La svolta per l’Europa auspicata da Benedetto XVI all’indomani della caduta del muro di Berlino non c’è stata. Tanto il materialismo che il relativismo avevano proseguito nella loro inarrestabile avanzata. “Un odio che si può considerare solo come qualcosa di patologico”: il nuovo libro di Elio Guerriero
Pubblichiamo un estratto di “Benedetto XVI. L’eredità dalla vita e dalle opere”, il nuovo libro di Elio Guerriero (Edizioni San Paolo, 254 pp., 20 euro). L’autore, storico e teologo, è stato a lungo direttore della rivista Communio.
Il 9 novembre del 1989, tra la sorpresa mondiale, cadeva il muro di Berlino, la cortina di ferro che, dagli anni Sessanta, separava l’Europa dell’est da quella dell’ovest. In realtà vi erano stati diversi segnali della disgregazione del potere sovietico in Europa. La sorpresa fu, comunque, enorme e, sulla scia dell’entusiasmo trascinatore di Giovanni Paolo II, Ratzinger si convinse che “è un dovere ineludibile per il teologo come per il pastore della Chiesa, entrare nel dibattito”. Accettò dunque di tenere conferenze, di scrivere articoli, di partecipare a dibattiti. Alla fine di questa lunga serie di interventi mise insieme ben tre volumi dedicati al futuro dell’Europa.
Svolta per l’Europa? risente dell’entusiasmo per la caduta del marxismo e della speranza di una nuova, vigorosa presenza del cristianesimo nell’antico continente. La caduta del comunismo imponeva, per il cardinale, due considerazioni previe. Con il marxismo era entrata definitivamente in crisi l’arroganza di quanti ritengono la materia l’elemento primo ed esclusivo di cui è composto l’uomo e l’universo. Il dogma della fiducia illimitata nel progresso non ha alcun fondamento razionale. Con queste premesse, l’Europa unita può riprendere il ruolo di irradiazione quale ha svolto per secoli. A condizione di compiere un duplice passaggio. Da una parte superare la crisi nei confronti della scienza che può generare un relativismo, una via di comodo che non si distanzia molto dal positivismo materialista. Dall’altra volgersi nuovamente al cristianesimo con il primato dato ai valori dello spirito e l’apertura in direzione della ragionevolezza del cosmo e dell’uomo. E’ questa, tra l’altro, la ragione ultima di una sana ecologia che vuole proteggere e non distruggere la natura. Di qui la convergenza di Ratzinger verso la nuova evangelizzazione dell’Europa tanto cara a Giovanni Paolo II. Una Europa così rinnovata potrà esportare non solo i ritrovati della tecnologia e dell’industria, ma anche i valori umani che dal cristianesimo possono ricevere nuovo impulso e sostegno. (…) La svolta per l’Europa auspicata da Ratzinger all’indomani della caduta del muro di Berlino non c’era stata. Tanto il materialismo che il relativismo avevano proseguito nella loro inarrestabile avanzata. I ripetuti richiami di Giovanni Paolo II a riscoprire l’unità del continente a partire dalla tradizione ebraico cristiana non erano andati al di là del plauso dei giovani in occasione delle giornate mondiali della gioventù. Se ne ebbe una conferma proprio durante l’anno giubilare del Duemila quando il presidente tedesco Roman Herzog rendeva pubblico il progetto di una carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, elaborato in vista dell’allargamento della comunità da 16 a 27 stati membri. Nell’introduzione il testo faceva riferimento all’“eredità culturale, umanistica e religiosa del continente”. La Francia, tuttavia, si oppose a questa formulazione in nome della laicità. Alla fine la carta dei diritti approvata dal parlamento europeo conteneva solo un generico riferimento al “patrimonio spirituale e morale dell’Europa”.
Ratzinger rimase profondamente deluso da questa scelta e in una conferenza tenuta a Berlino sempre nel 2000 osservava: “C’è qui un odio di sé dell’occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico”. Proprio i sostenitori del multiculturalismo, quegli stessi che si mostrano pieni di comprensione verso i valori degli altri continenti, nella nostra storia vedono solo ciò che è deprecabile e distruttivo. Nel 2004 si lavorava alla nuova costituzione dell’unione e di nuovo si evitò di citare Dio e le radici cristiane nel preambolo della nuova costituzione. Ratzinger ne prese atto, fece tuttavia notare che senza la fede anche la ragione è a rischio, così come perdono il loro sostegno le fonti della morale e del diritto. L’Europa diventa così più povera. Può ancora trasmettere al mondo i ritrovati della tecnica e del commercio, rinuncia tuttavia al ruolo di guida culturale che ha svolto per secoli. Quanto ai cristiani essi devono continuare ad offrire la loro testimonianza. Possono così divenire una minoranza creativa al servizio dell’Europa e dell’intera umanità.