Il pm attacca Il Foglio sulle spese per ingiuste detenzioni. Ma i dati confermano il disastro di Catanzaro. Emblematico il flop dell’indagine “Stige”. Tra gli assolti l’imprenditore Francesco Zito: “I carabinieri del Ros vennero ad arrestarmi alle 3 di notte con il passamontagna addosso”
“L’8 gennaio 2018, alle 3 di notte, i carabinieri del Ros si presentarono a casa mia con il passamontagna addosso per arrestarmi. Venni trasferito nel carcere di Paola, dove trascorsi 26 giorni. Poi altri 152 giorni ai domiciliari, con le accuse infamanti di essere colluso con la ‘ndrangheta. Accuse dalle quali sono stato assolto, ma per una persona onesta è devastante ritrovarsi in una situazione del genere”. A parlare, intervistato dal Foglio, è Francesco Zito, imprenditore vinicolo calabrese, coinvolto nella maxi operazione “Stige” condotta nel 2018 dall’allora capo della procura di Catanzaro, Nicola Gratteri. Lo scorso ottobre Zito è stato indennizzato per l’ingiusta detenzione con 47 mila euro. Una storia emblematica che smentisce gli attacchi lanciati nei giorni scorsi da Gratteri nei confronti di questo giornale.
Intervenendo a “DìMartedì” su La7, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha accusato Il Foglio di aver “riportato dati totalmente falsi” sul record di indennizzi per ingiusta detenzione versati in Calabria dal 2018 al 2024 (78 milioni di euro su 220 milioni, il 35 per cento del totale), aggiungendo che “a Catanzaro le ingiuste detenzioni sono al di sotto della media nazionale” e che “non c’è una sola ingiusta detenzione attribuibile a Nicola Gratteri”. Tre bufale in una per il pm che dal 2016 al 2023 ha guidato la procura di Catanzaro: i dati sono stati estratti da una relazione pubblica predisposta dal ministero della Giustizia, che consegna alla Calabria il triste record di indennizzi per ingiusta detenzione negli ultimi sette anni; la spesa nel distretto di Catanzaro è di gran lunga al di sopra della media nazionale (addirittura il quadruplo: 4.274.784 euro nel 2024, contro la media di 927 mila euro); tra i risarciti ci sono anche le vittime dei frequenti maxi arresti compiuti da Gratteri nel corso degli anni. Fra queste, appunto, anche Francesco Zito.
L’8 gennaio 2018 Francesco Zito venne arrestato, insieme al fratello Valentino, su richiesta della procura di Catanzaro, all’epoca guidata da Gratteri, nell’ambito della maxi operazione “Stige”, che portò a un totale di 169 arresti. Nella tradizionale conferenza stampa Gratteri definì l’indagine “la più grande operazione fatta negli ultimi ventitré anni”, proseguendo: “E’ un’indagine da portare nelle scuole di polizia giudiziaria e in quella della magistratura anche perché riguarda soprattutto la parte economica e con la ‘ndrangheta che ha messo i suoi uomini direttamente nella gestione del potere”. Al centro delle indagini le attività criminali della cosca Farao-Marincola, una delle più potenti della Calabria con ramificazioni anche nel nord e centro Italia. Ma gli inquirenti si spinsero ben oltre, arrivando a ipotizzare un vasto coinvolgimento della criminalità organizzata non solo nel settore imprenditoriale, ma anche e soprattutto nella sfera politica.
Negli anni successivi proprio la parte centrale dell’indagine, quella relativa al coinvolgimento della ‘ndrangheta nell’economia e nella politica, è crollata. Tra rito abbreviato e rito ordinario circa 100 imputati su 169 sono stati assolti. Tra questi, numerosi amministratori locali e imprenditori accusati di essersi messi al servizio dei clan mafiosi.
Francesco e Valentino Zito vennero indagati per associazione mafiosa, con l’accusa di aver venduto al clan mafioso il vino che poi era stato imposto a diversi ristoranti in Germania con l’intimidazione. I due imprenditori, però, non potevano sapere quale utilizzo sarebbe stato fatto del loro vino. Per questo Francesco Zito – assistito dagli avvocati Enzo Ioppoli e Francesco Verri – è stato assolto in via definitiva, con la formula “perché il fatto non sussiste”. Il fratello Valentino, che ha scelto il rito ordinario, è stato assolto in appello e ora attende il giudizio di Cassazione.
Intanto, dopo l’assoluzione Francesco Zito ha chiesto e ottenuto lo scorso ottobre un indennizzo di 47.635 euro. La Corte d’appello di Catanzaro ha sottolineato che l’accusa si è rivelata “sfornita di un adeguato supporto probatorio “e “ab origine delle condizioni di applicabilità previste dall’art. 273 cpp” (i gravi indizi di colpevolezza richiesti per l’adozione di una misura cautelare personale). I giudici hanno inoltre quantificato l’indennizzo tenendo conto dei danni subìti dall’azienda agricola Zito dal clamore mediatico delle accuse giudiziarie mosse dalla procura di Catanzaro e poi rivelatesi infondate.
Insomma, a conferma di quanto scritto da questo giornale, le somme spese dallo stato per indennizzare le ingiuste detenzioni nel distretto di Catanzaro riguardano anche le maxi operazioni portate avanti da Gratteri con decine, se non centinaia di arresti, che molto spesso poi si sono rivelati ingiusti. Solo l’inchiesta “Stige” rischia di trasformarsi in un salasso. “Nel processo ci sono state circa 100 assoluzioni su 169 arresti, molte definitive. Visto che a Zito sono stati riconosciuti 47 mila euro, c’è il rischio che lo stato paghi agli assolti quasi 5 milioni di euro”, nota l’avvocato Verri. Più della cifra pagata dalla Corte d’appello di Catanzaro nel solo 2024.