Finché Musk paga sarà sempre al centro del trumpismo, ci dice Tara Palmeri

Intervista alla reporter americana che dopo aver seguito la prima Amministrazione Trump ha deciso di mettersi in proprio con un canale YouTube e una newsletter. Il suo ultimo scoop riguarda la presenza della moglie di Zuckerberg all’incontro annuale dell’American Enterprise Institute

Tara Palmeri ha seguito da reporter la prima Amministrazione di Donald Trump – tra Cnn, Politico, Abc News e poi Puck – facendo scoop che hanno infastidito lo Studio ovale, tanto che fu attaccata dall’allora portavoce della Casa Bianca Sean Spicer che la definì “un’idiota”. Un insulto che è una medaglia, e che mostra il costante disprezzo dei giornalisti non allineati da parte del mondo Maga, che rispetto al 2016 si è fatto ancora più aggressivo. Per vedere i segnali di come opera questa nuova Amministrazione Trump, dice Palmeri al Foglio, basta leggere la chat sugli attacchi in Yemen a cui è stato aggiunto per sbaglio un giornalista dell’Atlantic: mostra “un alto livello di imprudenza e incompetenza da parte del governo”. Non si sa ancora come Trump pensa di risolvere il pasticcio, anche perché nel suo entourage ci sono almeno due fazioni che non nascondono la propria rivalità, l’immigrato globalista Elon Musk da una parte, e il rasputiniano isolazionista Steve Bannon dall’altra. Ma, spiega Palmeri, “Musk avrà sempre una presenza alla Casa Bianca, almeno finché continuerà a fare donazioni al partito e a Trump”.



Bannon “è il pifferaio magico della base Maga”, continua Palmeri, “ma finché non fa delle donazioni di 300 milioni di dollari, non sarà influente su Trump quanto lo è Musk”. E poi, “molti dentro la Casa Bianca hanno paura di Musk, che ha appena donato altri 100 milioni, anche se ci sono molti che lì dentro non lo sopportano, soprattutto per come tratta gli altri”. Se ci sono piccole guerre interne nel Partito repubblicano, l’opposizione sembra inerte. Guardando l’immobilismo dei democratici di fronte agli ordini esecutivi presidenziali e ai voltafaccia geopolitici, Palmeri ci assicura che “uscirà fuori qualcuno al quale non abbiamo ancora pensato, proprio come era successo con Barack Obama”. Molti stanno pensando al governatore della California Gavin Newsom, ma “non sono certa che sia lui la risposta. I democratici sembrano spersi, solo il 23 per cento degli americani ha fiducia in loro, secondo i sondaggi”.



A 37 anni Palmeri ha lasciato la rivista Puck e si è messa in proprio con un canale YouTube e una newsletter su Substack, The Red Letter. Il suo ultimo scoop riguarda la presenza di Priscilla Chan, la moglie del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, all’importante incontro annuale dell’American Enterprise Institute. Noto per essere estremamente segreto e “off the record” – per essere invitati servono 50 mila dollari di iscrizione annuale più 20 mila soltanto per l’incontro – l’evento del think tank conservatore è uno dei momenti in cui il mondo repubblicano getta le basi per le strategie del futuro. Palmeri è riuscita ad avere una fonte dentro al resort della Georgia in cui s’è svolto l’evento, fonte che ha appunto rivelato la presenza della signora Meta: “La sua presenza mostra come la Silicon Valley stia sempre di più allacciandosi al Partito repubblicano”. Una volta al summit ci andavano Kissinger e i Bush, ora ci va la moglie di Zuckerberg. Era presente, racconta Palmeri, anche Alex Karp, ex donatore di Joe Biden e ceo di Palantir, l’azienda del miliardario Peter Thiel. Karp all’evento avrebbe celebrato Musk e i suoi tagli al governo federale. “Perché non vogliono il migliore dei migliori, quello che ha creato SpaceX, per aggiustare il governo?”, avrebbe detto all’incontro blindato, applaudito da governatori e deputati del Partito repubblicano.



Lo scoop di Palmeri può essere la dimostrazione che si può fare lo stesso informazione in modo efficace anche senza essere legati a un editore. “Da quando sono andata via da Puck”, ci dice, “non mi sono più guardata indietro! Mi sento molto allineata con la mia visione di creare una media company”. E così nascono la newsletter e i video dove invita esperti, strateghi e colleghi, e poi i reel condivisi sulle pagine social. “Mi sono resa conto che i miei amici e i miei famigliari non seguivano più le news attraverso le fonti d’informazione tradizionali. Mia cugina Dominique usava TikTok, mio padre Peter guardava YouTube, e la mia amica Cristina prendeva le notizie da Instagram”, racconta Palmeri. “Mi sono resa conto che dovevo essere dov’è il pubblico, in modo autentico, perché oggi la fiducia nelle istituzioni è in declino, mentre la fiducia negli individui è tutto. Il mio business si basa sulla fiducia”. E’ questo il futuro? “Penso che il futuro dell’informazione si basi sul content creator e il giornalista individuale. Il brand del singolo giornalista spesso è più grande della testata. A chi vuole perseguire un progetto imprenditoriale, internet lo permette”.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.