Il commissario al Commercio Sefcovic e il capo-gabinetto Seibert sono andati a Washington per cercare un compromesso prima del 2 aprile, mentre la Commissione rinvia di due settimane le contromisure economiche verso gli Stati Uniti. Concessioni che suonano come segnali di debolezza
Bruxelles. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva promesso una risposta “forte e proporzionata” alla guerra commerciale di Donald Trump contro l’Unione europea. Ma, alla prima battaglia sull’alluminio e l’acciaio, ancor prima che la guerra sia scatenata con tutta la sua forza il 2 aprile, la linea della fermezza dell’Ue si sta sgretolando. Francia e Italia fanno pressioni per cancellare il bourbon americano dalla lista dei dazi minacciati dall’Ue per rispondere a quelli americani su alluminio e acciaio. La loro priorità è salvare lo champagne e il vino da una rappresaglia americana. “Siccome esportiamo molto più vino di quanto whisky importiamo, sarebbe come tirarsi la zappa sui piedi”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La Commissione ha già rinviato le contromisure di due settimane. Ieri il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, e il braccio destro di von der Leyen, Bjoern Seibert, sono stati inviati a Washington per cercare un compromesso. Basteranno alcune concessioni dell’Ue oppure Trump si farà convincere solo da risposte forti, come accaduto con Canada e Messico?
Il 12 marzo, dopo l’entrata in vigore dei dazi di Trump su alluminio e acciaio, von der Leyen aveva annunciato contromisure per un valore di 26 miliardi di euro per “uguagliare la portata economica dei dazi statunitensi”. La risposta doveva avvenire in due fasi. Il primo aprile dovevano essere riattivate le contromisure introdotte nel 2018 dall’Ue in una precedente disputa su alluminio e acciaio su 4,5 miliardi di euro di merci americane, compresi bourbon, Levi’s e Harley Davidson. A metà aprile dovevano entrare in vigore nuovi dazi su altri 18 miliardi di euro. Sono stati i dazi del 50 per cento sul bourbon a scatenare l’ira di Trump. “Se questo dazio non verrà rimosso immediatamente, gli Stati Uniti imporranno a breve una tariffa del 200 per cento su tutti i vini, champagne e prodotti alcolici prodotti dalla Francia e da altri paesi rappresentanti dall’Ue”, ha minacciato Trump.
Il bullismo ha funzionato. Il 16 marzo il premier francese, François Bayrou, ha attaccato la Commissione per la scelta di riattivare la lista del 2018. “Sono stati commessi errori grossolani? Probabilmente sì”, ha detto Bayrou. Il 20 marzo la Commissione ha annunciato il rinvio e una probabile modifica della lista del 2018 che potrebbe portare all’esclusione del bourbon. “Il nostro obiettivo è trovare l’equilibrio giusto in termini di prodotti, tenendo conto degli interessi dei produttori, degli esportatori e dei consumatori dell’Ue”, ha detto un portavoce della Commissione.
Il commissario Sefcovic è stato inviato a Washington per cercare di trovare un compromesso ed evitare la grande deflagrazione prevista il 2 aprile. Quel giorno sarà il “Liberation day”, ha detto Trump. Il giorno dell’inizio della grande guerra commerciale. La sua Amministrazione introdurrà quelli che definisce “dazi reciproci” per rispondere non solo ai dazi degli altri paesi, ma anche a regolamentazione o tasse come l’Iva. In un’audizione al Parlamento europeo Sefcovic ha indicato diversi settori che Trump potrebbe colpire perché ritiene che la relazione è squilibrata: automobili, semiconduttori, legno e prodotti farmaceutici.
A Washington il segretario al Commercio, Howard Lutnick, e il rappresentante al Commercio, Jamieson Greer, non hanno chiarito a Sefcovic le intenzioni dell’Amministrazione per il 2 aprile. Il commissario è stato accompagnato dal capo-gabinetto di von der Leyen, Bjoern Seibert. E’ il braccio destro della presidente della Commissione a prendere in mano il negoziato. L’idea originale di von der Leyen era di offrire a Trump un “deal” per comprare più gas naturale liquefatto e armi dagli Stati Uniti e una “tregua” nei sui giganti del digitale americani. La cancellazione dei dazi sul bourbon potrebbe rientrare nel pacchetto delle concessioni. Ma con il rinvio per il bourbon ha inviato un segnale di debolezza. Tutto il contrario della strategia perseguita da Canada e Messico con un certo successo. Trump è stato costretto per due volte a fare marcia indietro sui dazi contro i vicini, dopo la risposta dei due governi. Gli Stati Uniti, con le loro interdipendenze, sono molto vulnerabili a contromisure. Inoltre, le decisioni di Trump su Nato e Ucraina mettono in discussione il piano originario di von der Leyen di aumentare le dipendenze militari dagli Stati Uniti. Alcuni paesi dell’Ue hanno invitato la Commissione a seguire la lezione di Canada e Messico. Ma von der Leyen dovrebbe avere il coraggio di un rapporto di forza con Trump e con il sostegno dei grandi paesi. Francia e Italia comprese, anche a costo di sacrificare qualche milione di bottiglie di vino.