Arrestando il suo rivale Imamoglu, Erdogan stravolge la charme offensive in Europa e sui mercati

Il sindaco di Instanbul è stato arrestato e privato del suo diploma. La solidarietà dei sindaci europei e la Borsa crollata (-8,72 per cento), che porterà a un rinnovato aumento dell’inflazione, pure se il governo ha lavorato duramente per tenerla sotto controllo negli ultimi due anni

Istanbul. L’arresto del popolare sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, avvenuto all’alba di ieri, si inserisce in una fase delicata per gli equilibri domestici ed esteri della Turchia. Complice il voltafaccia di Donald Trump sull’Ucraina e la necessità per gli europei di cominciare a provvedere da soli alla propria difesa, Ankara ha assunto una posizione privilegiata agli occhi dei partner dell’Ue. Forte del sostegno alla causa ucraina e del secondo esercito più numeroso della Nato, nonché di un comparto bellico-industriale all’avanguardia, la Turchia è diventata un partner imprescindibile per disegnare una nuova architettura di sicurezza nel Vecchio continente. Al punto che, per mesi, le cancellerie occidentali hanno ridotto le critiche sulle violazioni dello stato di diritto nei confronti di Ankara, anche a fronte di un’ondata di arresti che ha colpito i partiti di opposizione e le organizzazioni della società civile. Per avere un esempio di come la considerazione della Turchia sia cambiata a livello continentale, basta guardare all’accordo di partnership firmato da Leonardo con Baykar. L’azienda turca produce i droni senza pilota che hanno fatto le fortune della Turchia e dei suoi alleati, e la partnership con Leonardo si propone di indirizzare un mercato europeo il cui valore nei prossimi dieci anni raggiungerà i 100 miliardi di dollari.



Tuttavia, la decisione di arrestare Imamoglu rappresenta una repentina escalation da parte del governo nei confronti dei suoi oppositori, che rischia di riflettersi anche sul posizionamento di Ankara. Accusato di essere coinvolto in attività criminali legate ad alcune gare d’appalto e favoreggiamento nei confronti dell’organizzazione terroristica del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), Imamoglu è il principale rivale politico del presidente Recep Tayyip Erdogan. Domenica prossima, le primarie del suo partito, il Partito repubblicano del popolo (Chp), avrebbero dovuto sancire la sua nomina a candidato ufficiale per le prossime elezioni presidenziali, attualmente previste per il 2028.



Non è la prima volta che Imamoglu, sindaco di Istanbul dal 2019, si trova al centro di indagini da parte della procura. Inoltre, la sera prima dell’arresto, il suo diploma di laurea è stato annullato. In Turchia, per diventare presidente, è necessario essere in possesso di una laurea. L’Istanbul University, in cui si è laureato nel 1994, parla di un presunto errore nel processo di trasferimento dal suo ateneo precedente.



Date le circostanze politiche e giudiziarie, è al momento difficile prevedere le conseguenze dell’arresto. A preoccupare non è tanto l’elemento di instabilità interna. Il governo dispone infatti di un controllo capillare sugli organi e le istituzioni statali, oltre a una solida maggioranza in Parlamento. Piuttosto i principali sconvolgimenti potrebbero riguardare i recenti progressi nelle relazioni con l’Ue e la stabilità finanziaria del paese. A differenza del recente passato, il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, Sebastian Fischer, ha parlato di “una grave battuta d’arresto per la democrazia”. Imamoglu ha ricevuto anche la solidarietà di diversi sindaci europei.

L’arresto minaccia inoltre la fiducia degli investitori stranieri e la reazione dei mercati non si è fatta attendere. Ieri mattina l’indice Bist della Borsa di Istanbul ha registrato un pesante calo (-8,72 per cento). La lira turca ha toccato quota 41 sull’euro. Questi elementi porteranno a un rinnovato aumento dell’inflazione, pure se il governo ha lavorato duramente per tenerla sotto controllo negli ultimi due anni. Secondo Samuele Abrami, ricercatore all’Istanbul Policy Center, “il benessere delle finanze pubbliche non è solo alla base del consenso politico che ha permesso a Erdogan di governare nel 2022, ma è anche un pilastro della tanto ambita autonomia strategica e posizione privilegiata della Turchia a livello globale”.

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