Le chance di Siena su Mediobanca

Mps sale del 25 per cento in un mese e si accorciano le distanze di capitalizzazione con piazzetta Cuccia. L’Ops ha più probabilità di successo

A metà febbraio, il titolo Mps era sceso a 6,2 euro per azione, un livello al di sotto del quale l’operazione lanciata su Mediobanca con l’imprinting del governo Meloni sarebbe stata difficile da realizzare senza sconquassare i conti. A distanza di un mese il valore di borsa del Monte è salito a 7,8 euro con un incremento del 25 per cento, merito soprattutto degli arrotondamenti di quota realizzati in questo periodo dai soci Caltagirone e Delfin, che insieme avrebbero superato il 20 per cento. I continui rastrellamenti sul mercato in vista dell’assemblea del 17 aprile, anche da parte di fondi speculativi come gli hedge, avrebbero insomma fatto lievitare le quotazioni di Siena accorciando le distanze di capitalizzazione tra le due banche e azzerando quasi lo “sconto” dell’offerta di Mps su Mediobanca (in principio l’Ops era a premio per i soci di piazzetta Cuccia, poi è diventata a sconto del 15 per cento e adesso lo è solo dello 0,6 per cento).

Questi numeri dicono non che l’esito dell’assemblea del 17 è scontato, poiché permane un certo scetticismo tra gli investitori di mercato anche dopo il road show all’estero dell’ad Luigi Lovaglio, ma sicuramente che sono aumentate le probabilità che l’Ops possa essere presa in considerazione da parte degli azionisti di Mediobanca, almeno sul piano del prezzo offerto. Gli stessi numeri e rapporti di concambio potrebbero subire ancora modifiche per motivi tecnici, ma nel complesso Siena sembra oggi avere più probabilità di successo una volta che dovesse ottenere il via libera dai soci. A questi ultimi sarà proposta anche una modifica dello statuto per svolgere in futuro assemblee a porte chiuse. Dunque, se Mps-Mediobanca dovesse andare in porto, il nuovo gruppo, che tanto sarà strategico per l’economia nazionale, avrà la possibilità di ricorrere a prassi meno trasparenti, sebbene lecite, per votare le decisioni del cda. Prassi che sono state accelerate con il Covid, che diverse banche ora stanno abbandonando, ma che il Ddl Capitali ha rimesso in gioco.

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