L’ex presidente del Consiglio presenterà a Palazzo Madama il suo report sulla competitività europea “aggiornato”. Un discorso limato con l’amico Giavazzi e che dal suo staff definiscono “sfidante” per maggioranza e opposizione, anche sul riarmo. Non sono previste visite a Palazzo Chigi
Si prepara il Draghi day, il momento alto dell’ex illustre. L’ex premier torna in Parlamento, al Senato, domani alle ore 10 per presentare il suo report sulla competitività europea, il documento chiesto da Ursula von der Leyen, la bussola della nuova Europa. Sarà una “lettura aggiornata”, un discorso che viene definito dallo staff come “sfidante”. Un testo aggiornato, nuovo, rispetto alla versione originale presentata prima dello sconvolgimento americano, le elezioni e la vittoria di Trump. Ci sarà spazio per il tema dell’ automotive (mercoledì ci sarà anche l’audizione di Jonh Elkann) e poi parlerà di autonomia energetica.
È di Draghi la famosa domanda “volete la pace o i climatizzatori?”, e sara l’inevitabile ragionare sul tema della Difesa comune che sta dividendo destra e sinistra, tormenta la Ue. A distanza di ore, sempre al Senato, parlerà Meloni sul Riarmo. Draghi, almeno da quanto è dato sapere, si dirigerà al Senato. Non sono previste visite a Palazzo Chigi perchè l’ex premier “è stato invitato dal Parlamento” e grammatica vuole che non si cumulano ulteriori appuntamenti. Se il discorso sarà denso anche le domande, a cui Draghi risponderà, il dibattito, sarà altrettanto stimolante. L’ex premier ha intenzione di rispondere, argomentando, come è stile del miglior Draghi, dunque ribattere alle provocazioni, se ci saranno, accettare il contraddittorio, come già accaduto in Europa, quando Draghi ha intimato: “Dite no a tutto, fate qualcosa”.
Limato con l’amico di sempre Francesco Giavazzi, l’editorialista del Corriere della sera, che oggi parla di “valori non negoziabili”, sempre sul Corriere, il testo rischia di dividere ulteriormente governo e opposizioni, in queste ore di alleanze strambe, Lega e Pd insieme a M5S intorno alla vaghezza della parola pace, dall’altra parte Meloni, Tajani e Calenda. La pace stramba contro il governo stretto.