La Bce autorizza Unicredit a salire al 29,9 di Commerzbank. Ma la Germania può attendere, aprile sarà per Orcel il mese decisivo per le partite italiane: Bpm e Generali, l’ops di Mps dovrà essere autorizzata dall’assemblea che si riunisce il 17
Unicredit ottiene il via libera della Bce a salire al 29,9 per cento di Commerzbank, raggiungendo così la soglia per lanciare un’opa sulla banca tedesca, ma per adesso non sembra intenzionata ad altre mosse aggressive: preferisce aspettare che si possa avviare un dialogo con il nuovo governo federale di Friedrich Merz e sposta oltre la fine del 2025 ogni decisione sull’aggregazione di Commerz. Messaggi distensivi, insomma, per evitare di fare pressione in una Germania coi nervi tesi per le decisioni sulla nuova spesa infrastrutturale e militare.
Il gruppo bancario, guidato da Andrea Orcel, si prende il tempo necessario per valutare se e come procedere nella campagna tedesca ed è anche un modo per concentrarsi sui dossier aperti in casa, Bpm e Generali. Ieri è arrivata l’ultima autorizzazione attesa dalle autorità di vigilanza per l’opa di Banco Bpm sulla società del risparmio Anima: l’offerta partirà il 17 marzo per concludersi il 4 aprile, ma l’esito appare già scontato e molto presto nascerà il gruppo di banca-assicurazione e asset management voluto da Giuseppe Castagna, che pur di realizzare questo progetto si è fatto autorizzare dall’assemblea dei soci un rincaro del prezzo da offrire per Anima e la possibilità di rinunciare allo “sconto” previsto dalla regola europea del Danish Compromise qualora tale autorizzazione non dovesse arrivare in tempo utile.
Due opzioni che hanno spinto Unicredit a mettere le mani avanti dicendo che potrebbe anche rinunciare alla sua offerta su Banco Bpm. Ed è qui che si intrecciano varie partite del risiko bancario nostrano: mentre la Germania resta in stand by, cosa farà Unicredit con la banca milanese? Rinuncerà ad aggregarla perché con Anima diventata più cara costa ormai troppo oppure andrà avanti per rafforzarsi nel nord Italia come ha sempre voluto fare per competere con Intesa Sanpaolo? In realtà, la decisione di Orcel sembra non dipendere tanto dal maggior prezzo pagato da Bpm per Anima (si tratta di qualche centinaio di milioni di euro), né dall’incertezza sullo sconto europeo (l’acquisto sarebbe comunque vantaggioso per Bpm e poi le probabilità che la Bce autorizzi l’applicazione del “Danish” a questa operazione sono abbastanza elevate), ma con la più grande delle partite in corso, quella per la conquista delle Generali.
Da giorni circolano voci che Unicredit avrebbe aumentato la sua partecipazione nel Leone a una soglia ben più elevata del 5,2 per cento dichiarato. Considerando il dispendio di risorse necessario per rastrellare azioni in Borsa di Generali ai prezzi attuali, Unicredit potrebbe anche valutare che Bpm non è più una priorità e che valga la pena concentrarsi sull’assemblea di Trieste del 24 aprile in cui poter giocare il ruolo di ago della bilancia tra i due schieramenti che si contrappongono per avere il controllo della governance: Caltagirone-Delfin, da un lato, e Mediobanca, dall’altro. Forse Orcel punta a essere anche più di un ago della bilancia, chissà. Ma qui entra in gioco il rapporto col governo che sta esaminando la possibilità di esercitare il Golden Power sull’operazione Unicredit-Bpm, anche se i toni, dalle ultime dichiarazioni del ministro Gancarlo Giorgetti in Parlamento, si sono fatti meno minacciosi in questo senso. Vari fronti sono aperti e Orcel li presidierà tutti fino alla fine, come fa di solito, per scegliere l’opzione migliore. Ma i tempi stringono e aprile sarà il mese della verità anche per l’altro dossier caldo: l’ops di Mps su Mediobanca, che dovrà essere autorizzata dall’assemblea che si riunisce il giorno 17.