Chiede a Provenzano di forzare il testo per dire “no” al riarmo, si sta convincendo di andare a congresso, convinta che la base la sosterrà. I riformisti ora sperano nella candidatura di Decaro
Usa i tortellini al posto dei caccia, il parmigiano come tank. Elly Schlein dice “no” al RearmUe, forza sulla risoluzione di partito. Ci prova. E’ per il “mi armo io, contro di loro”, contro il Pd che non le piace. Per farsi aggiustare il congresso sta dicendo a Stefano Bonaccini, il presidente del Pd, l’amico emiliano-romagnolo: “Se andiamo al governo, tu fai il ministro del Made in Italy. Facciamo un congresso lampo, ti va?”. La avvertono: “Guarda che De Luca può candidarsi contro di te”, e lei risponde: “Bene, sarà il vecchio contro il nuovo. Io sono il nuovo”. I riformisti sono già nelle tende, “candideremo Decaro”, ma Schlein si è convinta di vincere anche contro Volodymyr Decaro perché “gli iscritti mi difenderanno”. L’unico piano che apprezza è il suo che prevede congresso anticipato, veloce, grazie alla complicità di Bonaccini-Ban, il cuoco che le apparecchia, con i guanti, il congresso è servito.
Li sta portando lentamente alla guerra, interna, di partito, ma Schlein dice “pace”. Vuole il congresso per fare Pd pulito e ora cominciano a dirlo anche i suoi fedayyn: “Si è convinta”. Stanno prendendo coraggio, mostrano la bella sbuffoneria di chi è sicuro di sé, di chi o perde tutto o prende tutto: “Ah, il congresso non lo possiamo fare, ah no? E perché?”. A piazza del Popolo, la piazza di Repubblica, nel retropalco c’era Gaspare Righi, il pensatore di Schlein, il riflessivo, il suo Kirkegaard, lui che non è sbruffone, come Marta Bonafoni, la capa fedayyn, che amabilmente diceva: “E’ un periodo importante, decisivo per noi, lo sappiamo. Raccontateci”. Peppe Provenzano, che mentre si scrive (da oltre 4 ore collegati) lima la risoluzione del Pd, un testo che nella bozza iniziale era spinto contro il “no” al riarmo, testo che arriverà oggi in Aula, ha parlato a lungo con Decaro, l’ex sindaco di Bari, che ha la barba di Zelensky, dei combattenti, e il non detto era: “Ma tu, nel caso, ti candidi?”. Ora per i riformisti è lui l’anti Schlein, nuovamente Decaro che si deve candidare, a ottobre, al posto di Emiliano, governatore della Puglia, Decaro che ora indossa un impermeabile nero, lungo, di Tagliatore, “ma preso all’outlet”, azienda pugliese, l’impermeabile identità: orecchiette, barba e preferenze. E’ stato il solo, Decaro, mentre tutti sbraitavano, sabato, “non ci fanno entrare in piazza”, a spiegare: “Guardate che c’è una direttiva Piantedosi, non c’è complotto, è solo ordine pubblico. Io di queste cose me ne intendo. Ho fatto il sindaco”. Gli hanno sentito dire, a Decaro: “Siamo stati generosi, quel voto in Europa poteva finire, male, per lei. Abbiamo salvato il partito”. Lo pensano i riformisti così come pensa tutto il Pd che si attendono solo le dimissioni ufficiali di Schlein. Ogni occasione ormai è buona per provocare, la risoluzione oggi, domani chissà, per ricordare che lei è diversa, che lei non è per il riarmo, che solo lei intercetta la pancia Italia, quella Italia che però, nello spavento, nella disgrazia, invoca i generali come Figliuolo: “Ci serve un generale”. Se i russi prendono la Polonia, arrivano a Venezia, usiamo il forchettone delle feste dell’Unità?
Il testo base della risoluzione lo ha scritto Provenzano ma Alessandro Alfieri, prima di entrare in riunione ha avvisato: “Non ci può essere un ‘no’ secco al riarmo”. E’ come la canzone di Paolo Conte solo che al posto del Messico c’è Lessico e nuvole, perché con le parole, quando si è bravi, e nel Pd sono eccellenze, si possono fare restare in piedi pure i sacchi vuoti. Sarebbe un sacco vuoto, una farsa, anche il sì, il voto di Bonaccini in Europa, che ha illuso i riformisti. C’è un patto, una corrispondenza di amorosa cucina bolognese, tra Bonaccini e Schlein. Da presidente, Bonaccini velocizzerà tutti i passaggi, due mesi al massimo, non si presterà a caminetti, non cercherà reggenti alla Maurizio Martina, dopo le dimissioni di Renzi, e quando si andrà a votare, alle primarie, tornerà Bonaccini-Ban. Starà con Schlein, come sempre, come ha fatto in questi due anni, perché si vede al posto di Adolfo Urso, ministro, in giro per il mondo, come faceva da governatore, a mangiar bene e parlare di Italia, alla Oscar Farinetti, ma di governo. A chiusura di giornale tutti domandavano, ancora, quale fosse la parola abracadabra, la formula che li terrà ancora uniti, forse per qualche settimana ancora, prima della dichiarazione di guerra di Schlein. E’ feroce anche se in brodo: il tortello, con lei, ha preso il posto della falce.