“L’Europa si deve riorganizzare nel senso di proteggersi: proteggere i propri cittadini e i propri valori. Non c’è intento aggressivo, ma dobbiamo attrezzarci”, dice l’eurodeputata dem
“E’ il momento della pace attraverso la forza”, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, presentando ReArm Europe, il piano dalla Commissione Ue per aumentare le spese militari degli Stati membri. Intanto il Parlamento Europeo, che voterà oggi una risoluzione sull’aiuto all’Ucraina dopo la sospensione degli aiuti militari Usa, ha avviato la discussione sulla difesa europea (su cui invece si voterà domani). E se in Italia, nel centrosinistra, al niet del M5s si intrecciano i molti distinguo nel Pd (nel momento in cui questo giornale andava in stampa, ieri sera, il dibattito nella delegazione dem a Strasburgo era ancora in corso), nell’S&D, alleanza dei progressisti e democratici, di cui il Pd è parte, c’è chi pensa, come la capogruppo Ixarte Garcìa Perez, che “si debba procedere a un’azione di sequestro dei beni statali russi congelati per ricostruire e armare l’Ucraina e consentire l’uso delle nostre armi per colpire obiettivi militari sul suolo russo”. D’altro canto Manfred Weber, capogruppo del Ppe, di cui fa parte anche Ursula von der Leyen, ha auspicato un maggiore coinvolgimento del Parlamento Ue, pur sottolineando la necessità di difesa Ue (la sicurezza dell’Europa “non è negli Stati Uniti”, ha detto). Nel Pd si cerca per così dire la quadra tra la posizione fredda di Elly Schlein e le posizioni più che possibiliste degli ex premier Romano Prodi e Paolo Gentiloni.
L’eurodeputata dem Irene Tinagli, salutando i “passi importanti” fatti dalla Ue in tema di difesa, sottolinea intanto l’urgenza di dissipare la confusione: “Il tema è serio”, dice al Foglio, “e la divisione schematica in pacifisti e guerrafondai non aiuta e non tiene conto del lavoro fatto, qui, in seno al Parlamento europeo e alla delegazione Pd, per trovare una strada efficace verso i risultati sperati. Ma è fondamentale agire; è fondamentale che la Ue si ponga il tema della difesa e della sicurezza del continente. Siamo di fronte, da un lato, all’esigenza ineludibile di rafforzarci: non possiamo fare finta che non sia cambiato niente, dopo l’aggressione all’Ucraina e il cambio totale di scenario con la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. L’Europa si deve riorganizzare nel senso di proteggersi: proteggere i propri cittadini e i propri valori. Non c’è intento aggressivo, ma dobbiamo attrezzarci. Dall’altro lato questo non vuol dire che si debba accettare supinamente qualsiasi cosa dica Ursula von der Leyen. E infatti si è aperto un dibattito per cercare di indirizzare l’azione della Ue sui binari giusti e io stessa, in chiave costruttiva, ho sollevato delle perplessità riguardo alla mancanza di una dimensione veramente europea e al rischio di una difesa scoordinata. Non significa dire no, significa, come ha fatto persino Manfred Weber, dire: attenti, una difesa europea ancora non c’è”. Da fuori, però, soprattutto per quanto riguarda il Pd, tra Roma e l’Europa, si è percepito un certo attrito tra due posizioni nette. “In Italia il dibattito è stato polarizzato (peraltro focalizzandosi solo sulle opposizioni quando le divisioni nel governo sono maggiori e con conseguenze più gravi), senza tenere conto di quello che, in Europa, si stava facendo per mediare e per alimentare la discussione su un piano politico costruttivo, tenendo conto delle preoccupazioni e delle osservazioni dei vari gruppi e dei vari paesi. L’importante, ripeto, è che l’Europa, in tema di difesa, vada nella direzione giusta”. Non si sa però che cosa succederà tra i dem a Strasburgo quando la segretaria Elly Schlein espliciterà la sua posizione. “La delegazione del Pd, nel Parlamento europeo, ha dato e sta dando un contributo importante al dibattito e non è vero che si è isolata. Certo, bisognerà capire quale posizione raccomanderà la segretaria per il voto. Una cosa voglio dirla: tirarsi indietro ora rischierebbe di diventare un’occasione persa per incidere e vanificherebbe il contributo importante che abbiamo dato”. Intanto la capogruppo dei socialisti e democratici europei, come si è detto, vorrebbe sequestrare i beni congelati russi per armare gli ucraini. “Il tema è delicato”, dice Tinagli. “E’ vero che sarebbe qualcosa di mai fatto prima, e che introdurrebbe un vulnus nel diritto dalle conseguenze difficilmente prevedibili, ma è anche vero che il primo a inserire un vulnus in un assetto di diritto internazionale è stato Vladimir Putin, e che l’Europa sta entrando in una fase nuova, in cui è più sola nella difesa dei propri confini e dei propri valori, quindi potrebbe diventare necessario esplorare anche soluzioni inedite”.