L’europarlamentare è il candidato del Pd alle regionali nelle Marche. Grande amico del sindaco della capitale Roberto Gualtieri, sosteneva la sua scelta sull’impianto, ma nella sua regione non vuole fare altrettanto: “Siamo un territorio piccolo, punteremo sulla differenziata”
“A Roma c’è un’emergenza rifiuti da anni. C’è un sindaco che vuole ripulirla davvero anche attraverso la realizzazione del termovalorizzatore. Va sostenuto. Con Gualtieri, no a passi indietro”. A dirlo era Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro ed europarlamentare del Pd. Era aprile 2023. Un anno prima il sindaco di Roma Roberto Gualtieri aveva annunciato la sua idea di realizzare un nuovo termovalorizzatore, creando dentro al partito un certo sconquasso. Soprattutto quando, alcuni mesi più tardi, era stata eletta nuova segretaria del partito Elly Schlein, che aveva scelto come responsabile Ambiente del partito Annalisa Corrado, ingegnera ambientalista da sempre contraria agli impianti di termovalorizzazione. Ma Ricci, nonostante i malumori del Nazareno, sulla scelta di Gualtieri era rimasto tra i più strenui sostenitori del sindaco di Roma. No pasaran. Quasi due anni più tardi però l’europarlamentare dem, fresco dell’investitura da candidato governatore del Pd nelle Marche, sulla questione termovalorizzatori sembra aver cambiato idea. Due giorni fa nel corso del congresso di Europa verde a Pesaro ha annunciato: “Dobbiamo essere chiari: nel nostro programma non ci sarà nessun termovalorizzatore”. Cos’è successo? Come mai l’ex sindaco ha improvvisamente cambiato idea sulla gestione dei rifiuti? “Gualtieri è stato coraggioso perché ha affrontato con quella scelta un’emergenza della città, ma nelle Marche le cose sono diverse”, risponde al Foglio l’eurodeputato. “Ci sono solo 1,5 milioni di abitanti, non c’è neppure la popolazione per pensare a un impianto del genere e, soprattutto, non c’è la crisi dei rifiuti che c’è a Roma. Punteremo sulla raccolta differenziata per ridurre al minimo il residuo”. Insomma a Roma il termovalorizzatore va bene, nelle Marche invece no. Questioni di dimensioni.
Non è l’unica cosa sulla quale ultimamente Ricci ha cambiato opinione. Da sempre tra i più strenui sostenitori dell’Ucraina, al voto a Strasburgo sul Reaerm Europe, a differenza del resto della brigata riformista in Europa, si è attenuto alle indicazioni del Nazareno, astenendosi sul piano di Ursula von der Leyen. Troppo delicato, forse, non attenersi alla linea del partito proprio nei giorni dell’annuncio della sua discesa in campo.
Quel che è certo comunque è che Ricci arriva alla candidatura dopo un risultato straordinario alle Europee: oltre 106 mila preferenze. Più della metà, circa 52 mila, proprio nelle Marche. “È stato un record storico e quindi in tanti hanno iniziato a chiedermi di candidarmi. L’amore per la mia terra ha prevalso su tutto il resto e mi ha convinto a candidarmi anche per salvare la regione dall’estrema destra che la sta condannando al declino”, racconta. Ma quasi altrettanti voti, 41 mila circa, bisogna dirlo, sono arrivati dal Lazio, dove a invitare a votarlo c’era proprio il sindaco di Roberto Gualtieri e il suo braccio destro e sinistro, il deputato dem Claudio Mancini. Un’alleanza centro italiana che è diventata sempre più importante dentro al partito, ma che adesso si divide su una tecnologia: il termovalorizzatore. Basta la crisi dei rifiuti capitolini a spiegare questa differenza?
Meglio di Ricci nel Pd alle Europee aveva fatto un’altro ex sindaco: Antonio Decaro. Con quasi 500 mila preferenze, di cui 350 mila in Puglia, anche il suo destino sembra segnato: sarà il candidato Pd per le regionali pugliesi il prossimo anno. E qualcuno inizia a maliziare che l’Europarlamento stia diventando sempre di più lo spogliatoio, in attesa della partita, degli amministratori del Pd, pronti al momento giusto a fuggire da Strasburgo. “Non è così”, ci dice Ricci. “Ma l’ottimo risultato del partito alle europee è arrivato anche grazie al fatto che tutti siamo legati ai territori. E’ normale dunque che quando poi i territori chiamano, noi non possiamo rimanere sordi”. Altrettanto fisiologico che dall’oppossizione in tanti già abbiano iniziato a chiedere le sue dimissioni dall’Europarlamento (il suo scranno andrebbe ad Alessia Morani, prima dei non eletti del Pd nel collegio del centro Italia). Prima delle elezioni, spiega l’ex sindaco, non arriveranno di certo. Ma anche in caso di sconfitta Ricci per ora utilizza la scaramanzia per tenersi le mani libere: “Andare in consiglio regionale se perdo? Il problema non si porrà perché sono sicuro che vinceremo. C’è un’aria frizzante, finalmente potremmo dare un governo democratico e progressista alla regione Marche”.