La bizzarra educazione linguistica mussoliniana della mamma di Matilda de Angelis: mai dare del Lei. Peccato che l’idea di passare dal Lei spagnolesco al Tu romano fosse già venuta al Duce. Umberto Eco era contro: “Rischia di trasformarsi in insulto”. Poi si lamentano dei saluti fascisti
Non saprei dire se la mamma di Matilda De Angelis, attrice e cantante, avesse intenzione di impartire a sua figlia un’educazione linguistica mussoliniana, o fosse solo un qui pro quo tra le relazioni di confidenza o di distanza (Treccani) nell’uso neostandard dei pronomi allocutivi (ibidem). Sta di fatto che 7 del Corriere la intervista: “Matilda, lei ha fratelli?”. “Sì, ma ti prego diamoci del tu. Mia madre mi ha insegnato a non dare mai del ‘Lei’ a nessuno, a non rispettare le gerarchie”. Peccato che, a parte la perdita del “linguaggio della cortesia” (Treccani), roba che oggi anche dal gioelliere dicono “ciao cara”, non dare del Lei a nessuno era appunto l’idea dei gerarchi: passare dal Lei spagnolesco al Voi italico in attesa di giungere al Tu romano. Buffo che il Corriere non lo ricordi. Fu proprio il Corriere nel 1938 a pubblicare l’articolo “Abolizione del Lei” che proponeva di sradicare “un uso che non solo urta contro la legge grammaticale e logica, ma è testimonianza dei secoli di servitù”. Da lì l’idea del Duce. Nel 2015, nientemeno che Umberto Eco scrisse su Rep. un appello a favore del Lei contro il Tu: “Finta familiarità che rischia di trasformarsi in insulto”. Una volta nelle redazioni c’erano le menti progressiste, ora ci si commuove per il Tu romano. Poi si lamentano dei saluti fascisti.