Ascesa e declino di Maya Fernández Allende, ex ministro della Difesa cileno

La nipote di Allende lascia la carica dopo lo scandalo per l’acquisto della casa del nonno da parte dello stato per farne un museo. In mezzo le accuse di violazione costituzionale e la richiesta di impeachment

Per onorare Salvador Allende, il governo di Gabriel Boric aveva annunciato l’acquisto della sua casa per farne un museo: niente di male, lo stesso è stato deciso per due case di Patricio Aylwin, il democristiano che fu il presidente della transizione della democrazia, dopo Pinochet. Sempre come omaggio allo stesso Allende, lo stesso governo aveva deciso di fare ministro della Difesa Maya Alejandra Fernández Allende: una biologa e veterinaria 54enne, di cui il presidente di Unidad Popular era il nonno. Anche qui, in teoria, niente di male: è una politica che ha iniziato nel 2008 come consigliera di un comune nella regione metropolitana di Santiago, ed è poi stata dal 2014 deputata, e per un anno tra 2018 e 2019 anche presidente della Camera. In pratica, però, la casa è proprietaria della sua famiglia. Più in concreto, di quattro eredi tra cui lei. Cioè, il governo ha deciso di spendere 933 milioni di pesos, pari a 940.000 dollari, a vantaggio di un suo membro. Un conflitto di interessi forse nato ingenuamente, ma che comunque è risultato abbastanza imbarazzante da obbligare ora Maya Fernández alle dimissioni.

Nata il 27 settembre 1971 a Santiago, Maya stava per fare due anni quando ci fu il golpe dell’11 settembre 1971. E ne aveva fatti da poco sei quando l’11 ottobre 1977 sua madre Beatriz Patricia Ximena Allende Bussi, chirurgo e figlia secondogenita, si suicidò con un colpo di pistola all’Avana, dove era andata in esilio assieme al marito, il diplomatico e uomo dei Servizi cubano Luis Fernández Oña. Tornò in Cile a 19 anni, e iniziò a militare nel Partito Socialista a 21.

È in politica come dirigente socialista anche la terzogenita del presidente María Isabel Allende Bussi: da non confondere con la omonima Isabel Allende, scrittrice di cui è cugina, è stata anche lei presidente della Camera, e inoltre del Senato e del partito. Segnalatasi per una recente polemica contro Maduro, cui ha intimato di non azzardarsi a strumentalizzare il nome di suo padre, Isabel è però a sua volta tra i quattro eredi proprietari di quella casa situata al numero 392 di via Guardia Vieja, nel quartiere Providencia della capitale: assieme a Carmen Paz Allende Bussi, la figlia primogenita; e a Alejandro, il fratello di Maya – che vive in Australia. Nel suo caso, c’era comunque un problema di opportunità. Ma per la nipote c’era proprio una disposizione di legge, che proibisce ai ministri in carica di stipulare contratti con lo stato.

L’opposizione di destra lo ha ovviamente fatto rilevare, e il governo ha frenato l’acquisizione della proprietà. Il 6 gennaio la ministra dei Beni Pubblici Marcela Sandoval si è dimessa, ma l’opposizione ha insistito che anche il ministro della Difesa aveva cercato di aggirare la Costituzione, e addirittura era stata presentata una richiesta di impeachment. L’obiettivo era rimuoverla dall’incarico per cinque anni, l’accusa avrebbe dovuto essere presentata questa settimana e c’era la possibilità che avesse successo alla Camera dei Deputati. Così, il problema è stato direttamente rimosso. Al suo posto è andata Carmen Adriana Delpiano Puelma: 77ene esponente dell’altro partito socialista Ppd (Partido por la Democracia), che era già stata al governo altre sei volte, fin dal 1994. “Il presidente ringrazia Maya Fernández per il suo impegno e il suo lavoro”, ha affermato la presidenza cilena nella nota che ha informato delle dimissioni. Ma la stampa cilena riferisce che la nipote di Allende ha dovuto andarsene dalla carica a causa delle pressioni della stessa amministrazione, che considerava ormai la permanenza insostenibile.

Nessuna obiezione c’era invece stata per le due case di Aylwin. Venuta meno l’accusa costituzionale, Isabel e Maya devono però affrontare una causa legale per l’acquisto della casa, e la Camera ha istituito sul caso una commissione d’inchiesta. All’inizio di gennaio, quando la controversia era venuta alla luce, Maya Fernández aveva ammesso: “Il processo non è stato portato avanti bene e me ne pento”. “Bisogna sempre essere autocritici riguardo alle procedure.” “L’eredità del presidente Allende non è nella casa: è nella storia”.

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