Spada vs Trump. Le analisi impietose e le proposte di Assolombarda per non perdere la guerra dei dazi

Negoziare con il governo americano a livello europeo, ridurre le barriere interne all’Ue e riflettere su un modello di catene del valore talvolta troppo lunghe: tre raccomandazioni per tutelare i paesi che dipendono dall’export verso gli Stati Uniti, come l’Italia (e specialmente la Lombardia)

Sarà per il rito ambrosiano, sarà per il realismo tipico degli imprenditori, sta di fatto che ieri Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, parlando davanti alla platea dell’Aspen Institute Italia e della Camera di commercio americana sui dazi made in Usa, non ha voluto porgere l’altra guancia, giudicando “scioccanti” le parole di Trump sul “giorno della liberazione degli Stati Uniti”. Il colpo di fucile arrivato ieri alle 22 ora locale è destinato a lasciare il segno. “Per noi – ha spiegato Spada – il mondo libero e democratico, che si sostanzia anche nella libertà economica e d’impresa, è un principio irrinunciabile. Sono, però, profondamente consapevole che oggi stiamo vivendo il cosiddetto ‘blacklash of globalization’ (il contraccolpo della globalizzazione) e quindi siamo davanti a un cambio di epoca, a un nuovo ordine mondiale che si baserà d’ora in poi su presupposti e logiche diverse da quelle che hanno segnato il commercio mondiale da Marrakech 1994 o, se vogliamo, dall’11 dicembre 2001 quando la Cina è entrata nella Wto. Gli Usa non saranno per sempre il mercato più aperto e questo, sono convinto, è il prezzo del ‘contraccolpo di una globalizzazione’”.

Il punto vero – ha proseguito il presidente di Assolombarda – è che, indipendentemente dalle motivazioni, “i dazi fanno male a tutti, anche all’America che con il resto del mondo è profondamente interconnessa lungo le catene globali del valore e tra aziende: oggi siamo davanti a un’epoca di sovranismo politico ma il mondo resta globale nei commerci e nelle reti.

Vediamo allora quanto male fanno i dazi alla Lombardia. Le esportazioni lombarde verso gli Stati Uniti sono state pari a 14,2 miliardi di euro nel 2023, l’8,7 per cento del totale export lombardo (163 miliardi di euro). Gli Stati Uniti sono stati così il primo partner commerciale extra-europeo della Lombardia e il terzo a livello globale, dopo Germania e Francia. Nei primi 9 mesi del 2024, questa quota è scesa all’8,2 per cento: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, infatti, il valore delle esportazioni verso gli Usa è sceso di 203 milioni di euro (-5,7), mentre le esportazioni verso il resto del mondo sono rimaste stabili. Tra le regioni italiane, la Lombardia si posiziona al primo posto per valore di export verso gli States, seguita da Emilia-Romagna e Toscana. Complessivamente, le tre regioni hanno rappresentato il 50 per cento dell’export italiano verso oltre At,lantico nel 2023. In termini di Pil regionale a prezzi correnti, il mercato di sbocco americano vale il 2,9 per cento per la Lombardia nel 2023, meno del 3,2 per cento a livello nazionale. Nei primi nove mesi del 2024, i settori manifatturieri più rappresentativi delle esportazioni lombarde verso gli Stati Uniti sono stati: meccanica ed elettronica (32,4 per cento); chimica e farmaceutica (17 per cento); moda (14,6 per cento); metalli (12,4 per cento); agroalimentare (8,7 per cento). Nel caso di nuove tariffe dei dazi uniformi su tutti i comparti, i settori più colpiti sarebbero: legno, chimica e farmaceutica, meccanica ed elettronica, metalli e mezzi di trasporto.

Le tre raccomandazioni proposte da Assolombarda, dopo l’indubbia scoppola iniziale, e nella speranza di essere ascoltati: negoziare con il governo americano a livello europeo, non è possibile farlo singolarmente: nessun paese della Unione europea può trattare separatamente con l’amministrazione Trump poiché abbiamo sottoscritto accordi tra noi. Ridurre le barriere interne all’Ue che l’Ue si è auto-inflitta attraverso un eccesso di regolamentazione. Occorre riflettere su un modello di catene del valore talvolta troppo lunghe, specie su tecnologie e prodotti strategici. Alvise Biffi, candidato a succedere a Spada ai vertici di Assolombarda, a una tv locale ha ricordato che: “L’Europa e in particolare l’Italia dipendono dal mercato americano. I dazi imposti da Donald Trump potrebbero causare gravi danni economici con un impatto stimato tra i 4 e 7 miliardi dollari in Italia. E la Lombardia, che rappresenta il 26 per cento dell’export nazionale, è particolarmente vulnerabile, soprattutto nei settori ad alto valore aggiunto. E’ necessaria, non solo una risposta diplomatica da parte dell’Europa, ma anche un rafforzamento della politica industriale comunitaria”.

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