A Nord di Thule

La recensione del libro di Knud Rasmussen edito da Iperborea, 256 pp., 18 euro

A Nord di Thule” di Knud Rasmussen – un esploratore danese-groenlandese è protagonista di sette spedizioni scientifiche negli sconfinati territori dell’Artico, dal 1912 fino 1933 e fonda insieme a Peter Freuchen una stazione commerciale – è ormai un classico dell’esplorazione artica. Vissuta in quel giro d’anni in cui tutto sembra coraggioso, anche solo pensare questo tutto. L’autore lo sa e ce lo sbatte in faccia da subito: “Perché tutti i viaggi del mondo esistono solo per chi il viaggio lo compie, agli altri rimane solo la povertà che possono dare le parole”.

Il grande esploratore novecentesco sembra così invitare ad accontentarci del diario della sua avventura che è un documento etnografico diventato negli anni prezioso anche se talvolta – lo precisa una nota linguistica ma s’intuisce nella curatela – la correttezza politica ha consigliato dei piccoli emendamenti o edulcoranti del testo che riflette l’epoca storica in cui è stato scritto. Nelle pagine di Rasmussen emergono la cultura e la spiritualità inuit sullo sfondo dell’impervia resistenza alla natura di ghiaccio – salvo il conforto di un igloo – dei loro luoghi.

Non va altresì dimenticato che al grande esploratore non sfugge nella lotta per la sopravvivenza il valore non meramente etnografico o scientifico, ma anche etico e civile. Cero, l’aspetto “colonialista” è sempre dietro l’angolo: la missione nasce con lo scopo di valutare l’eventuale diritto di ius primae noctis dell’americano Peary. Ha davvero raggiunto il canale a cui ha dato nome? Possono gli Stati Uniti accampare tramite lui così diritti di possesso? La Groenlandia ha fatto sempre gola, a quanto pare. Nella prefazione, il traduttore Bruno Berni fa subito spoiler senza però togliere fascinazione alla lettura: “L’assenza di informazioni costrinse Rasmussen a modificare i suoi piani quando scoprì l’inesistenza del Canale di Peary”.

Per chi non rinuncia alla moda della profilazione: questo libro è per chi ama l’avventura e pensa che l’avvicinamento al Polo Nord in versione molto analogica è sempre un viaggio molto affascinante da leggere e da non tenere solo come una prova storica un po’ ferma e immobile. Urge un disclaimer quasi cinematografico per i deboli di cuore e gli animalisti rispetto alla profusione di sangue: in questo libro muoiono i cani da slitta dilaniati tra loro secondo la legge del più forte e del meno stanco e muoiono i buoi muschiati per offrirsi come cibo ai bisognosi esploratori.

Knud Rasmussen

A Nord di Thule


Iperborea, 256 pp., 18 euro

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