Non solo sciabolate: il figlio “segreto” di Wanna Marchi, antiquario chic a Milano

Maurizio Nobile è il fratello maggiore di Stefania Nobile, estraneo a tutto, con sede anche a Parigi, esperto in ritratti antichi

Per fortuna c’è una Milano diurna che non ha niente a che vedere con la Milano maranza della notte e delle gintonerie. A volte le due città però si sovrappongono: pochi sanno infatti che uno dei più raffinati antiquari della città è il fratello di Stefania Nobile e dunque figlio primogenito della Wanna (nata Vanna) Marchi. Si chiama Maurizio Nobile, ha 64 anni ed è il titolare di una scicchissima galleria che porta il suo nome, “Maurizio Nobile Fine Art” con sede nello storico palazzo Bagatti Valsecchi in via Montenapoleone, quello noto per lo stile neorinascimentale e il ristorante Il Salumaio. Ma poi ci sono pure le sedi di Bologna e di Parigi. “Tutta l’arte è senza tempo. Tutta l’arte è contemporanea”, si legge sul sito Internet.

“Ogni opera è una storia da raccontare; un dialogo che attraversa il tempo. Una traccia del tempo da conservare e ascoltare oltre che guardare”. La galleria è specializzata in ritratti, del cinque e seicento, perché “Il ritratto pone un duplice sfida che consiste in un duplice sforzo identificativo: un rebus che spesso si arriva a risolvere, o che, al peggio, resta irrisolto”. E naturalmente Maurizio Nobile ha mantenuto sempre una sua identità professionale distinta, che giustamente non vuole essere mischiata con quella della famiglia. “Guardi, la mia figura non fa notizia, e non voglio assolutamente mischiare il mio lavoro che tanto amo con altre vicende che non mi riguardano” dice al Foglio. E’ in partenza per la European Fine Art Fair, o Tefaf, la Art Basel dell’arte antica che come ogni anno si svolge a Maastricht in Olanda.

Insomma niente a che vedere con le bottiglione di champagne “sciabolate” con le carte di credito da Davide Lacerenza e dalla ex compagna Stefania Nobile arrestati nei giorni scorsi per spaccio e sfruttamento della prostituzione. E proprio al telefono col figlio Maurizio Wanna Marchi si sarebbe sfogata, riferendosi al Lacerenza: “Ha tirato fuori la droga e l’ha fatta davanti a me, ho avuto una crisi, mi sono messa a piangere. Gli ho detto: ti dovresti vergognare, meriti solo la morte”. Figlio che ribadiamo non c’entra niente con l’indagine, ha anzi un profilo completamente diverso dal resto della famiglia, e chissà come si dev’essere sentito negli anni, con tutte le note vicende. Ma col resto della famiglia ha tenuto i contatti, come dimostrano appunto le intercettazioni. Maurizio è figlio anche lui di Raimondo Nobile detto Dino, il rappresentante di commercio nell’impresa di tessuti del padre.

E’ lui il borghese, di una buona famiglia di origine siciliana, che notò quella ragazza alla balera “Il Drago Verde”, “piccola ma prosperosa, vita snella, capelli lunghi e biondi. E’ lei, “l’orfana di Castel Guelfo”, paese a metà tra Bologna e Imola. Si sposano al santuario di San Luca il 4 marzo del 1961. Nozze tra “Albero degli Zoccoli” e “Asso” di Celentano: la suocera alla vigilia dice al figlio: “ma come fai a sposarti una così brutta”, davanti a lei. Nasce Maurizio a maggio, si trasferiscono a Milano, il Dino va a lavorare all’Oro Pilla, poi mettono su un club, poi tornano in Emilia dove il Dino si mette a lavorare nel settore delle fotografia. Intorno alla metà degli anni Settanta comincia la storia vera: Vanna diventa Wanna, apre una profumeria a Ozzano Emilia, e poi lui va a proporla per la tv a un’emittente, Telestudio Torino, intuendo per primo il potenziale televisivo della Wanna, dice al Foglio Stefano Zurlo, che ha raccontato la sua epopea in un libro e nel documentario Netflix.

Wanna diventa l’eroina di “d’accordo”, ma anche di un’Italia che risorge, con la voglia di benessere, pellicce, e il fitness per smaltire che non si chiamava così. A pochi chilometri nasceva la Technogym, ma lei si inventa il più pratico Scioglipancia, e poi arriveranno il maestro Do Nascimento, i sali magici, le truffe. Ma a noi più che l’aspetto giudiziario interessa la saga romanzesca e umana dell’orfana di Castel Guelfo. Che divorzia da Nobile, che nel frattempo la riempiva di corna. Lui è mancato qualche anno fa, ma questa storia meriterebbe più di un documentario, è il “Novecento” trash e impolitico dei nostri anni 80. Rimangono ricordi tv sgranati, e, vivaddio, pure l’antiquariato.

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).

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