Arriva all’Eurocamera la petizione contro l’impianto di Santa Palomba. M5s e Avs in prima linea, con Marino e Tamburrano che rilanciano gli argomenti dei comitati contrari. Il Partito democratico non si esprime: né contrari né a favore
La guerra contro il termovalorizzatore di Santa Palomba si sposta a Strasburgo. A sostenerla non ci sono solamente alcuni comitati che hanno presentato una raccolta firme al Parlamento europeo, ma anche il M5s e Alleanza Verdi e Sinistra. I due partiti che in Italia tentano con affanno di trovare una quadra per un’alleanza con il Pd, il partito del sindaco Roberto Gualtieri, in questi giorni hanno sostenuto con grande enfasi l’iniziativa dei comitati che vorrebbero affossare il progetto del Campidoglio, capace di trasformare 600 mila tonnellate l’anno di rifiuti che non si possono differenziare in energia e riscaldamento. Il tutto mentre gli europarlamentari di Elly Schlein tacciono.
Tecnicamente, una petizione presentata al Parlamento europeo è una denuncia di un gruppo di cittadini che chiede alle istituzioni un intervento per ottenere, nel migliore dei casi, una procedura di infrazione. Quella del comitato contro l’infrastruttura romana è stata inviata cinque mesi fa ed è arrivata martedì alla commissione parlamentare che si occupa di esaminare questo tipo di richieste. Dopo aver perso le battaglie legali via tribunale amministrativo, ora l’obiettivo è ottenere almeno una pronuncia di incompatibilità con le norme ambientali e la legislazione europea in materia di rifiuti, sperando che si possa arrivare a una moratoria per bloccare l’impianto, la cui entrata in funzione è prevista per il 2027. Per il comitato la pronuncia dovrebbe arrivare alla svelta per rispettare il principio di precauzione perché, sostengono, “l’incenerimento dei rifiuti causa, a lungo termine, danni ambientali significativi”.
A Strasburgo questa posizione è pienamente condivisa da Ignazio Marino e Dario Tamburrano, che hanno accolto l’appello e animato il dibattito. Il primo, ex sindaco di Roma oggi in quota Alleanza Verdi e Sinistra, è da sempre contrario all’impianto. L’altro, europarlamentare del M5s, si è interessato da mesi alla vicenda, partecipando anche ad alcune iniziative del comitato, come la marcia che si è tenuta lo scorso ottobre per le vie di Albano, sui colli romani, non lontano da Santa Palomba.
“L’inceneritore a Roma avrebbe un pesante impatto sulla salute pubblica”, sostiene Tamburrano, che aggiunge: “Non si tratta di un rischio puramente teorico ma di un fatto già riscontrato, preoccupante e meritevole di approfondimenti”. La fonte è “un’associazione ambientalista che ha effettuato biomonitoraggi su uova, frutta, verdura nei pressi di tre impianti europei che bruciano rifiuti”. Tanto basta, dunque, per chiedere che venga inviata una lettera di censura alle autorità romane e per sollecitare la Commissione europea a istituire una moratoria. Le richieste sono le stesse avanzate da Marino, che punta ancora più in alto e vorrebbe che si aprisse una procedura di infrazione contro l’Italia. “Chi è artefice di questo scellerato progetto vuole semplicemente lucrare sulla gestione dei rifiuti”, è il giudizio dell’ex sindaco di Roma. Realisticamente, quello che potrà arrivare a stretto giro è una richiesta di approfondimenti, ma in Campidoglio confidano di avere le carte in regola.
A questo dibattito, per il momento, ha scelto di sottrarsi il Pd. Per non fare uno sgarbo a Gualtieri, gli europarlamentari più vicini a Schlein non commentano la petizione. Ma neppure difendono l’opera, coerenti con la linea del partito. Quale linea? Quella, appunto, del silenzio. Da quando si è insediata la nuova segretaria, due anni fa, il termovalorizzatore di Roma è sempre stato un argomento da evitare. “E’ un’opera che il Pd ha sostenuto prima che arrivassimo noi, non la rivendichiamo ma non chiediamo di fare passi indietro”, è in sostanza la posizione di Schlein. Anche per questo, probabilmente, contattata dal Foglio, la responsabile Ambiente della segreteria, Annalisa Corrado, ha preferito non rispondere.