I supplì di Tajani e la linea di Marina Berlusconi sui dazi. Difendersi “in scala” e tassare le big tech. Salvini sogna Musk al Congresso

Impensierita dai dazi, dall’attivismo di Salvini, la famiglia Berlusconi fa quadrato su Tajani che si difende “non sono io che faccio la guerra”. Per gli eredi di Berlusconi l’arma della Ue è “la stangata” ai colossi informatici americani

Arrivano i dazi e due supplì. Nonno Tajani alla buvette: “Un supplì”. Nonno Tajani ma perché Salvini ti fa guerra? “Io non faccio guerra a nessuno”. Infatti Salvini la fa a te. “Si risolve tutto”. Nonno Tajani ha fame. “Posso averne un altro?”. La Tajanidud è uno stato d’animo, è la serenità del liberale. “Io ho fondato il centrodestra”. E Salvini lo sfascia, non lo hai chiamato “sfasciacarrozze”? “Non ci casco”. Ministro, tu sei autorevole, autorevolmente, parla. “Sono anche navigato”. I dazi di Trump? “Aspettiamo”. Oggi è la fine del mondo? “Esagerati!”. Novità, da Milano. Zia Marina Berlusconi, von Marina, e fratello Pier Silvio, che ritengono i dazi una sciagura e che vogliono tassare le big tech, coccolano Tajani, pensano che se il monellaccio Salvini continua a insultarlo, dopo il congresso Lega, servirà una limonata-chiarimento, una soda per Salvini.



Alla vigilia della fine del mondo, i dazi di Trump, e forse all’annessione americana di Favignana (chi può escludere cosa?) accade di tutto. Tajani in buvette, il leghista Borghi che vuole ripristinare l’immunità parlamentare (non si sa mai, vista l’aria di Parigi) e compare anche Antonio Di Pietro che si è fatto lepenista, anche lui “Je suis Marina”, tanto da dire: “Ma cosa volete che abbia fatto? Tutti pagano i collaboratori con i soldi europei. A questo punto siamo colpevoli. Arrestateci tutti. Le hanno fatto un regalo enorme. Si prenderà la Francia”. La questione è seria ma non è grave, anzi, è comica e retequattrista. Il velocista Francesco Moscatelli, della Stampa, che passava da via Paleocapa, a Milano, ha avvistato i macchinoni di Salvini e ha dato la notizia: Salvini da Confalonieri. E che ci è andato a fare? Forza Italia risponde: “Ovvio, a lamentarsi che a Mediaset ha poco spazio, ma in realtà se c’è qualcuno che si deve lamentare siamo noi”. Nel magico mondo di Pier Silvio Berlingueroni per cercare di farsi un po’ più liberali si studia se mandare in prima serata Mirta Merlino (c’è il solito Scanzi che è lanciatissimo, pronto per avere una trasmissione sua a Mediaset). Ai fratelli non è molto piaciuto “il vaffa” in diretta di Del Debbio e Del Debbio non vede l’ora di mandare tutti a “vaffa”. Ma non divaghiamo. Tajani ha sentito von Marina, sabato scorso, per un dolore personale, ma nonno Tajani ha grande tempra e soprattutto, dice il deputato di Forza Italia: “Tajani c’è sempre. Ti si scuoce la pasta? Chiami Tonio. Il vicino ti parcheggia davanti al garage? Chiami Tonio. Se la famiglia non vuole più pagare i debiti del partito, Tonio si è messo così di lena che ha già una lista di imprenditori disposti ad aprire la borsetta, a finanziare”. Chiediamo a nonno Tajani: ministro, ma di Le Pen che ne Pen(si)? Hai sentito che Borghi vuole nuovamente l’immunità? “Ma che c’entra l’Italia con la Francia?”. Hai fatto irritare i leghisti con la stretta sugli oriundi. Che hai fatto? “E che avrei fatto? Solo due deputati leghisti hanno protestato. Anche Luca Zaia è con me. Votato all’unanimità”. Lo ius scholae lo porti avanti? “Certo, è una riforma”. Nonno Tajani, c’è un gran parlare di legge elettorale, il Tajanellum qual è? “Io sono per il proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione”. E Calenda? “Se vuol venire con noi è ben accetto”. Il supplì va giù e Tajani va su. “Devo andare in Commissione, non riesco neppure a mangiare, visti i tanti impegni”. La Tajani vita è difficile e Salvini la rende ancora complessa, ma il ministro degli Esteri, il vicepremier, è per la linea “stiamo calmi” che si traduce in “boni, state boni”. La linea piace tantissimo a von Marina che di Trumpaccio quello che pensa lo ha detto nella “monumentale” intervista rilasciata al Foglio. Ogni volta che qualcuno le chiede cosa pensa del mondo attuale, von Marina rimanda all’intervista “monumentale” che va solo aggiornata con la cronaca. Il fratello Pier Silvio sta facendo fusioni in Germania dunque cosa volete che ne pensi la famiglia dei dazi e di Trumpaccio? L’impatto che i dazi avranno sulle aziende di Von Marina è indiretto ma von Marina vorrebbe un’Europa che faccia vedere cosa può fare con le sue tasse. Pensa che l’Europa debba fronteggiare i dazi di Trump su “larga scala”, uniti, insieme, perché il terreno è iniquo e che un’arma la von der Leyen (che ha detto a Trump: “Ci vendicheremo”) ce l’ha. Se Trumpaccio ci penalizza l’Europa gli deve mostrare i muscoli sulle big tech, colpire questi giganti che si muovono da cowboy. E l’idea non dispiace neppure a FdI che ragiona, studia, come fa Francesco Filini, lo Strabone dei Fratelli: “La guerra commerciale non conviene a nessuno, anche l’America rischia qualora la Ue decidesse di stangare le big tech”. Ma paese che vai, monellaccio che trovi. Qui a Roma, nonno Tajani lotta con Salvini e von Marina non è insensibile a questa sua fatica. Innanzitutto, come fanno i von a Milano, a via Paleocapa, dimora di Fininvest, si domandano che cosa ottenga Salvini con la tammurriata. C’è molto fastidio anche perché i quotidiani, tutte le volte che Salvini esorbita, ricicciano l’emendamento leghista per aumentare la pubblicità Rai, non altro che schiuma. Tra l’altro, riflessione, dalle parti di von Marina: “Salvini non fa male a noi di FI, semmai cerca di grattare consenso a Meloni. Dal punto di vista del marketing non è una scelta vincent. Il nostro elettorato non passa alla Lega”. Sabato per il congresso di Matteo Trumpini arriva il francese Bardella e il sogno resta il collegamento tra Salvini e Musk, mister Formaggio (si è presentato in Wisconsin con un copricapo che aveva la foggia del formaggio). Von Marina ha già scelto: sta con l’occidente, con Ursula. Con il supplì.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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