Capigliatura maldestra, ego smisurato, sfrontatezza, retorica del vincente, post polemici anti-establishment. Lo scacchista ormai da anni ha le occasioni e i palcoscenici a disposizione per farsi conoscere. Ma questa volta la sfrontatezza non ha pagato
Hans Niemann 8.5 – Danil Dubov 9.5. Non sempre la sfrontatezza paga. O almeno, stavolta per Hans non ha pagato. L’americano ormai da anni ha le occasioni e i palcoscenici a disposizione per farsi conoscere; sono ben note le accuse di aver barato che pendevano sulla sua testa, come è altrettanto nota l’immensa considerazione che Niemann ha di sé stesso e del suo roseo futuro nel mondo scacchistico. Il suo punteggio Elo non è ancora schizzato alle stelle – dice – solo perché i poteri forti, cercano, chissà per quale motivo, di ostracizzarlo.
Vittimismi e pose passivo-aggressive sono ormai pane quotidiano nella politica, nelle relazioni sociali, nel costume e pure negli scacchi. Bisogna, comunque, arrangiarsi da soli. Così Niemann, da qualche tempo, fra una partita blitz e un tweet, si è messo d’impegno nello sfidare i migliori giocatori del mondo in match individuali dai quali solo uno può uscire vincitore. Com’era nell’Ottocento, prima cioè che nascesse la Federazione internazionale. E pure questa è una bella lezione di storia, sulle spinte populiste e de-istituzionalizzanti che oggi scuotono il mondo.
Ad ogni modo: ogni tanto succede che questi guanti di sfida vengano raccolti. Lo ha fatto Dubov, che ha deciso di accettare. Una ragione personale forse c’è: lo scorso dicembre Dubov decise di non presentarsi nel turno del World Blitz Championship che lo opponeva a Niemann, e lo statunitense interpretò l’assenza come l’ennesimo affronto a lui rivolto. Ora i due si sono trovati davanti a una scacchiera a risolvere la disputa, giocando un match di diciotto partite a cadenza veloce, che il russo è riuscito a vincere per un soffio. Il dato più divertente è però un altro. La posta in palio, oltre ad un premio in denaro, era la seguente: lo sconfitto dovrà rispondere a una domanda del vincitore sottoponendosi alla “macchina della verità”. Viviamo un tempo in cui la verità è messa così male, nel dibattito pubblico, che si creda ci vogliano le macchine per assicurarla. Non il pensiero critico, ma un surrogato tecnico.
Ricapitoliamo, però, perché non si perda la somiglianza inquietante che si disegna dietro il personaggio tragicomico di Niemann. Capigliatura maldestra, ego smisurato, sfrontatezza, retorica del vincente, dell’uomo forte, post polemici anti-establishment, appello alle masse tramite il carisma personale, poligrafi e diplomazia di potenza per risolvere le diatribe: lo scacchista vi ricorda forse qualche altro americano? Non vi viene in mente nessuno? Possibile? E cosa vi dice allora la regola: “Non importa quanto sei messo male, di’ sempre che hai vinto”? Che poi, se perdi, puoi sempre dire che la vittoria è illegale. O, nel caso di Niemann, che vincerai certissimamente la prossima volta.
La partita: Danil Dubov vs. Hans Moke Niemann Levitov Chess Match, Blitz, Round 18: 1-0
Ultimo turno e partita decisiva, Dubov gioca la spettacolare 64. g4!? e Niemann sbaglia: sai vedere qual è la cattura errata?