Cari ospiti di Gruber, ribellatevi alle falsità di Travaglio sull’Ucraina

Il direttore del Fatto ripropone ostinatamente lo stesso “argomento”: Zelensky avrebbe rifiutato qualsiasi negoziato che non prevedesse il ripristino integrale dei confini ucraini. Ma quest’argomento è una contraffazione che coincide esattamente con la propaganda del Cremlino

Gentili ospiti di Lilli Gruber: Nathalie Tocci, Massimo Giannini, Paolo Mieli, Lucio Caracciolo, Lina Palmerini, Monica Guerzoni, Mario Monti, Andrea Scanzi, Beppe Severgnini, Alessandro De Angelis, Rosi Braidotti, Massimo Cacciari, Luca Josi, Pino Corrias… – completate voi l’elenco, cito alla rinfusa, prescindendo dalle varie opinioni, e confidando nella comune larga alfabetizzazione – vorrei chiedervi come mai nessuna e nessuno di voi, salvo che m’inganni (perdo troppe puntate), abbia mai obiettato a un “argomento” stentoreamente e sprezzantemente enunciato dal mio beniamino Marco Travaglio più o meno un giorno sì e uno no. L’“argomento” dice che Zelensky si legò le mani rispetto a qualsiasi negoziato quando nel settembre del 2022 decretò il divieto a trattative con la Russia di Putin che non prevedessero il ripristino integrale dei confini ucraini (lunedì Travaglio, sulla cresta dell’onda trumpian-putiniana, si è spinto a rivelare che la delegazione ucraina non si incontra coi russi ma separatamente con gli americani perché resta sequestrata da quella fanatica smania di Zelensky di bruciare i vascelli alle spalle proprie e della sua gente). Non so definire Travaglio “ospite” della trasmissione, perché gli ospiti alla seconda o alla terza villania smettono di essere tali, e Travaglio la fa da padrone. Ma l’argomento sul quale imperversa indisturbato è peggio che una falsità, è una contraffazione. Letteralmente coincidente con la retorica del Cremlino.



Nell’ultima settimana di settembre del 2022, Putin indisse in fretta e furia, specialmente furia, un referendum nelle quattro regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson. Avvenendo in un regime di occupazione armata, di fughe e di deportazioni, il referendum non poteva essere riconosciuto legittimo da alcun istituto democratico. Ebbe anche un corollario farsesco, perché le quattro regioni erano solo parzialmente occupate dalle forze russe, e lo sono ancora oggi. L’oblast’ di Kherson era stata occupata senza colpo ferire dalla prima avanzata russa, grazie al tradimento di sue autorità, ma era stata riguadagnata largamente, compreso il capoluogo, dalla controffensiva ucraina. Anche dell’oblast’ di Zaporizhia era ed è restato in mano ucraina lo stesso omonimo capoluogo. Col referendum, e il corrispondente cambiamento costituzionale, la Russia decretava l’annessione delle regioni – il 15 per cento, sulla carta, del territorio ucraino – alla madrepatria, così da rendere “esistenziale” e non negoziabile l’appartenenza russa di quelle terre (come della Crimea occupata nel 2014).

“Pagliacciata sfrontata, precedente all’impegno di Zelensky a escludere un negoziato che non prevedesse l’integrità dei confini legali del paese, e ignorata dagli equidistanti sedicenti e dai pacifisti scandalizzati dall’intransigenza ucraina”. “Le quattro regioni votate dagli umoristici referendum ‘parte del territorio della madrepatria russa per l’eternità’, e perciò bombardate ogni giorno – con una predilezione per gli ospedali e i mercati a Kherson, per i condomini a più piani a Zaporizhia. Con quei ‘referendum’, annettendosi anche quello che non aveva, Putin aveva creato il suo fatto compiuto: non ci sarebbe stato negoziato senza riconoscerlo, perché il ‘territorio russo’ non è negoziabile, nemmeno quando non ce l’hai”. Dunque era Putin che bruciava i vascelli alle spalle proprie e della gente russa, e si vietava qualunque negoziato sulle regioni annesse. Dopo di allora, Putin e i suoi portavoce non hanno fatto che ribadirlo. Peskov ancora due giorni fa, all’Afp: “I territori che sono divenuti soggetti della Federazione Russa, che sono iscritti nella Costituzione del nostro paese, ne costituiscono una parte inseparabile. Questo è innegabile e non negoziabile”. La cerimonia della firma dell’annessione si era tenuta nel Salone di san Giorgio del Cremlino il 30 settembre del 2022. Putin proclamò: “Voglio che le autorità di Kyiv e i loro veri manovratori in occidente mi ascoltino, e si ricordino, tutti: le persone che vivono nel Lugansk e nel Donetsk, nel Kherson e nel Zaporozhye sono diventate nostri cittadini, per sempre. (Applauso). Siamo pronti al negoziato, ma la scelta del popolo di Donetsk, Lugansk, Zaporozhye e Kherson non sarà in discussione. La decisione è stata presa e la Russia non la tradirà. (Applauso). Non c’è altra via alla pace!”. L’alternativa era messa nel modo più limpido: o la rassegnazione a quelle annessioni, o la bomba atomica.



Questo avveniva alla fine di settembre. Il martedì 4 ottobre 2022 Volodymyr Zelensky firmò un decreto che dichiarava “impossibile” la prospettiva di colloqui finché Vladimir Putin fosse presidente, lasciando aperta la strada a colloqui con una Russia futura. Fu dunque in risposta a quei referendum truffaldini e all’annessione costituzionale “perpetua” che Zelensky emanò il decreto, e sette mesi dopo simulati negoziati nei quali la Russia non aveva fatto altro che esigere la capitolazione piena dell’Ucraina. L’“argomento” decisivo di Travaglio cancella serenamente l’antefatto, col quale era stato Putin a legarsi le mani quanto alle condizioni insuperabili per il negoziato, e fa di Zelensky l’autore, invece che colui che reagì al fatto compiuto della Russia. La sequenza, importante come apparve fin da quando avvenne, e periodicamente rievocata, è di facilissima verifica. Io l’ho ricostruita periodicamente un certo numero di volte (qui sopra un po’ citate), peraltro molto inferiore alle innumerate volte in cui Travaglio l’ha proclamata e falsificata a modo suo. Va da sé che non mi aspetto che ospiti di Gruber e lei stessa, nell’invaso nido di cuculo, mi leggano: a ciascuno il suo. Ma come mai non hanno, motu proprio, una ribellione alla falsità e all’impudenza di Travaglio? Come mai, qualunque opinione abbiano, non la fanno precedere dalla verità, così scoperta? Italiane, italiani, ospiti di Gruber, ancora uno sforzo.


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