L’ex ministro colombiano ci spiega come autoritarismo, populismo e caudillismo si sono saldati, anche al di fuori dell’America latina. Il peso della disinformazione, il rischio ideologico e tecnologico
“L’attacco frontale alla democrazia rappresenta un tema che l’anno scorso era una semplice minaccia e nelle ultime settimane è diventato un fatto reale. Era da un po’ che era tornato di moda l’autoritarismo: non solo come una fantasia, ma con l’applicazione di politiche e misure di carattere autoritario in un clima di guerra ideologica”. Di questo si occupa “Sin miedo: Defender la democracia desde la democracia”, “Senza paura: difendere la democrazia dalla democrazia”, un libro di Fernando Carrillo Flórez, già ministro della Giustizia della Colombia dal 1991 al 1992, dell’Interno dal 2012 al 2013 e procuratore generale dal 2017 al 2021, oltre che ambasciatore in Spagna e direttore del Banco interamericano di sviluppo. “Un libro che offre una visione lucida e con la difesa del futuro della democrazia”, lo ha definito Steven Levitsky, il politologo di Harvard celebre per il bestseller “Come muoiono le democrazie”. Oggi Carrillo Flórez è vicepresidente del gruppo editoriale spagnolo e ibero-americano Prisa, cui fa capo anche il País, e durante un incontro organizzato a Roma, ha fatto una conversazione con il Foglio sul suo libro e sullo stato delle democrazie oggi.
“Abbiamo visto qua in Italia le dichiarazioni del presidente Sergio Mattarella, 48 ore dopo l’esposizione di uno dei manifesti più ambigui che sia mai stato pronunciato contro l’Europa, contro i valori occidentali e contro i valori universali della democrazia, della libertà, e di tante altre cose che hanno fatto questa civiltà che siamo oggi: il discorso del vicepresidente degli Stati Uniti J. D. Vance alla conferenza di Monaco”, dice Carrillo Flórez. “Quando vediamo la delegazione degli Stati Uniti che vota all’Onu assieme a Russia, Bielorussia e quelli che prima venivano chiamati stati canaglia e che sono al di fuori degli standard della democrazia, vuol dire che qualcosa di particolarmente grave sta succedendo”. Secondo Carrillo Flórez c’è un rischio non solo ideologico ma anche tecnologico, non solo a causa della polarizzazione sui social, ma perché i sistemi tecnologici “possono alterare le elezioni in modo molto più efficace di quanto non possa aver fatto in modo volgare e artigianale Maduro in Venezuela”.
Dal Venezuela agli Stati Uniti: qualcuno ha detto che Donald Trump è la cosa più simile a Hugo Chávez che potesse produrre il sistema statunitense. “La tesi centrale del mio libro è che i pericoli per la democrazia vengono sia da destra sia da sinistra – dice Carrillo Flórez – Per questo non dobbiamo cadere nella trappola di usare la contrapposizione destra-sinistra come unico criterio per analizzare un regime. In America Latina abbiamo l’estremismo di sinistra di Ortega e Maduro, ma anche quello di destra di Bukele e forse anche di Milei. E assistiamo a un logoramento della democrazia da parte dei due estremi. Ciò fa parte di un inferno di polarizzazione dove non ci sono zone grigie e posizioni ideologiche intermedie, ma dove si assolve o si condanna senza pietà. E tutto ciò che vogliono sentire le persone dei social è l’eco della propria voce, senza aprire mai la tua mente a un dibattito. I social media non servono per dibattere, ma per riaffermare ciò in cui credi, indipendentemente dal fatto che tu abbia torto o no. Ciò, in un contesto di disinformazione e tecnologia senza limiti, è uno scenario molto pericoloso per la democrazia”.
In Europa è sempre stata forte la tentazione di considerare l’America latina come un esempio di degenerazioni da evitare. Ma certi fenomeni si verificano ormai anche negli Stati Uniti: “Octavio Paz aveva descritto bene come la sequenza del potere presidenziale in America Latina sia quella del viceré che diventa caudillo, del caudillo che diventa dittatore e del dittatore che diventa presidente – spiega Carrillo Flórez – Quindi il caudillismo è un virus che infetta l’autoritarismo e che si esercita in maniera populista. Una volta c’era la pubblicità del lubrificante tre in uno. Ora è lo stesso: autoritarismo, populismo e caudillismo in uno, e ciò è ancora più grave. Il mio libro analizza come, dopo la pandemia, ci sia stata una ipertrofia dell’esecutivo, con una concentrazione a livello centrale in cui le autonomie hanno perso molti poteri. Il presidente a livello centrale ha concentrato tutti i poteri eccezionali per gestire gli stati durante la pandemia, e quei poteri non sono stati mai restituiti. Poi c’è un secondo elemento che credo sia una malattia congenita della democrazia e che è il caudillismo. Una figura maschile autoritaria identificata dalla gente in un Messia che scende dal cielo per risolvere i problemi della gente: la disuguaglianza, l’insicurezza, la corruzione. Il grande paradosso è che buona parte dei politici più corrotti dell’America latina ha alzato la bandiera contro la corruzione”.
Il presidenzialismo latino-americano ha comunque avuto il modello del presidenzialismo statunitense, che a sua volta rendeva elettivo e temporaneo il sistema della monarchia britannica, prima che il Parlamento approfittasse della pazzia di re Giorgio III per imporre il sistema parlamentare. Anch’esso sta involvendo verso le origini? “Sì, c’è stata una evidente contaminazione tra il caudillismo latinoamericano e quello che sta avvenendo negli Stati Uniti. Ma ciò proprio perché ci siamo addormentati nel difendere la democrazia. Credevamo che la democrazia si difendesse da sola, credevamo che la democrazia fosse un fatto compiuto. Non è così”.
E l’esperienza di Gustavo Petro in Colombia? “Credo che la Colombia si aspettasse molto dal suo primo governo di sinistra, ma sfortunatamente Petro è stato molto inferiore alla rivoluzione che aveva promesso. Tutte le riforme che ha tentato sono fallite, e la sua grande preoccupazione ora è cercare di realizzare nell’anno e mezzo che gli resta quello che non è riuscito a fare in due anni e mezzo. Io spero che riesca a fare qualcosa per migliorare la vita dei colombiani, perché la sinistra non venga sepolta per sempre nella storia della Colombia. Perché credo che la Colombia abbia bisogno di un governo di sinistra”.