Prodi e Depardieu, uniti dal continuo processo sul loro passato

Benché diversissimi, i loro casi sono accomunati dalla sproporzione di fama e forza fra accusato e accusatore. Per il primo molte celebrità sono disposte spendersi, ma il secondo ha più energia per portare avanti la causa

Mai avrei pensato di prendere la penna per scrivere nelle stesse righe di Romano Prodi e Gérard Depardieu, ma, evidentemente, quel giorno è arrivato. Benché differenti in modo radicale, i loro casi sono accomunati da due caratteristiche: la sproporzione di fama e forza fra accusatore e accusato, con quest’ultimo che tutti conoscono ma appare rimasto l’ombra del sé stesso potente che fu, mentre l’accusatore è decisamente meno celebre però sembra avere energie da vendere; e il supporto difensivo, che dal versante opposto appare una chiamata in correo, da parte di celebrità disposte a spendere il proprio nome in un #iostocon.

Prodi è Prodi e Depardieu è Depardieu, diversissimi per storie e identità personali, ma li accomuna il trovarsi travolti dalla cifra dei giorni nostri: il continuo processo del presente al passato. Il passato fa leva sul “lei non sa chi ero io”, il presente risponde con l’ineluttabilità della propria immanenza. Non so se sia un processo giusto, ma di certo non è equo: il presente, oltre a depositare l’accusa, stabilisce le norme ed esprime il collegio giudicante; il passato invece, essendo passato, non può difendersi ma soltanto sperare nella prescrizione.

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