Dai centri in Albania alla stretta sulla cittadinanza: le novità approvate dal Cdm

Il governo ha trasformato i centri in Albania in Cpr. Introdotte nuove norme per i concorsi nella scuola legati al Pnrr (e sui test d’ingresso a medicina). Previste nuove risorse per il sisma in Umbria

Sono diverse le questioni affrontate nel Consiglio dei ministri odierno, convocato nel day after del viaggio di Giorgia Meloni a Parigi per partecipare al vertice dei paesi “volenterosi” nel sostegno all’Ucraina. La principale misura approvata dal governo, dopo un Cdm durato un paio d’ore, riguarda l’immigrazione, visto che il governo con un decreto ad hoc è intervenuto sui centri in Albania, non ancora entrati a regime per le diverse controversie legali che hanno coinvolto la definizione di “paesi sicuri” e che sono al vaglio della Corte di giustizia europea. Le strutture saranno tutte utilizzate come centri per il rimpatrio. Il provvedimento “ci consentirà di dare immediata riattivazione al centro di Gjader che non perde le sue funzioni”, ha spiegato ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “Non ci saranno risorse aggiuntive. Il decreto varato oggi interviene sulla legge di ratifica del protocollo Albania rendendo possibile utilizzare la struttura già esistente di Gjader, tra le altre, anche per le persone che possono essere trasferite dall’Italia e non come prevedeva la legge di ratifica solo per quelle che venivano trasferite all’esito di operazioni di soccorso in mare”.

Le strutture in sostanza non servirenno più ad accogliere migranti che hanno avuto accesso a una procedura accelerata di frontiera ma ospiterebbero persone già destinatarie di un decreto di espulsione e già presenti sul suolo italiano.

Il Consiglio dei ministri ha approvato poi la riforma della cittadinanza ius sanguinis. Una misura “di grande importanza, perchè punta rinforzare il legame fra chi vuole essere cittadino italiano e l’Italia”, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani in conferenza stampa al termine della riunione del Cdm. La concessione della cittadinanza “è una cosa seria e nel corso degli anni ci sono stati abusi e richieste che andavano oltre il vero interesse nei confronti del nostro paese”, ha aggiunto, sottolineando che la riforma “punta soprattutto a tutelare coloro che vogliono essere cittadini italiani, a tutelare i cittadini italiani all’estero, i veri cittadini italiani all’estero, e a tutelare i tantissimi comuni italiani che sono oberati di lavoro per la ricostruzione della cittadinanza”.

A partire da mezzanotte, non si potrà più chiedere la cittadinanza italiana “con le vecchie regole”, ha spiegato il leader di Forza Italia. I residenti all’estero potranno chiedere la cittadinanza “soltanto all’ufficio centrale del ministero degli Esteri: sarà un ufficio dedicato che valuterà soltanto le carte, quindi non sarà soggetto a pressioni, come spesso avviene con manifestazioni davanti ai Consolati”. Tuttavia, ha specificato, “non si toglie il passaporto a chi lo già ottenuto onestamente ma non ci saranno sanatorie per i trafficanti di cittadinanze”. Inoltre, ha continuato, “rafforzeremo il sostegno all’immigrazione di ritorno a dimostrazione che non vogliamo punire coloro che si sentono italiani ma anzi li incentiviamo a farlo. Ma non possiamo incentivare imbrogli o la finta cittadinanza”. Inoltre, “aumenteranno le spese per ottenere la cittadinanza: erano 300 euro, dal primo di gennaio abbiamo cambiato a 600 e la proposta di arrivare a 700“.

Il Cdm ha infine approvato la relazione annuale sui paesi di origine sicuri. “Non ci sono altri cambiamenti – ha affermato Tajani – abbiamo ascoltato tutte le organizzazioni e rispetto all’aggiornamento del 2024 non ci sono cambiamenti”. Le schede saranno poi presentate al Parlamento.

Un’altra misura approvata in Cdm sono nuove risorse per gli eventi sismici in provincia di Perugia, per cui sono stati stanziati un milione e 205 mila euro, come chiedeva il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci. Lo stanziamento, precisa una nota, “si aggiunge alle risorse già deliberate dal governo, pari a 6 milioni 324 mila euro. Il provvedimento si rende necessario per il completamento delle attività sul territorio colpito, previste dal Codice della Protezione civile”.

Altro punto all’ordine del giorno era la stabilizzazione dei docenti che sono stati assunti con appositi concorsi svolti nelle pieghe “dell’attuazione delle misure del Piano di ripresa e resilienza e in materia di istruzione e merito e per l’avvio dell’anno scolastico 2025/26“. E sempre in ambito istruzione, è stata data attuazione, attraverso un apposito decreto, alla riforma che elimina il numero chiuso per l’ingresso nelle facoltà di medicina, votata all’inizio di marzo. La riforma prevede l’abolizione del test d’ingresso con la previsione di un semestre ad accesso libero e il superamento del numero chiuso, così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi, con la previsione di una programmazione più dinamica con conseguente aumento graduale e sostenibile dei posti disponibili (+30mila dal 2023 nell’arco dei successivi 7 anni) e il conseguente rafforzamento del Sistema sanitario nazionale.

Infine il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il disegno di legge delega sulla riforma delle amministrazioni straordinarie e degli enti cooperativi e mutualistici. Si tratta di un provvedimento – spiega il Mimit – che, da un lato, semplifica la disciplina dell’amministrazione straordinaria e ne rende più efficiente la gestione e, dall’altro, aggiorna il quadro legislativo per gli enti cooperativi e mutualistici, adattandolo alle nuove dinamiche dell’attuale contesto economico e sociale. Il provvedimento – sottolinea il ministero – è un tassello importante di un intervento complessivo messo in campo in questi due anni di Governo per riformare le amministrazioni straordinarie, un’area grigia che invece di essere uno strumento di politica industriale era contraddistinta da situazioni complesse che svantaggiavano le imprese.

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