Una destra anti trumpiana, liberale, pro Europa, non complottista. Ragioni per studiare l’eresia di Merz

Ciò che rende seducente il prossimo cancelliere tedesco è il suo essere una mosca bianca della destra mondiale e uno specchio perfetto per individuare i peccati e i vizi dei conservatori e dei repubblicani di mezzo mondo. Il suo profilo pone due grandi sfide per l’Italia

Nel pazzo universo della politica europea, c’è una creatura nuova, affascinante, originale, sorprendente, che merita di essere studiata, e forse persino ammirata, nonostante il suo essere apparentemente fuori dal tempo. Il nome della creatura già lo conoscete, è quello di Friedrich Merz, e coincide con il profilo del prossimo cancelliere tedesco. Le particolarità che fanno di Merz un animale unico nel panorama europeo sono molte, ma ciò che lo rende seducente è il suo essere una mosca bianca della destra mondiale e uno specchio perfetto per individuare i peccati e i vizi dei conservatori e dei repubblicani di mezzo mondo. Merz è un eretico della destra per le ragioni opposte a quelle che di solito permettono di identificare un eretico a destra.

Non è social, non urla, non è virale, non è populista, non ha mai flirtato con Trump, non ha mai evocato complotti globalisti, non ha mai ceduto di un millimetro sull’Ucraina e abbraccia con convinzione tutto quello che buona parte delle destre ha scelto da tempo di abbracciare sempre con minore entusiasmo. Merz è un conservatore classico, è liberale nei toni, è europeista nei fatti, è filoamericano nella sostanza, è antipopulista con i suoi atti, non ha alcuna intenzione di finire nelle grazie di Trump e di Musk eppure, tra le destre europee, è l’unica destra che ha scelto di prendere sul serio il progetto di rivoluzione trumpiana, Decima Musk compresa.

Prendere sul serio Trump significa non voler attenuare la portata rivoluzionaria delle sue promesse e delle sue minacce nei confronti dell’Europa. E nel farlo, senza essere neppure diventato cancelliere, Merz ha già indirizzato la Germania verso un orizzonte nuovo. Sul debito, per esempio, Merz ha spinto il Parlamento uscente a fare quello che la Germania non aveva mai fatto: allentare i limiti alla spesa pubblica, cosa che, a proposito di lezioni alla destra, possono permettersi di fare i paesi che quando non vi sono emergenze scelgono di fare i compiti a casa.

Sulla Difesa, ancora, Merz ha fatto tesoro di una vecchia affermazione di Henry Kissinger, secondo il quale la Germania dopo le guerre mondiali era diventata un gigante economico pur essendo un nano politico, e avendo eliminato ogni vincolo di bilancio per le spese relative alla Difesa la stagione di Merz, in un’èra in cui i giganti politici si misurano anche dalla capacità che hanno di difendere se stessi militarmente, promette di rovesciare il detto di Kissinger: un gigante politico che vuole tornare a essere anche un gigante economico. Merz, per le destre mondiali, è una sfida assoluta, perché mostra che un’altra destra è possibile, è reale, è vincente.

Ma la sua traiettoria è interessante anche per un’altra ragione che riguarda una doppia sfida per l’Italia. Da un lato, il governo Merz è destinato a essere un concorrente spietato per il nostro governo, e l’idea che l’Italia sia forte perché la nostra maggioranza è l’unica stabile in Europa è un’idea che presto verrà superata dal tempo. Dall’altro lato, il governo Merz sarà impattante per l’Italia anche sull’immigrazione.

Merz non sogna una Germania che chiude le frontiere. Ma i negoziatori delle tre forze politiche (Cdu, Csu, Spd) che stanno discutendo il programma della coalizione hanno già concordato un approccio comune sul respingimento diretto dei richiedenti asilo alle frontiere tedesche, “in coordinamento con i vicini europei”, ponendo di fronte alle destre nazionaliste, comprese quelle italiane, una scelta in prospettiva importante: siamo pronti, in Italia, a continuare a scommettere sull’Europa per avere maggiore solidarietà sui migranti o vogliamo assecondare la bestia populista che sull’immigrazione chiede più muri da alzare e meno integrazione da creare? Una destra conservatrice, liberale, pro Europa e filoamericana che prende sul serio Trump è una bestia rara in Europa. Il tempo ci dirà se la destra italiana di fronte al possibile modello Merz sceglierà di prendere appunti o di chiudere gli occhi urlando ingenuamente: mamma, li crucchi. Viva Merz.

  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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