Musk torna a fare campagna elettorale, con soldi e comizi. Contro di lui ora c’è “Fighting Oligarchy”

Il primo aprile si terrà l’elezione – tecnicamente no partisan – per un giudice della Corte suprema dello stato: Musk è atteso domenica sera. La rilevanza di questo voto si capisce guardando i dati dei soldi spesi: 80 milioni di dollari. Questo voto è il primo test del nuovo laboratorio politico di Bernie Sanders

Elon Musk torna a fare campagna elettorale in America, il metodo è lo stesso utilizzato per portare Donald Trump alla Casa Bianca: soldi, comizi, martellamento sul suo social X. Il campo di battaglia prescelto è il Wisconsin, dove il primo aprile si terrà l’elezione – tecnicamente no partisan – per un giudice della Corte suprema dello stato: Musk è atteso domenica sera. La rilevanza di questo voto, oltre i confini del Wisconsin, dove dieci anni fa fu approvata una legge che toglieva i limiti alle spese elettorali, si capisce guardando i dati dei soldi spesi: 80 milioni di dollari. Il candidato di Musk è Brad Schimel, ex procuratore generale conservatore del Wisconsin, e due gruppi legati all’imprenditore a capo di un finto ministero, quello per l’efficienza (il Doge), America Pac e Building America’s Future, hanno speso 17 milioni di dollari (fino al 25 marzo). Musk il munifico ha donato 3 milioni di dollari al Partito repubblicano del Wisconsin, e per questi ultimi giorni ha riesumato la pratica introdotta durante la campagna presidenziale delle petizioni: 100 dollari a chi firma contro “i giudici attivisti”.

Ma il montepremi è ben più corposo, come ha annunciato Musk su X mercoledì scorso. Un elettore di Green Bay, identificato come Scott A, ha vinto un milione di dollari, e ha promesso altri premi della stessa entità prima del voto di martedì. Secondo i dati ufficiali, finora Musk ha speso 19,3 milioni di dollari. Come accade sempre con l’imprenditore prestatosi volenteroso alla politica, c’è un interesse diretto: Tesla ha fatto causa allo stato del Wisconsin riguardo a una legge che richiede ai produttori di vendere automobili attraverso concessionarie indipendenti. Con tutta probabilità la questione finirà davanti alla Corte suprema dello stato, dove attualmente c’è una maggioranza di giudici democratici (4 su 7), ma che con questa elezione potrebbe cambiare di segno (si è ritirata una giudice democratica l’anno scorso, dopo che nel 2023 c’era stata un’altra campagna elettorale per la Corte molto accesa e molto dispendiosa, ma non quanto oggi).

La candidata democratica è Susan Crawford, giudice della Dane County, una roccaforte liberal (il Wisconsin è un battleground state, come ricordiamo tutti bene dalla campagna presidenziale del 2016, quando qui Trump sconfisse Hillary Clinton: lo ha rifatto lo scorso anno battendo Kamala Harris), e anche lei ha sostenitori generosi e famosi: George Soros ha donato 2 milioni di dollari al Partito democratico locale; il governatore dell’Illinois, il miliardario JB Pritzker che compare in tutte le (per ora inutili) liste di possibili candidati presidenziabili per il 2028, ha donato 1,5 milioni di dollari; il cofondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, ha donato 200 mila dollari; il gruppo A Better Wisconsin Together Political Fund, vicino al Partito democratico, ha speso 6 milioni di dollari. Poi ci sono gli endorsement prestigiosi, come quello di Barack Obama, ma quel che più conta è che questo voto è il primo test del nuovo laboratorio politico di Bernie Sanders, senatore indipendente proprio del Wisconsin, che si chiama Fighting Oligarchy. “Se Elon Musk può spendere più di 19 milioni per comprare un seggio nella Corte suprema dello stato – ha scritto Sanders su X – esiste un’elezione che può non essere comprata?”. Qui non si tratta soltanto dei diritti delle donne, ha aggiunto il senatore riferendosi ai prossimi appuntamenti della Corte che riguardano anche l’aborto, “qui si tratta di salvare la democrazia”.

“Fighting Oligarchy” è l’unica iniziativa riconoscibile di un Partito democratico che si sta ancora leccando le ferite e che cerca confusamente una strategia d’opposizione a Trump (un’altra iniziativa di cui si discute non è politica: è un libro, si intitola “Abundance” ed è stato scritto dal wonder boy Ezra Klein e da Derek Thompson, che è l’ideatore della teoria alla base del saggio, secondo cui il progressismo non deve soltanto proteggere ma anche build, costruire). Sanders, che ha 83 anni, ha lanciato il progetto in un tour per il paese in bassa stagione elettorale, come aveva fatto nel 2017, quando Trump era stato eletto per la prima volta. All’ultimo comizio, il fine settimana scorsa, è arrivata anche Alexandria Ocasio-Cortez, la star del Congresso e dei social, che ha così restaurato il suo sodalizio con l’anziano senatore, facendo accorrere a Denver ad ascoltarli circa 34 mila persone, che sono subito diventate testimonial involontarie della speranza di molti democratici avviliti. Sanders combatte i ricchi da sempre, dice che il Partito democratico si è dimenticato della working class, e ora che i ricchi sono al governo degli Stati Uniti e uno in particolare sta cancellando dipartimenti e uffici pubblici in nome dell’ideologia antiliberal, il messaggio di Sanders e dei sandersiani risuona adatto oltre che forte.

All’elezione del giudice della Corte suprema del Wisconsin si potrà quindi iniziare a valutare che cosa pensa un pezzo d’America che ha votato per Trump (il quale ha dato il suo sostegno a Schimel in un discorso che è diventato lo spot elettorale del candidato questa settimana) del governo degli oligarchi e in particolare di Musk, che ha la presunzione di essere amato dagli americani perché i tagli ideologici e distorsivi dell’amministrazione pubblica sono per loro, ma che ha sempre un proprio interesse da tutelare, anche qui.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d’amore – corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d’amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l’Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell’Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi

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