Cdu, Spd e Verdi approvano l’addio al freno al debito. Transizione energetica e sicurezza tra le priorità. Accordo storico da 500 miliardi per rilanciare economia e transizione verde. Merz: “La Germania è tornata”
Per 100 miliardi di euro in dieci anni, i Verdi tedeschi si sono “venduti” alla Cdu e all’Spd acconsentendo di votare la settimana prossima al Bundestag uno stop al meccanismo del freno all’indebitamento che frena, sì, il debito ma impedisce anche la crescita. La Germania di domani si indebita eccome: 500 miliardi da qui ai prossimi due lustri saranno investiti in opere pubbliche e un quinto della cifra sarà impegnato nella protezione del clima e per la transizione energetica. Una svolta verde che l’ex presidente dei Grünen e vicecancelliere uscente Robert Habeck poteva solo sognare nel programma della maggioranza semaforo al governo dal 2021. In quella coalizione, il giallo era quello del Partito liberale (Fdp) amico delle imprese e del libero mercato, non certo di politica keynesiane, ancor meno se colorate di verde. Pur essendo usciti più deboli dalle elezioni – ma non ridotti ai minimi termini come i socialdemocratici né tantomeno estromessi dal Bundestag come i Liberali – i Verdi riescono a modellare il programma di un governo, quello nero e rosso guidato dal cancelliere in pectore Friedrich Merz, del quale non faranno parte.
Nel giro di poche ore, il partito ecologista ha ottenuto il doppio dei 50 miliardi inizialmente offerti da Merz e anche la garanzia che quei fondi non saranno spostati verso altre voci di bilancio. Il via libera dei Grünen al pacchetto da 500 miliardi non è accessorio: per la sua approvazione e per superare il freno costituzionale all’indebitamento è necessario il sì di due terzi dei deputati, maggioranza che Cdu ed Spd non controllano da sole. Escluso il consenso dei Liberali, all’operazione non restava che quello dei Verdi. Appena è arrivato, Friedrich Merz ha scandito: “La Germania è tornata”, consapevole che la strada verso la cancelleria è ormai spianata.
Accontentati Grünen e socialdemocratici, l’unico possibile ostacolo era il no della Corte costituzionale a un’operazione formalmente legittima ma politicamente discutibile: ad approvare il mega pacchetto la settimana prossima sarà il Bundestag eletto nel 2021, quello in sostanza dove ci sono ancora i Liberali, e non quello votato dagli elettori lo scorso 23 febbraio. Nel primo, Cdu, Spd e Verdi hanno insieme una maggioranza amplissima; nel secondo i sovranisti dell’AfD e i socialcomunisti della Linke dispongono di oltre un terzo dei deputati, una minoranza di blocco che Merz, l’Spd e i Verdi mettono davanti al fatto compiuto prima ancora che questa entri in aula.
Ore dopo l’intesa nero-rosso-verde, il pacchetto da 500 miliardi è stato approvato anche dalla corte di Karlsruhe. Senza entrare nel merito del voto, sovrano, del Bundestag, i giudici costituzionali hanno respinto come irricevibili i ricorsi dell’AfD e della Linke contro debiti nuovi che saranno contratti da un Parlamento “vecchio”, ricordando ai ricorrenti che secondo l’articolo 39 della Legge fondamentale, la legislatura del vecchio Bundestag si concluderà solo con la riunione del nuovo Parlamento. “Fino ad allora, il vecchio Bundestag non è limitato nelle sue possibilità di azione”. E il vecchio Bundestag non si è per nulla limitato: oltre al mega pacchetto per gli investimenti, la maggioranza (temporanea) nero-rosso-verde ha stabilito che neppure le spese per la Difesa devono incappare nelle maglie del freno all’indebitamento. Così la Germania reagisce alla doppia sfida della Difesa: l’ombrello difensivo americano che tende a ritirarsi oltreoceano e l’orso russo che si aggira minaccioso ai confini orientali dell’Unione europea. La priorità dell’ormai quasi cancelliere Merz è una sola: far ripartire un’economia tedesca ancora tramortita dall’uno-due ricevuto dalla pandemia e dalla crisi (di astinenza) energetica dopo la fine dell’afflusso di gas dalla Russia. Una Germania indebitata deve più che mai far correre il pil.