Un polpettone come quello su Ventotene non l’avrebbe scritto manco un algoritmo

Altro che Chatgpt. Due giorni (ma adesso arriva pure il terzo) di sceneggiate su Ventotene, prevedibili come il mal di pancia dopo un piatto di fagioli

Altro che Chatgpt, è la politica italiana a essere un algoritmo. Due giorni (ma adesso arriva pure il terzo) di sceneggiate su Ventotene, prevedibili come il mal di pancia dopo un piatto di fagioli. E con una regia che nemmeno un computer scassato o un’intelligenza artificiale con due neuroni scollegati programmata da Matteo Salvini riuscirebbe a rendere più scontata.

Breve riassunto. Mercoledì mattina, Montecitorio, Aula magna della Repubblica. Giorgia Meloni spara la sua provocazione: cita il manifesto di Ventotene, lo agita come un torero con il drappo rosso davanti al toro del Pd. Passano settevirgoladue secondi netti – cronometro alla mano – e il Pd parte con il suo numero: “Fascisti!”. Sono tre anni che dicono la stessa cosa. Dall’altra parte, la destra non si fa pregare: “E voi pensate ai crimini del comunismo”, gli risponde Galeazzo Bignami. Manco Grok, l’IA di Elon Musk. Ma non finisce qua. Alle 21, quando uno pensava di potersi godere una serata tranquilla, ecco spuntare Roberto Benigni su Raiuno con uno spettacolo intitolato “il Sogno”. E che sogna? Si lancia in un’ode a Ventotene.

Intanto, arrivata a Bruxelles per il consiglio europeo, Meloni gongola: “Li ho fatti impazzire”, avrebbe detto alle 23. O forse no, perché poi smentirà. Ma ci arriviamo. Intanto siamo a giovedì, cioè ieri, ore 12. Il Pd, con la fantasia di un bradipo sotto sedativi, fa un sogno che neanche Benigni: “Tutti a Ventotene sabato”. cioè domani. Gita fuori porta. Portate cestini e panini. Ma arriva la destra. Claudio Borghi, il leghista con la verve di un bot russo, attacca Benigni e storpia il titolo del suo show: “Il fogno”. Intanto sono le 16 e Meloni smentisce: “Non ho mai detto ‘li ho fatti impazzire’”. Questa storia sembra scritta da un’intelligenza artificiale con la batteria scarica.

Di più su questi argomenti:

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori “Fummo giovani soltanto allora”, la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.

Leave a comment

Your email address will not be published.