima ancora del referendum sulla Brexit.
L’Ue ha raggiunto i limiti di ciò che può fare sulla difesa per ragioni giuridiche, politiche e finanziarie. Sul piano giuridico, il trattato non permette alla Commissione e ad altre istituzioni come la Banca europea di investimento di comprare direttamente armi. Tutte le iniziative dirette si concentrano sullo sviluppo dell’industria della difesa. Sul piano politico, all’interno dell’Ue ci sono paesi neutrali (come Irlanda e Austria), paesi che non considerano la Russia come una minaccia esistenziale (come Italia e Spagna) e paesi alleati di Vladimir Putin (come Ungheria e Slovacchia). Per contro, dopo la Brexit, manca l’altra potenza militare e nucleare: il Regno Unito. Sul piano finanziario, il bilancio dell’Ue è a secco. Dal 2028 un quinto delle risorse annuali (20 miliardi di euro) dovrà andare al rimborso del debito di NextGenerationEU. Il piano di riarmo di Ursula von der Leyen da 800 miliardi rischia di rivelarsi un flop. Alcuni grandi paesi ad alto debito – come Italia e Francia – potrebbero rifiutare o esitare a usare la clausola di salvaguardia nazionale offerta da von der Leyen per sospendere le regole del Patto di stabilità. I prestiti dello strumento Safe da 150 miliardi sono un incentivo per i paesi indebitati, ma il vantaggio in termini di tassi di interessi è limitato.
Il Meccanismo europeo di difesa dovrebbe essere una replica del Mes, uno “special purpose vehicle” che si finanzia sui mercati emettendo debito grazie al capitale fornito dai paesi che ne fanno parte. Ma i suoi compiti – secondo la proposta del Bruegel – vanno ben oltre quelli previsti dal Mes. Oltre a fornire prestiti, il Med sarebbe chiamato a “espandere le capacità di difesa europee e promuovere la cooperazione in materia di difesa”, in particolare attraverso la pianificazione, il finanziamento e la proprietà di abilitatori strategici europei (come un sistema satellitare per l’intelligence e la comunicazione militare o lo sviluppo di sistemi di difesa aerea e di nuovi missili). Il Med dovrebbe inoltre pilotare appalti congiunti in aree critiche (come proiettili di artiglieria o droni avanzati). Secondo la proposta del Bruegel, il Med dovrebbe “possedere asset di difesa” e “mantenere la proprietà dei beni di difesa acquistati”. Il materiale dovrebbe essere fornito ai paesi membri quando necessario, in cambio di una compensazione finanziaria, alleggerendo il peso del riarmo dei bilanci nazionali. “Più abilitatori strategici sono di proprietà del Med, maggiore sarà l’impegno politico dei membri ad approfondire la cooperazione in materia di difesa”, dice il Bruegel.
Il Med dovrebbe includere i più grandi paesi europei, il Regno Unito, la Norvegia e in futuro anche l’Ucraina. Nel paese della Brexit, le cose sono cambiate radicalmente sull’Europa della difesa. Un sondaggio di YouGov di fine marzo dice che il 46 per cento dei britannici sostengono la creazione di un esercito europeo che includa il Regno Unito. Un altro sondaggio di inizio aprile di Public First and Stonehaven pone la percentuale a un livello ancora più alto: 59 per cento nel Regno Unito, al pari della Germania, e sopra la Francia (50 per cento). Il Med potrebbe essere l’inatteso strumento per fare l’Europa della difesa fuori dall’Ue, grazie alla volontà politica di un gruppo di volenterosi per – dice il Bruegel – “superare le divisioni nazionali, l’inerzia burocratica e gli interessi particolari”.