“Il mondo è globale, le sfide sono complesse, abbiamo necessità di riflettere”. Il presidente del Consiglio per la ricerca in Agricoltura non riesce a fornire al Parlamento un solo numero sull’impatto dell’accordo con il Sud America. Il simbolo di un paese ostile al libero scambio, che ignora i dati e non considera l’industria
Alla fine se l’è cavata come gli studenti impreparati durante le interrogazioni: niente risposte precise, affermazioni vaghe, abbondante uso del condizionale, nessun numero. Il problema è che Andrea Rocchi, presidente del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), era stato convocato dalla Commissione Agricoltura della Camera proprio per sapere qualcosa di specifico sulle “ricadute sul sistema agroalimentare dell’Accordo di libero scambio tra l’Ue e il Mercosur”. In un momento storico così delicato, tra guerre militari e commerciali, la politica sul commercio internazionale ha assunto un ruolo fondamentale. Se gli Stati Uniti imboccano la via del protezionismo con i dazi innalzati da Trump, è importante per l’Italia sapere se l’accordo con i paesi del Sud America sia positivo. Ma Rocchi, socraticamente, sa di non sapere niente, e regala ai parlamentari una massima di vita: “Il mondo è globale, le sfide sono complesse, abbiamo necessità di riflettere”.
A pensarci bene quella di Rocchi è una massima filosofica utilissima per navigare in questa fase in cui è necessario dire qualcosa senza dire nulla di preciso. La premier Meloni potrebbe usarla per svicolare da tutti problemi internazionali più delicati. Chiama Von der Leyen per sapere se rispondere ai dazi di Trump? “Cara Ursula, il mondo è globale, le sfide sono complesse, abbiamo necessità di riflettere”. Chiama Macron per sapere cosa fare con la difesa europea? “Caro Emmanuel, il mondo è globale, le sfide sono complesse, abbiamo necessità di riflettere”. Idem se chiama Zelensky per parlare dell’Ucraina o Trump di dazi e spese militari.
In realtà la domanda posta a Rocchi era molto più semplice: fornire qualche numero sull’impatto dell’accordo con il Mercosur sul settore agroalimentare. Nulla di diverso da quella che è la missione del Crea e il lavoro di Rocchi (e per cui è pagato 170 mila euro l’anno). Ma Rocchi mette subito le mani avanti: “Non entro nel dettaglio”, “il lavoro di ricerca è ancora in progress”, “siamo in una fase di analisi e addirittura di pre-analisi”, “non abbiamo una fotografia definitiva”, “non siamo ancora in grado di comunicare dei dati”, “è un accordo che potrebbe avere luci e ombre”. Il presidente del Crea va avanti così per venti minuti, senza dire nulla, affermando di saperne poco o niente, tanto che al termine i parlamentari non gli fanno nessuna domanda tanto già sanno quale potrebbe essere la risposta.
Alla fine Rocchi chiede di poter essere interrogato più in avanti: per avere qualche dettaglio ha bisogno di “un mese ulteriore di lavoro”. Anche se, prima di finire la sua analisi, già sa quale sarà la conclusione: “Non ci sarà, ve lo anticipo, una risposta positiva o negativa, ci sono luci e ombre”. D’altronde, se non è chiara la posizione del governo e del ministro Francesco Lollobrigida, come può Rocchi azzardare un’opinione? Tra un mese si capirà meglio quali numeri possono sostenere la linea che verrà decisa.
La questione è abbastanza imbarazzante, perché è vero che l’accordo con il Mercosur è stato firmato a dicembre, ma se ne discute da venti anni. E nel mondo ci sono decine e decine di analisi sia sull’impatto complessivo (generalmente positivo) sia su settori specifici. Ci sono studi della Commissione europea, del Banco de España, di università e centri studi. Solo per stare all’Italia, c’è un recente studio del Centro Rossi-Doria e uno, uscito proprio in questi giorni, dell’Ice (Italian Trade Agency) che evidenzia “benefici significativi per entrambe le aree”. Solo il Crea, che ha come compito istituzionale fare queste ricerche, brancola nel buio.
L’episodio tragicomico, però, ci dice molto di più su come poco seriamente sia trattato questo dossier in Italia. È innanzitutto singolare che su un trattato di libero scambio, che riguarda soprattutto l’industria – con particolari vantaggi per settori come l’automotive, la meccanica e la siderurgia – in un paese manifatturiero come l’Italia si faccia un’indagine conoscitiva che riguarda solo il settore agroalimentare. Ancora più singolare è che nelle convocazioni della Commissione Agricoltura non è praticamente intervenuto alcun esponente dell’industria agroalimentare (che fa circa 60 dei 70 miliardi di export) ma solo rappresentanti delle organizzazioni agricole (che fanno i restanti 10 miliardi).
Per giunta, l’“indagine conoscitiva” sul Mercosur viene portata avanti con istituzioni pubbliche di “ricerca” che non hanno uno straccio di numero e non sono in grado di fornire un’analisi d’impatto. Si decide ignorando la realtà. Ormai il paese, in tutti i suoi organi decisionali, è pronto per sostituire il metodo einaudiano “Conoscere per deliberare” con la filosofia di Rocchi: “Il mondo è globale, le sfide sono complesse, abbiamo necessità di riflettere”.