L’ex premier sostiene la visione di von der Leyen sul Rearm, dopo esser stato tra gli ispiratori del voto a favore dei dieci eurodeputati dem. “Quello che ci piace dell’Europa non è gratis abbiamo bisogno di difendere i nostri valori e la nostra libertà”
Non c’è traccia di un “radicale ripensamento” nelle sue parole, ma di contro spicca la proposta accorata di “passi in avanti verso la Difesa europea”, perché “non sappiamo fino a che punto il nazionalismo può deteriorare il contesto continentale”: Paolo Gentiloni, ex commissario europeo ed esponente del Pd, intervenendo a Bari nel Palazzo delle Poste a una iniziativa su “La solidarietà europea, avanzamenti, arretramenti e prospettive a 15 anni dalla riforma di Lisbona”, ha plasticamente cristallizzato la sua distanza dalle posizioni della leader Elly Schlein, parlando di “ovvie esigenze di difesa nel momento in cui gli americani diminuiscono la presenza in Ue”.
L’ex presidente del Consiglio, premiato dal rettore dell’Università di Bari Stefano Bronzini con un sigillo d’oro per i cento anni dell’ateneo, è stato tra gli ispiratori del voto favorevole sul ReArm dei riformisti dem a Strasburgo, il fronte dei dieci europarlamentari che hanno platealmente contraddetto la linea del Nazareno (tra questi oltre a Stefano Bonaccini, c’è stato anche il barese Antonio Decaro).
Dopo la bagarre a Montecitorio per il riferimento polemico della premier Giorgia Meloni nei confronti del Manifesto di Ventotene, Gentiloni, con prudente stile istituzionale, ha criticato la leader con queste parole: “Anche nelle aule del Parlamento ci vuole rispetto per i padri della patria italiana ed europea” e, collegandosi a un richiamo alla performance sulla Rai del comico Roberto Benigni, ha specificato che “quei tre (al confino, ndr)”, “non combattevano solo contro la guerra, ma anche per la loro libertà”. Sempre richiamando il manifesto, si è soffermato sul “mix fra solidarietà, pace, libertà e federalismo” che “è la missione dell’Ue”. E tornando alla necessità di sostenere il piano di Ursula von der Leyen sulla Difesa ha usato questa formula: “Quello che ci piace dell’Europa non è gratis – ha avvertito Gentiloni – abbiamo bisogno di difendere i nostri valori e la nostra libertà. Dobbiamo alimentare un patriottismo europeo, altrimenti il nazionalismo è un rischio per la nostra Europa”.
L’ex commissario ha poi citato “I sonnambuli” di Christopher Clark, monito a interpretare in profondità la crisi che vive il continente, cogliendo tutti gli spunti per evitare le accelerazioni della storia avvenute nel novecento con le guerre mondiali. “Le crisi europee non vanno dimenticate”, ha ammonito. Ha chiuso, infine, con un elogio del patriottismo europeo, “necessario” per “il sogno federalista”, pur riconoscendo il ruolo svolto dal Quirinale con Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella nel favorire “una sacrosanta identificazione nel proprio paese”, sentimento “incrinato dal fascismo e dalla guerra, che hanno portato a vergognarsi del tricolore e dell’inno nazionale”.
Se Gentiloni ha tenuto il punto sul sostegno al progetto di riarmo (ha anche sostenuto la necessità di fare debito per la Difesa come già fatto per Covid e Next Generation Eu), nei giorni scorsi l’eurodeputato barese Decaro, senza rimangiarsi il voto pro Rearm, ha tentato di placare l’ira funesta di Elly, facendo un post per dire urbi et orbi che “non abbiamo bisogno di un congresso del Pd. Non ne ha bisogno l’Italia, non ne ha bisogno il Partito Democratico”. Un segnale di pace, per non compromettere la sua corsa alla candidatura come governatore della Puglia, dopo il doppio mandato dell’emiro Michele Emiliano.