Dieci europarlamentari votano contro la linea della segretaria. Quartapelle, Madia, Fassino, Cuperlo e Zampa chiedono che si apra un confronto. “Apprezzo chi vota con la propria testa. Ogni cosa che indebolisce l’Europa è sbagliata”, dice il politologo dell’Università di Bologna
Il riarmo europeo spacca il Pd (quasi) a metà e sembra mettere in discussione la leadership della segretaria Elly Schlein. Oggi 12 marzo il Parlamento europeo è stato chiamato a votare una risoluzione sulla difesa che, tra le altre cose, “ha accolto con favore” il piano ReArm Europe presentato la scorsa settimana dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. La risoluzione è passata con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti. Nei fatti si è trattato di un voto puramente formale, ma tanto è bastato al Partito democratico per scindersi al momento del voto: dei ventuno eletti, undici si sono astenuti seguendo le indicazioni della segreteria, mentre gli altri dieci hanno sabotato l’ordine, votando a favore. Una frattura che nelle ultime ore ha moltiplicato le richieste di un confronto interno tra militanti e leadership.
“Schlein è ambigua e pasticciona, lo dico da sempre”. Commenta così l’esito del voto di oggi il politologo Gianfranco Pasquino, professore emerito dell’Università di Bologna, a margine di un seminario che ha tenuto nel pomeriggio alla Sapienza di Roma per presentare il suo nuovo libro, “In nome del popolo sovrano. Potere e ambiguità delle riforme in democrazia”, il terzo da quando disse, anni fa, che non avrebbe scritto più. La notizia dell’esito del voto a Strasburgo arriva a seminario in corso. “Bhe, com’è andata? Il piano si farà?”, ci chiede. Sembra di sì, ma il Pd si è spaccato: “Bhe, io apprezzo i parlamentari che votano con la loro testa“.
Crede che ora il partito metterà in discussione la leadership di Schlein? “Io penso che l’Europa sia una cosa seria. Richiede impegno, ma se si è europeisti, bisogna esserlo fino in fondo, anche quando non si è d’accordo”. Oggi parte del Pd ha votato insieme ad Alternative Fur Deutschland. “Ogni cosa che indebolisce l’Europa è sbagliata”. E allora perché secondo lei Schlein non chiarisce? È chiara nel-non-chiarire? “Schlein non chiarisce? Guardi a me sembra stata estremamente chiara su quale sia la sua posizione. Alla fine è ovvio che avrebbe votato contro”. Se avesse potuto, chiaramente. Il professore annuisce.
Nel corso del voto di oggi ad astenersi sono stati Benifei, Corrado, Laureti, Nardella, Ricci, Ruotolo, Strada, Tarquinio, Zan, Zingaretti e, dopo un cambio voto, anche Lucia Annunziata. Quest’ultima dai tabulati è risultata aver votato “si” alla risoluzione. Un “sì” però che è durato pochissimo: dopo qualche minuto infatti ha corretto comunicando l’astensione. Chi invece ha deciso di allinearsi al gruppo dei socialisti dell’SPD, sono stati gli eurodeputati Bonaccini, Decaro, Gori, Gualmini, Lupo, Maran, Moretti, Picierno, Tinagli e Topo.
“Alla fine una spaccatura di questo tipo sembra rappresentare molto bene anche l’elettorato”, commenta Pasquino. Un elettorato confuso? Per usare un’espressione di Romano Prodi, tutta questa situazione è vero che è “un gran casino”?. “Diciamo di sì. Un elettorato spaccato sulla questione armi”. Quindi è difficile costruire anche un ipotetico governo di campo largo, a queste condizioni. “Non si farà mai se queste sono le posizioni dei partiti, no. Ma la politica non credo sia ancora morta, non credo sia ancora finita. Si tratta solo di ristrutturarla“.
A chiedere a gran voce una “ristrutturazione” – per restare nella metafora – è proprio una grossa parte dello stesso Pd. Dopo quanto accaduto a Strasburgo ora c’è chi chiede un confronto con la segretaria. “Serve una discussione urgente, un partito non può astenersi, deve dire con chi sta”, ha detto Lia Quartapelle. “Congresso o non congresso dobbiamo mostrarci all’altezza del momento di grande cambiamento che stiamo vivendo. Serve un confronto equilibrato. Il voto di oggi dimostra che non ci si può arrivare senza una discussione vera”.
A Quartapelle si sono accodate le richieste di Marianna Madia, dei deputati Piero Fassino e Gianni Cuperlo e della senatrice Sandra Zampa. “È necessario un confronto fondato sulla consapevolezza che il posizionamento internazionale di un partito ne definisce identità, profilo e credibilità”, ha spiegato Fassino. “Non penso a congressi tematici – ha aggiunto Zampa – ma a una grande iniziativa che faccia comprendere lo scenario nel quale saremo chiamati a fare scelte”. Cuperlo ha invece spiegato: “È giusto che ci sia una discussione seria, quando il mondo cambia il compito di un grande partito della sinistra è trovare luoghi e sedi per capire come collocarsi in questa stagione. È una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie”.
Schlein intanto tira dritto, rivendicando la linea data alla vigilia del voto: “All’Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli stati. È e resta questa la posizione del Pd. Quel piano va cambiato. All’Unione europea serve una svolta di integrazione politica e di investimenti comuni, serve aumentare capacità industriale e coordinamento, con l’orizzonte federalista di un esercito comune al servizio di una politica estera comune e di un progetto di pace. Obiettivi per cui continueremo a impegnarci ogni giorno”. Chiarezza cercasi.