Il ministro Antonio Tajani ha un piano per esportare di più, ma dimentica di spiegare cosa fare con l’accordo tra Unione europea e paesi quali Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay, che abbatte del 90 per cento i dazi
Nonostante le smentite, le tensioni, gli scontri tra i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, mostrano che nel governo e nella maggioranza sulla politica estera ci sono visioni molto diverse. E questa frattura, esplosa dopo la chiamata tra il leader della Lega e il vicepresidente americano J. D. Vance, si riverbera anche su altre questioni, mostrando una linea poco chiara. E’ il caso della politica commerciale, uno dei dossier più delicati della politica internazionale ed economica soprattutto dopo i dazi introdotti o minacciati da Donald Trump.
L’indecisione di fondo è emersa chiaramente la settimana scorsa, quando il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha presentato il “Piano d’azione per l’export nei mercati extra Ue ad alto potenziale”, un rapporto preparato in collaborazione con l’Ice (Italian trade agency), Cdp, Sace, Simest e presentato insieme a tutte le principali realtà produttive del paese. Insomma, una prova di unità del cosiddetto Sistema Italia con una programmazione di medio termine. L’obiettivo dichiarato da Tajani, partendo dai 623 miliardi di export italiano nel 2024, è quello di “arrivare a 700 miliardi di export entro fine legislatura”. Ma come fare se gli Stati Uniti, il principale mercato extra Ue che assorbe oltre il 10 per cento dell’export italiano, sta imboccando una svolta protezionista? Semplice, basta concentrarsi su quelli che Tajani definisce “paesi ad alto potenziale”.
Tra questi, uno dei più promettenti, c’è il Brasile e, più in generale, quello che il rapporto della Farnesina definisce “la grande opportunità del Mercosur”. Quindi il governo è a favore dell’accordo tra Unione europea e Mercosur che creerebbe una delle più grandi zone di libero scambio al mondo con 700 milioni di persone, produttori e consumatori? No. O meglio, non si sa. Tajani non lo dice. Il governo ha un piano per l’export per l’Italia fino al 2027, ma non sa cosa dovrà decidere nei prossimi mesi sulla politica commerciale.
Perché la presidente Ursula Von der Leyen ha siglato un accordo con i paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay) che abbatte del 90 per cento i dazi. Il testo verrà sottoposto nel primo semestre del 2025 per l’approvazione al Consiglio europeo dove, per far saltare l’accordo, basta una minoranza di blocco di quattro paesi che rappresentano il 35 per cento della popolazione Ue. Dato che alcuni paesi con in testa la Francia si sono già espressi contro, l’Italia può essere l’ago della bilancia. Il governo si è detto contrario, seguendo la linea delle organizzazioni agricole con in testa la Coldiretti, anche se recentemente sia la premier Giorgia Meloni sia il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida hanno mostrato una timida apertura chiedendo “compensazioni” per gli agricoltori. Ma queste possono arrivare dalla Commissione Ue solo fuori dal trattato, il cui non è più modificabile: prendere o lasciare.
L’aspetto surreale è che il dossier è di fatto in mano al ministro dell’Agricoltura, mentre il ministro che ha la delega sul commercio estero, Tajani, non ha una posizione ed evita di prenderla. In realtà, è chiaro che l’accordo con i paesi del Sud America convenga molto all’Italia, non a caso il presidente di Confindustria Emanuele Orsini è più che favorevole. Lo stesso Piano della Farnesina dice che l’accordo Ue-Mercosur ha un “grande potenziale per nuove opportunità”, in particolare il Brasile per settori come macchinari, automotive, chimica e agroalimentare. D’altronde, alla presentazione del “Piano d’azione” della Farnesina era presente anche Matteo Zoppas, il presidente dell’Ice (Istituto per il commercio estero) che recentemente ha pubblicato un’analisi sull’accordo Ue-Mercosur evidenziandone i “benefici significativi per entrambe le aree”. E la stessa strategia di Tajani prevede che l’Italia debba “incoraggiare la Commissione Ue a espandere la rete di accordi di libero scambio”. Non si sa, però, se dopo aver incoraggiato la Von der Leyen a firmare nuovi accordi commerciali l’Italia debba approvarli. Il “Piano d’azione” dell’europeista Tajani non prevede indicazioni.