Impazza sulle spoglie di Carlo Acutis, dall’India all’America. Non è una cosa nuova. Eppure, la più vivida testimonianza di fede che si può esprimere ai giorni nostri è pagare per avere un lembo di corpo di chi è in odore di santità
Perdonatemi se, per spiegare il commercio di reliquie che pare stia impazzando dall’India all’America sulle spoglie di Carlo Acutis, ricorro a un aneddoto irriverente ma oltremodo utile. Era il 1960 e all’Inter era arrivato un nuovo allenatore: un argentino naturalizzato francese proveniente dalla Spagna e dall’aria un po’ berbera, Helenio Herrera. Incuriosito da quel multiculti d’antan, l’avvocato Peppino Prisco si sfacciò a domandargli quale fosse la sua religione e Herrera gli rispose: “La stessa sua, della moneta”.
Essendo ancora oggi tutti osservanti e praticanti della medesima religione, non so se questo commercio postmoderno e globale delle reliquie debba davvero scandalizzarci. Anzi, voler pagare per avere un lembo di corpo di chi è in odore di santità è forse la più vivida testimonianza di fede che si possa esprimere ai giorni nostri; né è un caso che, nella storia, i periodi di fede più intensa siano coincisi con il superstizioso mercimonio di piume d’angelo, quintali di vera croce e (come raccontava Umberto Eco) sette teste di Giovanni Battista, di cui una da bambino. Se crediamo tutti nella moneta, la fede gratis è sempre un po’ tiepida.