L’Arno lambisce le spallette a Firenze, ancor più a Pisa, scuole chiuse e allerta rossa in Emilia e Romagna, e anche in Calabria, i Campi Flegrei sono spaventati, il papa sta così. Un inverno che finisce e una primavera che comincia, senza spiegare perché
Scrivo al ritorno da Brescia a Firenze, ho sentito un tuono lungo come un bombardamento ucraino, ho visto fiumi e torrenti gonfi, l’Arno che lambisce le spallette a Firenze e, sento dire, ancora più a Pisa, il Rimaggio violentemente esondato a Sesto Fiorentino, il Bisenzio gonfio a Campi, anche la mia Greve si monta la testa. Scuole chiuse. Allerta rossa in Emilia e Romagna, il Lamone a Marradi, e anche in Calabria, dove non fa notizia, e peraltro siamo alla vigilia dell’esplosione di un caldo africano. E’ venerdì, e sabato, quando le mie righe quotidiane usciranno, ci sarà a Roma l’incontro di persone per il quale Michele Serra è stato ansiosamente a scrutare il cielo, come chi si sia imbarcato quasi senza volere e ora deve studiare il vento e che Dio gliela mandi buona.
Gran brava persona, Michele Serra: vanno a suo insperato credito gli insulti che gli sono stati rivolti a gara da gente che sa dove far passare la sua personale linea rossa. Gente che sa scegliersi i nemici. E’ mancato – finora, per pura distrazione – l’anatema della signora Zacharova, sarà per un’altra volta, magari non a Michele, che “da domenica sparisce”. Non sono nato ieri, e nemmeno l’altroieri, riesco nondimanco a figurarmi un sabato del villaggio globale in cui chi va e chi non va non senta il bisogno meticoloso di dichiarare perché non vada o perché vada e si accontenti di andare o non andare.
I Campi Flegrei sono spaventati, il papa sta così, il giubileo scorda i prigionieri, il mondo vuole perdersi, i ciliegi da fiore fioriscono lo stesso, ma che fioriscono a fare. Ci sono tutte le condizioni per sentirsi solidali col proprio prossimo, da vicino, in una stessa piazza, anche senza toccarsi, o da più lontano, a una distanza di sicurezza, in uno stesso pianeta. L’ombrello della Nato sta scuffiando, gli ambulanti africani di ombrelli cinesi non mancheranno. E’ un inverno che finisce e una primavera che arriva, senza spiegare perché. Perché sì.