Vannacci: “Io ministro dell’Interno? Non è un tema, ma mai porsi limiti”

Il generale, neoiscritto alla Lega: “Non c’è tempo da perdere, abbiamo appuntamenti seri come le regionali”. E non chiude all’ipotesi Viminale in futuro

Venezia. Non esclude nulla, Roberto Vannacci. Nemmeno di fare il ministro, perima o poi. Il Viminale? “Non è all’ordine del giorno ma mai porsi dei limiti”. La tessera della Lega come un nuovo Ordine al merito. L’indipendente che ora dipende. “Ma no. Di parola ne ho una sola”, glissa Vannacci. Cioè? “Coerenza. L’ho sempre detto: sono stato eletto in un partito, se le condizioni rimangono le stesse io resto dentro”. Eppure lui dentro non era – a meno che la carta con Alberto da Giussano valga come una raccolta punti al supermercato: delle due l’una. Ci è finito dopo il congresso federale e ora glielo contestano pure i vecchi seguaci del Mondo al contrario, movimento che non si muove più. “Dov’è la novità? Qualcuno va sempre a cercare il pelo nell’uovo: ora che l’abbiamo trovato, cerchiamo di non buttare via l’uovo e tenerci solo il pelo”. Vannacci il sofista. “Sono alle prime esperienze politiche, sto cercando di imparare il più possibile”. Il Carroccio rivuole il Viminale: se Salvini eviterà di sgambettare Meloni, toccherà al generale? “Non lo so. In questo momento mi occupo di fare l’europarlamentare. E di farlo bene”.

Al risveglio dopo la due-giorni fiorentina sembra che Vannacci, al mondo del vicepremier, sia sempre appartenuto. “Non c’è tempo da perdere”, traccia la via parlando col Foglio. “Abbiamo degli appuntamenti seri come le regionali, in cui dovremo fare il massimo. E questi appuntamenti sono domani: se come sembra si dovesse votare in autunno, mancherebbe davvero pochissimo”. Generale in campagna permanente. “E poi c’è tutto il lavoro da fare in Europa. Stanno cambiando tantissime cose, sul tavolo ci sono dossier sempre più importanti: il riarmo, l’esercito europeo, il Mercosur. Non possiamo farci trovare impreparati”.

Insomma, troppe cose per fantasticare pure sul ministero dell’Interno. “Anch’io mi sto formando, sto crescendo e imparando: da qui a proiettarmi in una dimensione che sinceramente è molto complessa ne passa, per capacità e tutto il resto” (anche una sviolinata a Salvini, che agli Interni c’è già stato). E quando mai Vannacci ha detto di volere qualcosa prima di averla ottenuta, in effetti? “Io comunque non mi pongo limiti”. Ah, ecco! “Ma questa è un’ipotesi che esula dalla realtà odierna”. Possiamo dire almeno che il Viminale sarebbe destinazione più gradita del Turismo o della Cultura? “Eh no. Questo no. Esistono tante prospettive: ognuna ha la sua dimensione di fascino, per esprimere al meglio le proprie qualità professionali”. Vannacci pure equilibrista. “Queste suggestioni dipenderanno però da tante variabili che non possiamo prevedere, se vogliamo essere seri. A differenza dell’Unione europea, che fa il ReArm sulla base di fattori inesistenti”.

E in Ucraina infatti sparano a salve. Quando Battiato cantava “Up Patriots to Arms”, nessuno avrebbe immaginato peggior nemesi dei Patriots no-arms in cui sguazza Vannacci. “Noi incidiamo e l’abbiamo già dimostrato: soltanto nell’ultimo anno siamo riusciti a prevalere sulle tendenze del sistema in almeno quattro-cinque nazioni”. Ma a Bruxelles contate come il due di picche, ci hanno detto fonti del Ppe. “Il cordone sanitario è un provvedimento da dittatori”, tuona il generale. “E non considera la volontà popolare: mettendo in pratica questa procedura, sempre più forze politiche nel continente si macchiano di antidemocrazia. Noi sovranisti siamo gli unici ligi e leali agli elettori, i soli a cui dobbiamo sempre risposte e responsabilità”. Magari da vice di Salvini, presto? Altra scrollata di spalle. “Vi dico semmai che la Lega è sempre più proiettata fuori dall’Italia, da partito protagonista di un fitto network internazionale”. Vannacci in marcia. “In agenda ho appuntamenti a Zurigo, in Polonia. Tutti incontri di primo piano coi leader nazionalisti che stanno emergendo a ogni latitudine: abbiamo contatti anche oltreoceano, per costruire una forza antisistema che lotta per un futuro diverso da quello che ci vogliono imporre le istituzioni europee”. Del vecchio Carroccio manco più l’ombra: è l’internazionale sovranista. Su lottiam, generale, nostro alfine sarà.

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