Sulle comunicazioni al Senato Meloni promossa a metà

I punti di forza e di debolezza delle comunicazioni al Senato della presidente del Consiglio sulla posizione italiana in vista dell’imminente Consiglio europeo

Giorgia Meloni, nel riferire in Senato sulla posizione italiana in vista dell’imminente Consiglio europeo, doveva risolvere o almeno superare o rinviare una serie di problemi, quelli interni alla sua maggioranza, dopo le esibizioni di Matteo Salvini, e quelli dei rapporti con i partner europei e con la Commissione, soprattutto sulla questione del riarmo e dei rapporti con l’Amministrazione americana.

Ha scelto di affrontare i temi con analisi differenziate, qualche volta convincenti, come quando ha richiesto all’Europa di smetterla di paralizzare se stessa con regolamentazioni antiproduttive, altre volte meno, come quando ha sostenuto che non si deve reagire ai dazi americani con controdazi europei, senza spiegare in che modo alternativo si possono difendere gli interessi commerciali continentali.

Sul tema decisivo dei rapporti tra Europa e America ha insistito sulla ovvia affermazione che una rottura avrebbe effetti disastrosi per tutti e che in particolare per la difesa il ruolo americano è fondamentale e insostituibile. Parallelamente ha ribadito il sostegno all’Ucraina e la condanna all’aggressione russa, trovando anche il modo di difendere il presidente Sergio Mattarella dagli attacchi di Mosca, forse anche con l’intenzione di mettere in difficoltà, su questo punto, il Partito democratico. Probabilmente il punto più azzeccato del suo intervento è stato il modo in cui ha criticato la denominazione di “riarmo” scelto da Ursula von der Leyen per annunciare la disponibilità di 800 miliardi per la Difesa: ha argomentato sul carattere moderno della Difesa, che deve contrastare anche se non soprattutto attacchi ibridi per i quali non servono armi tradizionali ma strumenti sofisticati di cui l’Europa non dispone o non dispone abbastanza. D’altra parte tutti sanno che in realtà il vertice europeo sarà condizionato soprattutto dall’esito del colloquio tra Vladimir Putin e Donald Trump, il che basta e avanza a far capire il rischio di marginalizzazione dell’Unione europea. Promossa a metà.

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