La visita del capo del Cremlino a Murmansk tra mire future e offerte agli Stati Uniti (ossessionati dalla Groenlandia)
Non è vero che la Russia non sta pensando al futuro dopo la guerra, ha un piano e secondo il sito indipendente Verstka nelle stanze del Cremlino c’è chi inizia a far circolare la parola “normalizzazione” e ad avanzare un progetto per “riprendersi la Russia del 2021”. L’obiettivo è tornare a un paese attraente per tutti coloro che se ne sono andati e uno dei primi ruoli dovrebbe essere affidato alla televisione, attraverso la ricomparsa di personaggi epurati, come Ivan Urgant che era stato cacciato dal Primo canale dopo un post con su scritto “Paura e dolore. No alla guerra”. Urgant era molto seguito, la scomparsa del suo show, Vechernij Urgant, (l’Urgant della sera) aveva gettato il suo spazio televisivo in pasto a un numero incrementale di salotti propagandistici, e il suo ritorno, ritengono le fonti con cui ha parlato Verstka, potrebbe essere un segnale di normalità. Nei piani per la Russia del dopoguerra c’è anche la riammissione di alcuni “agenti stranieri” o “artisti proibiti”, giornalisti, personaggi della società civile e dello spettacolo che si sono ritrovati addosso l’accusa di agire per conto di paesi terzi, quindi di essere traditori. Potrebbero essere riammessi soltanto dopo aver offerto scuse pubbliche e contrite per essere stati dalla parte della storia che il Cremlino ritiene sbagliata.
Le stesse fonti di Verstka sono scettiche e sottolineano che il fatto che esista un dibattito non vuol dire che Mosca intenda far finire la guerra: sono infiniti i piani formulati dall’Amministrazione presidenziale e molti finiscono nel cestino. Intanto la Russia inizia a costruire i suoi cimeli, i suoi riti per inneggiare alle battaglie dei soldati di Mosca e all’invasione, e un capitolo particolare della storia è occupato dalle azioni per riconquistare l’oblast di Kursk, tenuta dai soldati ucraini per sette mesi e ripresa dai soldati russi soltanto in parte. Settimane fa, per riprendere la città di Sudzha, i militari di Mosca si calarono nel tubo di un gasdotto, l’azione è stata raccontata con accenti epici tanto che a Ekaterinburg, città nella parte orientale dei monti Urali, è spuntata la riproduzione fedele del segmento del gasdotto percorso dai soldati russi per prendere gli ucraini di sorpresa. La struttura è spuntata davanti alla Cattedrale sul sangue, enfatizzata dalla benedizione del metropolita Evgeni Kulberg che ha paragonato i soldati all’eroe che nell’opera “Kascej l’Immortale” riesce a raggiungere l’anima del terribile Kascej e a togliergli l’immortalità.
Sono cartoline da una Russia alla feroce ricerca di miti di guerra mentre il capo del Cremlino porta avanti l’invasione contro l’Ucraina, a dispetto degli accordi di cessate il fuoco, forte dell’arrivo di un’Amministrazione americana che gli dimostra apertura e favori. Questa settimana Putin è andato a Murmansk, nella parte artica della Russia, a controllare uno dei progetti a cui il Cremlino tiene di più: il dominio della rotta artica. Putin ha detto che il paese ha investito molto in tecnologia e sicurezza per le rotte del nord e deve continuare in quella direzione. Putin ha visitato navi rompighiaccio, hub energetici, sottomarini. Ha parlato con membri dell’esercito, si è lamentato perché ci sono progetti che procedono troppo a rilento. Ha lanciato un messaggio alla Svezia e alla Finlandia che confinano proprio con l’oblast di Murmansk e sono gli ultimi due paesi ad aver scelto di aderire alla Nato: “Per qualche ragione questi due paesi – ha detto Putin – si stanno creando problemi da soli. Il perché è completamente incomprensibile, ma ne prendiamo atto”.
Il “perché” è tutt’altro che incomprensibile per il capo del Cremlino, che sa bene quanto l’adesione di Svezia e Finlandia all’Alleanza atlantica sia legata all’invasione contro l’Ucraina, ma vede nei segnali che l’Amministrazione Trump sta mandando il potenziale per una futura Nato sdentata. A Murmansk Putin ha parlato anche della posizione degli Stati Uniti sulla Groenlandia, ha detto che l’argomento non lo riguarda, sono affari tra l’isola, Washington e la Danimarca, ma ha fatto capire di non vedere problemi nei piani trumpiani di prendersi la Groenlandia, dove ieri è andato in visita il vicepresidente americano J. D. Vance, che ha dovuto limitare il suo giro alla base militare degli Stati Uniti di Pituffik perché in altre zone dell’isola la sua presenza era sgradita e nessun politico o comune cittadino era disposto ad accompagnarlo in un tour dell’isola o a posare per una foto con lui.
Da Murmansk Putin ha lanciato però anche offerte agli Stati Uniti e se ne è incaricato Kirill Dmitriev, il capo del Fondo russo per investimenti all’estero, che ha nel suo passato una carriera negli Stati Uniti e ha il mandato di parlare la lingua delle transazioni come piace a Trump anche in ambito diplomatico. Dmitriev ha detto che la Russia possiede una capacità di manovra e delle conoscenze, per non parlare delle ricchezze talmente sviluppate da poter essere un ottimo partner per una collaborazione nell’Artico, soprattutto per gli Stati Uniti.
Mosca è impegnata a fare sfoggio delle proprie ricchezze, vuole mostrare a Trump quanto sia conveniente e poco problematico avere un buon rapporto con la Russia. Il Financial Times e Bloomberg hanno ottenuto i dettagli di nuove bozze di accordo per un’intesa sui minerali tra Stati Uniti e Ucraina. L’accordo sembra un passo indietro, mostra di nuovo un atteggiamento predatorio da parte dell’Amministrazione Trump e un grosso rischio per l’Ucraina. Un accordo del genere non verrebbe mai approvato dalla Rada né dagli ucraini. Se Washington e Kyiv non arrivano a una nuova versione, Mosca cercherà di trarne vantaggio e lo farà parlando di risorse e di legittimità del “regime ucraino”.