Meloni a Washington il 17 aprile per incontrare Trump: “Applicare i dazi è stata una decisione assolutamente sbagliata”

“Sarà una visita di lavoro ufficiale”, ha confermato la premier dopo l’incontro con le associazioni di categoria a Palazzo Chigi. Ma per superare il nodo dei dazi serve “avviare un forte negoziato con la Commissione Ue per una maggiore flessibilità”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà a Washington il prossimo 17 aprile per incontrare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Sarà una visita di lavoro ufficiale”, ha confermato nel corso delgli incontri con le categorie sul tema dazi a palazzo Chigi. Come più volte ribadito sia dalla premier che dal presidente Mattarella, una guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti non conviene a nessuno: l’applicazione di queste misure restrittive sulle esportazioni è stata “una decisione assolutamente sbagliata da parte dell’Amministrazione Trump”, ha detto Meloni. Dunque “la sfida è lavorare con l’Unione europea per definire un accordo positivo che possa avere come soluzione quella di integrare ancora di più le nostre economie, invece di separarle, in un’ottica di mutuo beneficio e di crescita reciproca”, ha aggiunto, sottolineando che “un distanziamento dell’economia europea e di quella americana porta a una compressione e indebolimento dell’Occidente, che non è mai una buona notizia”.

“Al netto della trattativa” con la Casa Bianca, “visto che gli Stati Uniti impongono dei dazi, approfittiamo per togliere, qui, dazi che ci siamo autoimposti”, ha spiegato Meloni, facendo riferimento alle “regole ideologiche e non condivisibili del Green Deal, che stanno avendo un impatto pesantissimo sul nostro tessuto produttivo e industriale, a partire dal settore automotive. Se queste norme non erano sostenibili ieri, non lo sono a maggior ragione oggi“.

Lungo il suo intervento, la premier ha riassunto le ultime azioni intraprese a livello europeo per fronteggiare il nodo dei dazi. All’introduzione, nello scorso mese di febbraio, dei dazi aggiuntivi Usa del 25 per cento su acciaio e alluminio europei, la Commissione ha reagito, prevedendo complessivamente contromisure sulle esportazioni statunitensi per un valore fino a 26 miliardi di euro, equivalenti alla portata economica delle tariffe statunitensi. “Dopodichè – ha proseguito – si è riunito ieri con il ministro Tajani il Consiglio dei ministri del Commercio per valutare come rispondere anche alla misura complessiva del 20 per cento dei Dazi, ma in ogni caso ora l’Ue si è assestata su una reazione che io considero propedeutica ad una trattativa non escalatoria”. La sfida è dunque quella di promuovere “la possibilità di azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti con la formula ‘zero per zero’. In questo mi pare che ci sia da parte della presidente della Commissione e da parte del commissario al Commercio che sta trattando una disponibilità”, ha aggiunto Meloni.

Oltre all’incontro con Trump, per la premier è necessario “rafforzare gli strumenti di sostegno all’export delle nostre imprese, potenziando gli strumenti già esistenti, a partire dal sistema fondato sull’Agenzia Ice, Simest e Sace, per aiutarle a rimanere forti sui mercati internazionali”, oltre che “individuare degli ulteriori strumenti di promozione del made in Italy, a livello internazionale, per raggiungere nuovi mercati e rafforzare la nostra presenza, ma anche a livello interno, sul territorio nazionale, per rafforzare la domanda”.

“Da subito intendiamo attivarci per avviare un forte negoziato con la Commissione Ue per un regime transitorio sugli aiuti di Stato e una maggiore flessibilità nella revisione del Pnrr, nell’utilizzo dei fondi di coesione e nella definizione del Piano sociale per il clima“, ha spiegato Meloni. Lo stesso esecutivo europeo “su proposta del vicepresidente Fitto ha avviato una importante fase di riprogrammazione delle politiche di coesione che, in complementarietà con la revisione del Pnrr, potranno essere utilizzate per sostenere il nostro sistema produttivo”. La premier ha specificato che “potrebbero essere mobilitate le risorse del Piano sociale per il clima, che prevedono misure per famiglie e microimprese finalizzate a sostenere la transizione energetica”. Il governo, dunque, intende promuovere una revisione del Pnrr “in sintonia e collaborazione con la Commissione europea”, come già come già accaduto nel 2023, dove a fronte di una riprogrammazione complessiva di 22 miliardi di euro, alle imprese sono andati circa 13,4 miliardi di euro: “Come in quella occasione, vogliamo che anche oggi l’eventuale riprogrammazione delle risorse sia il frutto di un intenso lavoro di ascolto e di collaborazione con voi, che intendiamo avviare oggi”.

Passando alle cifre, circa 14 miliardi di euro della dotazione finanziaria del Recovery italiano “possono essere rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività”, ha spiegato la premier, aggiungendo poi come ulteriore opportunità da cogliere “quella della revisione della politica di coesione che la scorsa settimana è stata approvata dalla Commissione su proposta del vicepresidente Fitto”. Il nostro paese ha 75 miliardi di euro (42,7 europei, gli altri cofinanziamenti nazionali) da spendere fino al 2029 distinti in 26 miliardi di euro assegnati ai programmi nazionali e 43 ai programmi regionali: “In questo ambito, circa 11 miliardi di euro possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti”.

Molta fiducia anche per il Piano sociale per il clima (attualmente in fase di programmazione), con una dotazione Ue di 54 miliardi (2026-2032), di cui circa sette destinati al nostro paese per “ridurre i costi dell’energia per famiglie e microimprese, attraverso misure per compensare i costi logistici e incentivare le tecnologie pulite. Il governo è impegnato nell’individuare tutte le risorse utili, partendo da quelle disponibili e che non hanno un impatto sulla finanza pubblica”, ha concluso Meloni.

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