E tutti danzarono

La recensione del libro di Alessandro Bertante edito da La nave di Teseo, 160 pp., 17 euro

E’ un Alessandro Bertante in stato di grazia quello che si trova leggendo le pagine di “E tutti danzarono“, il romanzo, pubblicato da La nave di Teseo, ambientato in una Milano distopica, neanche troppo lontana dalla realtà.

Estate, quaranta gradi, si soffoca dal caldo. I muri della città sono tappezzati con enormi manifesti in cui troneggia al centro l’immagine di un sindaco, giovanile e giovanilista, “in jeans chiari e camicia bianca aperta sul petto”, intento a pubblicizzare un enorme rave imminente, che si terrà in contemporanea in tutti i parchi cittadini, con ingresso gratuito e della durata di tre giorni. Le strade sono invase da migliaia di giovani, “mezzi nudi, tatuati e con i capelli rasati e sgargianti”. Sono accorsi da tutta Italia, e anche dall’estero, per partecipare a questo enorme rito collettivo che si annuncia senza precedenti. In mezzo a loro, in preda all’angoscia e strafatto di ansiolitici, con le pupille dilatate dal terrore e la tachicardia a mille, c’è anche Ivan Boscolo, un professore cinquantenne dall’esistenza in pezzi, separato e ipocondriaco. Intorno a lui una folla in trance, come in preda di una euforia bislacca e insensata, balla senza sosta. Ogni tanto qualcuno stramazza al suolo, poi come nulla fosse si rialza e ricomincia a ballare, “alzando larghe le braccia verso il cielo”, come posseduto da un qualcosa di psicotico e sovrannaturale. Da cosa è causato tutto questo? Un’ epidemia? Una muffa psicotropa? Un terribile replay del famoso caso di isteria di massa del XVI secolo passato alla storia come la Piaga del Ballo di Strasburgo? Poco importa. Quello che invece interessa è il motivo per cui Ivan Boscolo, terrorizzato e sconvolto, si trova in questo “carnaio animale simile all’inferno”. Presto detto si capisce che è alla ricerca della figlia diciassettenne, Micol, di cui si sono perse le tracce, ingoiata in questo gorgo, “figlio di maledizioni antiche che ritornano dopo millenni, risvegliate dal calore industriale come virus intrappolati nel ghiaccio artico”. Seguiremo così questa caccia, matta e disperata, che porterà il nostro eroe a setacciare l’intera città, mentre l’apocalisse esplode e i disordini e i tumulti imperversano.

Dal plot e dalla prosa impeccabile, E tutti danzarono è un romanzo che giocando con la “psicogeografia” urbana somiglia anche un po’ a un saggio sociologico che risulta capace, sanguinando, di raccontare in maniera cruda e particolarmente efficace i fallimenti di una città e di un’intera generazione.

Alessandro Bertante

E tutti danzarono


La nave di Teseo, 160 pp., 17 euro

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