Tra contraddizioni e moltitudini, Inzaghi sfida il Bayern: la sua bestia nera

C’è una missione che manca all’allenatore per nobilitare ancora di più la sua esperienza in nerazzurro: eliminare una big europea nella fase a eliminazione diretta della Champions. Ci proverà a partire a da stasera

“Mi contraddico? Va bene, allora mi contraddico, sono immenso, contengo moltitudini”, recita una delle poesie più famose di Walt Whitman. Un manifesto dell’Inter di Inzaghi, anzi proprio dell’allenatore nerazzurro, di cui si può dire tutto e il contrario di tutto trovando comunque tesi e argomenti a cui aggrapparsi.

Se la gioca ovunque. Dalla Coppa Italia alla Champions passando per il campionato, dove il primo posto però è stato annacquato dal pareggio di Parma e nonostante quello del Napoli a Bologna. Ed ecco allora che sta sbagliando, perché è impossibile non perdere punti ed energie in questo calendario così affollato, bisognava sacrificare qualcosa. Allora forse non ha quella rosa così lunga che tutti gli attribuiscono? Certo che no, ogni volta che sostituisce qualcuno indebolisce la squadra e si fa rimontare. Infatti sta facendo un miracolo con il mercato sempre in attivo e tutti parametri zero sopra i 30 anni. Ma il miracolo lo fa Conte, lui si fa fregare come tre anni fa dal Milan. Intanto con Conte non si faceva mica la finale di Champions. Tanto non l’ha vinta e non ha senso provarci nemmeno quest’anno.

A Inzaghi moltitudini e contraddizioni vengono attribuite dai diversi umori, dalle correnti che in ogni tifoseria ricordano la Democrazia cristiana. Inzaghiani e contiani come allegriani e piolisti, dorotei e morotei. Chi si riconosce nella prima attribuisce all’ex allenatore della Lazio la capacità di preparare la singola partita, il vis-à-vis. Lo dimostrano le finali vinte, ma anche la cavalcata europea di due anni fa.

Tutto giusto. Così come il fatto che quel cammino, per nulla scontato, fu anche agevolato da avversarie alla portata, compreso il Milan semifinalista. Inzaghi fu più bravo dei suoi colleghi e riuscì a mettere in difficoltà anche Guardiola. Lo spagnolo però la spuntò, così come Klopp l’anno prima col Liverpool e Simeone la scorsa stagione con l’Atletico Madrid.

C’è una missione che manca a Inzaghi per nobilitare ancora di più la sua esperienza all’Inter, eliminare una big europea nella fase a eliminazione diretta della Champions. Far vivere una grande notte, che possa essere un’impresa da ricordare e il cui esito opposto non sia un dramma. Perdere con il Milan o il Benfica lo sarebbe stato, non lo sarebbe stato essere eliminato al girone dal Barcellona. Quella fu la sua Gioconda.

C’è però un’epica diversa nelle sfide di aprile, sono quelle destinate ai posteri. Il ciclo di Inzaghi merita di mietere una vittima illustre e lo sarebbe di sicuro il Bayern Monaco, spinto dal desiderio di giocare la finale in casa nonostante gli infortuni di Musiala, Davies, Neuer e Upamecano.

Quel Bayern che è anche la bestia nera del tecnico interista. Nei già citati gironi del 2023 ci fu un doppio 2-0 senza storie. Tre anni prima la squadra tedesca lo aveva battezzato nella sua prima volta agli ottavi di Champions con un 6-2 complessivo contro la Lazio. Sarà preoccupato dal ricordo dell’imprendibile Sané e dell’autorete di Acerbi, supporrà persino che Correa, autore di un gol, sarebbe stato comodo oggi in lista Uefa. Poi penserà con orgoglio che sarebbe bello rivedere anche Lewandowski e Flick, oggi al Barcellona. Scaramanzia e ambizione, contraddizioni e moltitudini, questo è Simone Inzaghi.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.