Secondo notizie ufficiose non confermate, l’Intelligence di Viale Mazzini sta già valutando lo spostamento dello storico evento in un’altra città. È il momento di schierarsi: o con Sanremo o con la Rai
Qui sta venendo giù tutto. Si salvi chi può. L’occidente, così come lo conoscevamo, non esiste più: non solo per la prima volta nella storia gli Stati Uniti non sono più nostri alleati bensì nemici (auguri a tutti), ma persino Sanremo è contro la Rai. Il comune infatti ha dato seguito alla sentenza del Tar che impedisce l’affidamento diretto del Festival della canzone italiana alla Rai, e senza nemmeno aspettare che il Consiglio di stato si pronunciasse sul ricorso fatto dalla tv pubblica ha messo a gara la celebre kermesse per i prossimi tre anni, con eventuale proroga di altri due. Dal nuovo partner televisivo, che sia nuovamente la Rai o un altro, il comune di Sanremo pretende 6,5 milioni di euro (1,5 in più rispetto a quanti già ne prendono), e l’un per cento sullo sfruttamento del marchio. Inoltre, “il partner” sarà responsabile di tutti i costi organizzativi; e dovrà sobbarcarsi anche la trasmissione in tv di due eventi legati al comune di Sanremo: “Sanremoinfiore” (di cui tutti sentivamo la mancanza) più un altro evento a scelta dell’amministrazione (dunque non è solo una giunta, il comune si costituisce anche direttore dei palinsesti e autore tv!). Più la realizzazione di altre due trasmissioni ancora, e in diretta! Ci manca solo che Sanremo esca dall’Oms e minacci di uscire anche dalla Nato, e la trumpizzazione del sindaco Alessandro Mager sarà compiuta.
Secondo notizie ufficiose non confermate, l’Intelligence della Rai sta già valutando lo spostamento del Festival (eventualmente anche da ribattezzare, non più della “canzone” ma della “musica italiana”) in un’altra città, forse a Torino. In un incontro a porte chiuse fra il comune di Sanremo e la Rai, il sindaco avrebbe detto a Carlo “Zelensky” Conti: “Non hai le carte in mano, guarda come ti sei vestito, devi essere riconoscente, stai mancando di rispetto ai sanremesi, stai giocando con la Terza guerra mondiale – che, se si fa, va combattuta qui a Sanremo per almeno tre anni”. Di fatto il comune vuole un cessate il fuoco senza dare garanzie di pace – ma prendendosi in cambio altri soldi, che non sono terre rare ma neanche così comuni. Di fronte a un simile conflitto, del tutto inimmaginabile fino a poco tempo fa, bisogna schierarsi: o con Sanremo o con la Rai. L’Europa – cioè l’Ebu, l’organizzazione internazionale che sta dietro all’Eurovision – non ha dubbi: dalla parte della Rai. Ovunque la tv italiana deciderà in futuro di fare il suo festival canoro, da lì uscirà il rappresentante italiano per l’Eurovision Song Contest. Ma Giorgia Meloni da che parte si schiererà? Riuscirà a prendere una posizione almeno stavolta? Possiamo interpretare le sue recenti dichiarazioni in favore dell’ultimo Sanremo (“finalmente un Festival senza i soloni che devono fare i monologhi”) come un chiaro sostegno e appoggio a Carlo Conti? E il Pd di Elly Schlein, e il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte, da che parte stanno? Con il comune di Sanremo o con la Rai? Conte dice di volere la pace, e che per questo la Rai dovrebbe dare all’amministrazione tutto quello che vuole – cioè mezzo palinsesto e un sacco di soldi. Ma chi ci dice che, a quel punto, si fermerà alla Rai e non voglia invadere anche Mediaset, La7, Nove, Sky? Rischiamo un regime sanremese, un festival h24 sette giorni su sette trecentosessantacinque giorni l’anno.