Il guru ambientalista radicale in Italia a spiegarci il 7 ottobre come “rivolta anticoloniale”

Clima e Gaza, stessa lotta. Arriva in Italia il libro contro Israele, “La distruzione della Palestina è la distruzione della terra” di Andreas Malm. Nega che Hamas sia un movimento fonfamentalista islamico: “Non ha concetti messianici” scrive

“La prima cosa che ci siamo detti in quelle prime ore non sono state parole, bensì grida di giubilo. Chi fra noi ha vissuto tutta la vita accanto e dentro alla questione palestinese non avrebbero potuto reagire in nessun altro modo alle scene della resistenza che assaltava il valico di Erez. Come non urlare di stupore e gioia?”. Queste parole sul 7 ottobre si trovano a pagina diciotto di un libro in uscita in Italia per una importante casa editrice, Ponte alle Grazie. “La distruzione della Palestina è la distruzione della terra”, il titolo, e Andreas Malm, l’autore. Clima e Gaza, stessa lotta. Come far saltare un oleodotto e un kibbutz. Il legame tra la causa palestinese e quella ambientale non sembra ovvio a prima vista, a parte la fascia verde dei seguaci di Hamas e quella dei nostri omini verdi. La jihad è forse ecologica?



Ora arriva Malm a spiegarci che è tutto connesso. Barba rossa e chachia (il copricapo nero diffuso nel mondo musulmano), Malm è un ideologo e accademico eco-marxista svedese. In 140 pagine del libro, Malm compendia uno spaccato della poltiglia intellettuale che regna oggi in certi circoli ideologici di sinistra e universitari. Una posizione minoritaria ma non isolata: è emersa con forza durante le manifestazioni a favore di Gaza in centinaia di campus occidentali, dalla Columbia alla Sapienza. Malm è anche salito in cattedra all’Institut de la Boétie, il think tank fondato dalla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Nel libro, Malm attacca chi “sconfessa la lotta anticoloniale nel momento in cui cadono i civili della popolazione colonizzatrice. La violenza contro i coloni – compresi coloro che non impugnano armi al momento dell’attacco – è una componente inevitabile della lotta all’oppressione”. Lo svedese parla come un ayatollah iraniano: “Mai prima la resistenza aveva spazzato via le congiunte potenze tecnologiche dell’impero e dell’entità”. Nega che Hamas sia un movimento fondamentalista islamico. “Hamas non ha concetti messianici” scrive Malm. “Al contrario, i suoi quasi quarant’anni d’esistenza, come possono attestare i summenzionati studiosi e chiunque altro abbia seguito il movimento, seguono una traiettoria di costante secolarizzazione (…) Dal 7 ottobre in qua, si aprono di solito con i saluti islamici e una caratteristica citazione coranica – qualche sura sui deboli che sconfiggeranno i forti o sulla libertà che finalmente arriva – per poi virare rapidamente sulle sfide che la resistenza deve affrontare, i successi, i sacrifici, i crimini dell’occupazione, le virtù della solidarietà, il cammino da percorrere. Non abbiate paura! È roba ottima: ascoltatela. Esigui messaggi religiosi, molta eloquenza anticoloniale e antifascista, e lo stesso vale per i quotidiani comunicati di Hamas”. Chiaro?



Veniamo alla resistenza palestinese. “Dobbiamo, dopo il 7 ottobre, cominciare a condannarla sulla base del principio che i civili non vadano mai uccisi?”, chiede Malm. “O bisogna ricordare la violenza contro i civili bianchi come la faccia cattiva di una legittima lotta per la libertà, la cui vittoria ha segnato un esempio insolitamente autentico di progresso storico?”. Quanto alla tesi che i morti israeliani del 7 ottobre non giustificano la resistenza palestinese, lo svedese taglia corto: “Con la stessa logica, la Comune di Parigi non avrebbe mai dovuto verificarsi, poiché ha provocato il massacro di venti o trentamila fra comunardi e altri parigini”. Poi Malm fa professione di amore: “La mia solidarietà con la resistenza palestinese in generale e con la sua sinistra in particolare è iniziata molto prima del 7 ottobre e continuerà a lungo dopo”. Il pogrom non era un pogrom: “Non ho ascoltato nulla che rovesci lo statuto di Tufan al Aqsa – dal 7 ottobre alle battaglie più recenti – come massima rivolta anticoloniale del XXI secolo”. E Israele, conclude Malm, non se la passa meglio oggi del 6 ottobre. “Ora come ora, l’entità sionista non sembra esattamente godere di ottima salute”. Lo svedese non è pazzo. Pazza è la coscienza occidentale che vede antifascismo e lotta di classe nello strangolamento di due gemellini dai capelli rossi.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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