“Starlink? Per le comunicazioni è superiore ai competitor”. “Dire no a Musk? Tecnicamente oggi non ha senso”. “Gli investimenti di Leonardo? Integriamo satelliti per l’osservazione della terra a tecnologie digitali per elaborare i dati prodotti”. Chiaccerata con Massimo Claudio Comparini, responsabile della space unit dell’azienda italiana
“Se oggi uno stato vuole una capacità di riserva per le telecomunicazioni satellitari dal punto di vista delle prestazioni Starlink è indubbiamente il sistema migliore”. Massimo Claudio Comparini, capo dell’unità spaziale di Leonardo, colosso italiano della difesa, dell’aerospazio, non ha dubbi: “Da un punto di vista tecnico tra le costellazioni di satelliti in orbita bassa per la connettività non ci sono grandi avversari. La francese Eutelsat, con OneWeb, ha una costellazione di prima generazione. Sia per banda trasmessa sia per facilità d’uso, Starlink è superiore”. L’argomento è finito dentro al disegno di legge spazio, un provvedimento normativo per la space economy che considera anche l’opportunità per l’Italia di dotarsi di un’infrastruttura di ridondanza, in grado di garantire le comunicazioni anche in caso di guerra o catastrofe naturale. Qualcuno l’ha vista come un favore a Elon Musk e alla sua Starlink. I 5 stelle chiedono addirittura di ascoltare nel corso delle audizioni in commissione Attività produttivi il magnate americano. Ma è così necessario per l’Italia dotarsi di un sistema di riserva per le telecomunicazioni? “Tecnicamente ha senso immaginare la resilienza di un’infrastruttura critica come la connettività per evitare il rischio del cosiddetto denial of service. Da questo punto di vista la volontà di approvvigionarsi di una capacità di riserva è senz’altro comprensibile”. Ma affidarla a Musk non è rischioso? Chi garantisce che le comunicazioni sarebbero protette? “La protezione del dato, in termini di cifratura e decifratura, riguarda l’utente che utilizza l’infrastruttura e non il proprietario, non la farebbe Starlink”, risponde Comparini. “Anche noi come Telespazio – che è l’azienda di Leonardo che offre anche servizi di connettività – abbiamo un accordo commerciale con Starlink per poter offrire nel catalogo i suoi servizi. Non usare Starlink sarebbe una decisione non tecnica”. Una delle paure riguarda la costellazione europea Iris 2. Ancora non c’è ma dovrebbe diventare il concorrente europeo di Starlink. Così non si rischia di far naufragare quel progetto? Anche Roberto Cingolani, l’ad di Leonardo, dice che sui satelliti per le telecomunicazioni l’Europa sconta un grave ritardo. “Il progetto Iris 2 – dice Comparini – ha ricevuto dall’Agenzia spaziale europea (Esa) 750 milioni, non pochi soldi. Dopo due anni e mezzo però quelle risorse devono ancora essere mobilitate, l’Europa deve essere più rapida. Ma non c’è dubbio che le aziende europee entreranno anche in quel mercato”.
Intanto però negli Usa i privati hanno sempre un maggior ruolo per quanto riguarda lo spazio, l’Italia e l’Europa possono competere con Musk? “Noi non abbiamo multi miliardari come Musk e Bezos con aziende che fatturano come stati di medie dimensioni. Negli Usa il mercato dei capitali è molto più sviluppato: non c’è un colosso europeo come Space X, come non c’è un’Amazon europea, ma questo non significa che l’Europa non può essere competitiva nella space economy. Però occorre essere più veloci, ridurre la frammentazione e spendere meglio, facendo convergere i fondi su queste tecnologie e auspicando una visione di insieme tra Ese, Commissione europea, agenzie e difese nazionali. E’ in fondo un po’ lo stesso discorso che si sta facendo sulla difesa europea”.
Intanto Leonardo lancia il progetto di 20 nuovi satelliti proprio in orbita Ai quali si potranno aggiungere assetti specifici per la difesa. Lo avete raccontato poche settimane fa nel corso dell’aggiornamento del piano industriale. “Le costellazione di satelliti sono come le capsule del caffè, ce ne sono tanti tipi. La nostra non c’entra nulla con Starlink. Quella è una costellazione per la connettività. Poi ci sono quelle di osservazione della Terra e infine costellazioni di navigazione, come il sistema Galileo per la geolocalizzazione”. Perché avete scelto di investire su questo tipo di tecnologia? “Ci inseriamo – risponde Comparini – in un settore nel quale l’Italia ha una grande tradizione. Pensiamo a Cosmo SkyMed di Asi e ministero della Difesa. Satelliti per l’osservazione della Terra che garantiscono uno dei sistemi radar più sofisticati al mondo. Questa nuova costellazione di Leonardo, invece servirà a produrre moltissimi dati che si integrano con gli investimenti che l’azienda ha fatto nel dominio digitale: il supercalcolatore da Vinci a Genova, le tecnologie cloud e di intelligenza artificiale. I dati prodotti saranno così eleborati per produrre grandi quantità di informazioni, sia per uso civile, sia di sicurezza. L’integrazione e convergenza tra tecnologie spaziali e tecnologie digitali sarà davvero cruciale nei prossimi anni, anche nell’ottica del cosiddetto multidominio”.