Il Pd a Bruxelles cerca di salvare Schlein che si isola dal Pse

La segretaria partecipa al pre vertice dei leader socialisti. Intanto Annunziata, Zingaretti e il resto della delegazione dem lavorano sottotraccia per negoziare alcune modifiche alla bozza del Pse sulla difesa europea

Mentre Schlein è torturata dal dubbio se salvare l’Europa o il campo largo, il suo Pd torna in partita sul riarmo a Bruxelles. La delegazione dem infatti lavora sottotraccia da giorni per negoziare alcune modifiche alla bozza della posizione socialista sulla difesa europea. Uno sforzo per tenere il Pd attaccato al gruppo socialista, ma anche un modo per costruire uno scivolo per la segretaria dem affinché rientri sulle posizioni della sua famiglia europea. Scivolo che, però, al momento Schlein non dà segnali di voler prendere, insidiata dai gazebo di Conte e dal pacifismo pentastellato. Il pre vertice dei leader socialisti ieri a Bruxelles per Schlein non è stato dei migliori. La segretaria finisce infatti in fondo all’agenda. Dopo il presidente Lofven parlano i leader governisti Sanchez, Scholz e il presidente Costa, la posizione è chiara: avanti tutta sul piano per il riarmo di von der Leyen e, anzi, tra loro c’è chi pensa anche di mettere anche a disposizione le truppe per un’eventuale missione di pace della coalizione dei volenterosi.



Schlein parla tra gli ultimi e chiede modifiche sostanziali al piano di von der Leyen insistendo sulla questione della garanzia che i fondi per la Difesa vengano spesi per una difesa comune e non per 27 eserciti separati. Un obiettivo nobile sulla carta, ma in realtà un modo per calciare la palla sugli spalti, visto che per un esercito comune serve cambiare i trattati, cosa che richiede anni, ma Trump alla Casa Bianca è già arrivato e le armi all’Ucraina servono oggi, anzi ieri. All’uscita dal vertice, poi, la segretaria dem, a favore di telecamere, copia-incolla le accuse del M5S sull’uso dei fondi della politica di coesione per la difesa. Accuse che sono una foglia di fico: ogni governo è infatti libero di usare o meno i fondi della coesione per l’industria della difesa, e nessun governo finora lo ha fatto. E’ una libera scelta che spetta ai governi, e su cui il governo italiano ha già fatto sapere che non intende farlo.



Se Schlein è a corto di idee, la delegazione dem a Bruxelles le prepara la scialuppa per tornare a bordo del gruppo socialista, inserendo una serie di paragrafi strategici per addolcire la pillola, o anzi “dare una mano di rosso”. Una settimana di lavoro e i pontieri Annunziata e Zingaretti portano a casa modifiche sufficienti per salvare la faccia al Pd. Tra i paragrafi strappati dai dem, un’assicurazione che “tutti i fondi in ambito di difesa siano utilizzati come stimolo per un’azione comune europea”, che non è un esercito comune ma tutto quello che si può ottenere oggi, e che maggiori investimenti in difesa “non corrispondano in alcun modo a tagli sulla spesa sociale”. Paragrafi non scontati su un testo che, comunque, mette in chiaro che i socialisti “sostengono con forza l’aumento della spesa militare europea”. Uno sforzo che, stando alle fonti, soddisfa il corpo principale della delegazione Pd a Bruxelles, tra cui i big Gori, Bonaccini, Decaro e Nardella, che spera in una svolta della segretaria. Svolta però lascerebbe però alla deriva gli schleiniani doc.

Ma una decisione va presa in fretta, perché il voto sul riarmo, uscito dall’agenda a causa della decisione di von der Leyen di invocare l’articolo 122 dei trattati, è già rientrato dalla finestra con il voto sul testo di supporto al Libro Bianco per la Difesa Ue è previsto per mercoledì prossimo. La discussione, nel frattempo, monta anche a Roma. Dopo il guanto di sfida di ieri, l’ex commissario Gentiloni oggi ironizza: “siamo un partito plurale ed è normale che ci sia discussione e punti di vista diversi”. Il tempo, nel frattempo, stringe, e il resto d’Europa va avanti da solo. Il Pd ha ora sei giorni per capire se, al voto di Strasburgo, vuole riproporre il “ciascuno per sé e Dio per tutti”, rispolverando magari il gioco del ‘salto della scheda’, o dare fiducia ai suoi pontieri e votare la posizione socialista corretta dagli inserti dem, un testo che soddisfa le richieste della delegazione ma che, a conti fatti, è pur sempre un testo per il riarmo, ovvero una frattura col pacifismo di principio. Una scelta di responsabilità su cui l’EuroPd sembra già aver deciso, ma Schlein no.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.