La marcia dei venticiquemila di Calenda, il congresso per rifare il centro

Ci sarà anche la premier Meloni, ma non Elly Schlein e l’ex alleato Matteo Renzi. “Il bipolarismo italiano è in crisi, tra una maggioranza dilaniata tra sovranisti e non sovranisti e un’opposizione che si astiene su tutto, non avendo in realtà una posizione su nulla. Sarebbe folle non continuare per la nostra strada”, dice Richetti

Ci sarà la premier Giorgia Meloni, oggi, al congresso di Azione a Roma, congresso dove non si sceglierà un leader, ché Carlo Calenda è già stato confermato segretario a metà febbraio con l’85,8 per cento dei voti (hanno votato circa 13.700 iscritti) contro il 14,2 per cento della deputata Giulia Pastorella, ma si sceglierà una direzione per i 25 mila iscritti (nelle sedi di Azione presenti in molti capoluoghi di provincia), per i trecento membri dell’Assemblea Nazionale, per gli eletti in Parlamento e nei Comuni, per il potenziale elettorato. E la direzione da prendere, dice al Foglio il capogruppo di Azione alla Camera Matteo Richetti, è determinata “prima di tutto dal fatto che la storia si sta incaricando di darci ragione: il bipolarismo italiano è in crisi, tra una maggioranza dilaniata tra sovranisti e non sovranisti e un’opposizione che si astiene su tutto, non avendo in realtà una posizione su nulla. Sarebbe folle non continuare per la nostra strada. Siamo al centro, e abbiamo come faro la cooperazione politica tra liberaldemocratici e riformisti di entrambi gli schieramenti, nel nome di un europeismo rinnovato”.

Ed è guardando agli ospiti della due giorni congressuale che si può disegnare la mappa dell’opera di tessitura dialogo a cavallo tra poli, oltre il terzo polo imploso, per una sorta di sveglia dal torpore che, dice Richetti, “al momento soltanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella fa suonare, in nome dell’Europa. Ci chiediamo: ma dove sono finiti gli atlantisti?”. Richetti è ottimista: Azione, nel quadro politico attuale, gli sembra essere tornata potenzialmente attrattiva, al di là dei numeri nei sondaggi (che vedono il partito circa al 3,4 per cento). Mappa dei presenti, dunque: per la maggioranza, oltre alla premier, ci saranno, tra gli altri, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto (in collegamento), il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi. “Abbiamo invitato tutti”, dicono i calendiani – non tutti a parlare, ma tutti ad ascoltare (compresi i non presenti Giuseppe Conte e Matteo Salvini) – ma spiccano alcune assenze: quella dell’ex compagno terzopolista e leader di Italia Viva Matteo Renzi – che non dal centro, ma dal centrosinistra, alza il tiro contro “l’influencer” Giorgia Meloni, anche oggetto del suo libro, e soprattutto quella della segretaria Pd Elly Schlein (che per la maggioranza dem invia Francesco Boccia).

L’altro Pd, invece, è molto rappresentato. Ci sono infatti l’ex premier e Commissario europeo Paolo Gentiloni, uomo-argine alla linea Schlein in politica estera; l’ex ministro Lorenzo Guerini; la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno. Per Più Europa, c’è il leader Riccardo Magi, mentre i vertici di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno fatto sapere di aver ricevuto l’invito, ma di non essersene accorti, ché l’invito stesso era finito nello spam e nessuno li ha chiamati per verificare, ha detto Bonelli. C’è l’ex premier Mario Monti, ci sarà la piccola galassia delle formazioni riformiste e lib-dem. Calenda le vuole federare? Vuole guardare anche agli scontenti di Forza Italia, oltre che a quelli del Pd anti-Schlein? Dice la deputata di Azione Valentina Grippo: “La nostra è una sorta di scommessa in direzione di un polo che offra agli elettori proposte che all’orizzonte tengano come faro il pragmatismo, l’europeismo, i punti-chiave dell’agenda Draghi – che peraltro Draghi ha recentemente ribadito”. L’accusa, da sinistra, è che Azione abbia scelto di portare acqua al mulino di Meloni. Azione nega: noi siamo qui, al centro. A discutere, come oggi, dicono i vertici del partito, di difesa europea, futuro dell’Europa, economia, industria, lavoro.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

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